(ASI) Le relazioni tra Cina ed ASEAN sono cresciute all'interno del «più vincente e dinamico modello di cooperazione della regione Asia-Pacifico e nel quadro di uno sforzo esemplare nella costruzione di una comunità dal futuro condiviso». A dirlo, in videoconferenza, è stato il presidente Xi Jinping, stamani, in occasione della cerimonia di apertura della 17a edizione dell'Expo Cina-ASEAN (CAEXPO) e del Vertice Cina-ASEAN per gli Affari e gli Investimenti (CABIS), in programma a Nanning, capoluogo della Regione Autonoma Zhuang del Guangxi, nel Sud della Cina.
Riferendosi alla pandemia, Xi ha sottolineato che «mai prima d'ora i destini delle persone nelle varie nazioni erano stati così strettamente legati». Secondo quanto affermato dal presidente cinese, Pechino continua a considerare il Sud-est asiatico come «una priorità nella sua diplomazia di vicinato ed una regione strategica per la cooperazione di alto livello nel quadro dell'iniziativa Belt and Road», aggiungendo che la Cina «lavorerà con l'ASEAN per promuovere la collaborazione a tutto campo e mantenere la fase propizia per lo sviluppo e la prosperità nella regione».
Fondata nel 1967 a Bangkok dai leader di Indonesia, Malesia, Thailandia, Filippine e Singapore, allargatasi al Brunei nel 1984 e a Vietnam, Myanmar, Laos e Cambogia tra il 1995 e il 1999, la comunità politico-economica del Sud-est asiatico rappresenta da quasi trent'anni un motore di integrazione regionale ed un centro di attrazione per gli investimenti di molte aziende di tutto il mondo che, grazie all'accordo di libero scambio interno (AFTA) concluso nel 1992, possono accedere ad un mercato di circa 670 milioni di consumatori. Le diverse caratteristiche specifiche dei singoli Paesi fanno inoltre dell'ASEAN un contenitore estremamente versatile, dove le economie più avanzate (Singapore e Brunei) e quelle più forti (Indonesia, Malesia, Thailandia e Filippine) trovano una quasi naturale complementarietà con economie ad alta intensità di manodopera in rapida crescita (Vietnam, Cambogia, Laos e Myanmar).
La vicinanza geografica e, in alcuni casi, politica ed etno-culturale, ha indubbiamente spinto Pechino a rapportarsi con questa regione secondo i criteri del buon vicinato, malgrado alcuni dissidi del passato, non soltanto remoto, e talune dispute territoriali, in parte ancora esistenti come nel caso dell'Arcipelago delle Isole Nansha (Spratly) o in quello delle Isole Xisha (Paracel). Nel 2000 fu proprio la Cina, guidata dall'allora presidente Jiang Zemin, a proporre all'ASEAN un accordo di libero scambio. Il dialogo raggiunse un primo importante risultato nel novembre 2002, quando le parti firmarono un Accordo Quadro sulla Cooperazione Economica Globale suddiviso in tre ambiti diversi, da implementare gradualmente: commercio di beni, commercio di servizi e investimenti. Due anni dopo fu la volta dell'Accordo di Libero Scambio sul Commercio di Beni, entrato in vigore nel luglio del 2005. A gennaio del 2007 fu invece siglato l'Accordo di Libero Scambio sul Commercio di Servizi, divenuto effettivo nel luglio dello stesso anno. Ad agosto del 2009, infine, la Cina e l'ASEAN conclusero l'Accordo sugli Investimenti, che a partire dal primo gennaio del 2010 ha definitivamente strutturato la cooperazione economica tra Pechino e il Sud-est asiatico.
Da allora, il commercio tra le parti è aumentato in modo significativo facendo già nel 2015 della Cina il primo partner commerciale estero dell'ASEAN, con una quota del 15,2% sul totale aggregato, contro il 10,5% del Giappone, il 10% dell'UE (a 28) e il 9,4% degli Stati Uniti. Nel primo trimestre del 2020, poi, anche per effetto del primo lockdown, l'ASEAN è diventata il primo partner commerciale della Cina, scavalcando l'Unione Europea, sulla spinta dei prodotti elettronici ed in particolare dei circuiti integrati con un export di settore verso la Cina pari a 14,9 miliardi di dollari (+25% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente) ed un import di settore dalla Cina pari a 6 miliardi di dollari. Tuttavia, la tendenza era già consolidata da tempo al punto che nel 2019 il commercio totale dei dieci Paesi membri con la Cina aveva raggiunto quota 644 miliardi di dollari, consentendo all'ASEAN di superare gli Stati Uniti al secondo posto tra i partner commerciali di Pechino.
Le firme apposte lo scorso 15 novembre sull'accordo di adesione al Partenariato Economico Regionale Globale (RCEP) hanno chiuso otto anni di trattative nella regione Asia-Pacifico. Nei prossimi mesi è attesa la ratifica del nuovo insieme di regole comuni chiamate a disciplinare e potenziare il commercio di beni e servizi tra Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e proprio le dieci nazioni dell'ASEAN, per un'area totale che già oggi racchiude complessivamente circa il 30% del PIL globale e circa il 30% della popolazione mondiale, in attesa di capire se l'India rientrerà in gioco oppure si ritirerà definitivamente dal trattato dopo la defezione dell'anno scorso.
La conclusione del lungo percorso negoziale cominciato nel 2012, senz'altro indirettamente aiutato dal parziale disimpegno statunitense nella regione, con il ritiro di Washington dal Partenariato Trans-Pacifico (TPP) deciso da Trump nel 2017, apre ora una fase di attuazione che condurrà i protagonisti verso l'entrata in vigore ufficiale, che dovrebbe presumibilmente avvenire entro il 2021. Sarà infatti sufficiente la ratifica da parte di nove dei quindici Paesi coinvolti (sei Paesi ASEAN e tre non-ASEAN) perché la RCEP diventi effettiva.
Se la pandemia non ha certo innescato né favorito tendenze globali già evidenti da anni, indubbiamente la capacità di risposta sarà ovunque determinante per ricominciare dopo un anno estremamente critico. I sistemi di controllo e monitoraggio sanitario dei vari Paesi della regione, sebbene anche molto diversi politicamente tra loro, hanno fin qui dimostrato un'efficacia superiore rispetto agli strumenti messi in campo in Europa e negli Stati Uniti. Questo, giocoforza, faciliterà la ripartenza nel quadrante Asia-Pacifico.
Durante il suo intervento odierno, Xi Jinping ha già ribadito ai partner del Sud-est asiatico l'importanza di una maggiore cooperazione per la ripresa economica, indicando la necessità di costruire il Nuovo Corridoio Internazionale per il Commercio Terra-Mare, rafforzare la collaborazione nell'ambito della connessione infrastrutturale, accelerare lo sviluppo dei corridoi economici e dei progetti strategici esistenti, sviluppare il Patto per il Trasporto Intermodale Cina-ASEAN, puntare sull'economia digitale ed implementare le infrastrutture ICT di nuova generazione.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia