(ASI) Superata la fase più delicata della gestione post-emergenziale sanitaria, la Cina si è rimessa in moto. Primo Paese al mondo ad aver dovuto fare i conti con il temibile SARS-CoV-2, il gigante asiatico è ad oggi, malgrado le polemiche dall'estero, il modello cui guardare per capire come affrontare anche negli altri Paesi la situazione. In attesa di un vaccino, se mai arriverà e risulterà davvero risolutivo, la pandemia rappresenta ancora un ostacolo da affrontare e mettersi definitivamente alle spalle. Adeguare i comportamenti e le buone pratiche è dunque fondamentale per impedire che il contagio sfugga dal controllo delle autorità sanitarie per tornare a dilagare, mettendo in crisi il sistema sanitario.
Un attento dispositivo integrato di monitoraggio e sorveglianza, nemmeno troppo invadente ma sostanzialmente incompatibile con le leggi italiane, è fin'ora riuscito a garantire alla Cina una relativa tranquillità, consentendo al governo di spengere sul nascere anche il nuovo preoccupante focolaio emerso lo scorso giugno nel centro all'ingrosso di prodotti agroalimentari di Xinfadi, nel distretto pechinese di Fengtai. Tra marzo e maggio, il graduale ritorno alla normalità nelle attività produttive ha consentito alla Cina di ripartire senza eccessivi scossoni. Nel secondo trimestre, il PIL del Paese asiatico è così tornato a crescere ad un ritmo del 3,2% e le previsioni per il terzo trimestre, che si concluderà a breve, sono persino migliori.
Se, come le pubblicazioni scientifiche del giugno scorso hanno evidenziato, il virus era già in circolazione in diverse parti del mondo almeno nove mesi prima che cominciasse a diffondersi a Wuhan, i tempi previsti per l'intera parabola di questa pandemia potrebbero - il condizionale è più che mai d'obbligo - accorciarsi visibilmente. Saranno i prossimi tre mesi, quando la stagione influenzale entrerà nel pieno del suo corso, a dirci se questo virus starà ancora circolando in modo significativo nel mondo, se sarà aggressivo com'era agli esordi e se continuerà a rappresentare un pericolo per le categorie a rischio, principalmente anziani e malati.
Durante la tre-giorni, conclusa oggi, trascorsa in visita ufficiale nella provincia dello Hunan, Xi Jinping è tornato a sottolineare l'importanza del nuovo paradigma di sviluppo adottato dalla Cina sotto la sua presidenza, a partire dal 2013, sintetizzato cinque anni fa nel piano Made in China 2025, finalizzato a promuovere e sostenere la trasformazione digitale e sostenibile della produzione. Ritenuto dal governo «un hub di industria manifatturiera avanzata di importanza nazionale e di innovazione tecnologica dall'elevata competitività», lo Hunan è, insieme al Jiangxi e all'Anhui, una delle province emergenti dell'entroterra che cercano di emulare i primati e le eccellenze dei già affermati territori costieri confinanti, in particolare del Guangdong, dove spicca un hub tecnologico e finanziario di livello mondiale come Shenzhen.
In particolare, a Changsha, capoluogo dello Hunan, Xi Jinping ha visitato gli stabilimenti di Sunward Equipment, un gruppo multinazionale fondato nel 1999 sotto la guida del Prof. He Qinghua, leader mondiale nel settore della meccanica avanzata e della ricerca di settore. Durante l'incontro con il management e le maestranze, il presidente cinese ha ribadito che «le tecnologie strategiche fondamentali devono essere saldamente nelle nostre mani», sottolineando l'importanza dell'innovazione industriale per le sorti del Paese.
Le indicazioni e gli spunti forniti dalla leadership in questi ultimi mesi dell'anno rivestono una particolare importanza anche per cercare di capire gli orientamenti che il Politburo e il Comitato Centrale assumeranno in attesa della pubblicazione, prevista per il prossimo marzo, del 14° Piano Quinquennale, chiamato a dettare le principali linee-guida dello sviluppo socio-economico per il periodo 2021-2025. Appare scontata la riconferma dell'indirizzo ecologista di Xi Jinping, ormai intenzionato a traghettare il Paese verso nuovi livelli di sostenibilità, ben oltre il traguardo del primo obiettivo centenario, cioè l'anno prossimo, quando il Partito Comunista Cinese festeggerà il suo primo secolo di storia con il compimento della costruzione di una «società moderatamente prospera», un'idea sociale legata al principio confuciano dello Xiǎokāng.
Durante la visita al villaggio di Shazhou, uno delle decine di migliaia di centri rurali sparsi ancora per tutto il Paese dov'è maggiore il contatto con le tradizioni più profonde, Xi si è soffermato ad osservare uno spazio espositivo celebrativo dei durissimi anni della Rivoluzione che, tra il 1921 e il 1949, portarono il Partito Comunista Cinese a diventare la forza politica di riferimento per le sconfinate masse contadine del Paese. Altro pilastro che avrà certamente uno spazio di rilievo tra i riferimenti contenuti nel prossimo Piano Quinquennale sarà infatti il legame con gli Antenati, intendendo tutti coloro che hanno contribuito, in guerra e in pace, a difendere e sviluppare la nazione.
Tra questi si inseriscono a pieno titolo non solo esponenti comunisti ma anche i patrioti anticolonialisti del XIX secolo, lo stesso Sun Yat-sen, leader della rivoluzione Xinhai del 1911, ed altre figure di epoche persino più antiche. Secondo la dirigenza cinese è soltanto grazie al loro sacrificio se oggi il Paese può incamminarsi verso quello che Xi ha definito nei termini di un «rinnovamento nazionale», che punta a trasformare nei prossimi trent'anni la Cina in una grande potenza «prospera, forte, democratica, culturalmente avanzata, armoniosa e meravigliosa».
Anche i programmi di welfare indirizzati ai villaggi e alle contee rimaste più indietro rappresentano uno dei punti fermi della politica di governo, rafforzati ed estesi da Xi Jinping. Rispetto al passato, tuttavia, questi interventi di contrasto alla povertà passano anche attraverso la modernizzazione delle aree rurali e la digitalizzazione delle aziende agricole a conduzione locale. Si tratta di un processo che sta mettendo sperimentalmente a disposizione di numerose aree rurali gli strumenti di nuova generazione quali 5G, intelligenza artificiale e Internet of Things per ottimizzare la resa dei raccolti e degli allevamenti minimizzando gli impatti del cambiamento climatico.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia