(ASI) Quello di Xi Jinping alla 73a Assemblea Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità era probabilmente l'intervento più atteso tra i tanti in programma. In videoconferenza con i capi di Stato o di governo degli altri 193 Paesi membri dell'OMS, il presidente cinese ha sottolineato per l'ennesima volta l'elevato livello di trasparenza che, secondo la sua ricostruzione, la Cina ha evidenziato nell'ormai semestrale emergenza Covid-19. Bisogna infatti tornare al mese di Dicembre, per riavvolgere completamente il nastro di una pandemia che, nel giro di pochi mesi, ha messo a rischio l'intero pianeta, costringendo molti governi del pianeta ad applicare misure rigide, quando non drastiche, per arginare il contagio.
L'ultimo mese dello scorso anno, infatti, ha visto comparire i primi pazienti affetti da Covid-19, la malattia provocata dal nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). Erano appena 41 quelli ospedalizzati al 2 gennaio scorso, e 27 di loro (pari al 66%) avevano avuto una diretta esposizione al mercato ittico del distretto wuhanese di Jianghan. Nei dieci giorni successivi, tuttavia, la malattia - complice una ben più affollata schiera di inconsapevoli pazienti asintomatici e paucisintomatici ancora non diagnosticabili - ha di fatto esteso il suo raggio d'azione in tutta la città di Wuhan e nella provincia dello Hubei. Soltanto tra il 7 ed il 12 gennaio, dopo studi e ricerche in laboratorio, gli scienziati cinesi sono riusciti prima ad isolare il virus e poi a tracciarne la sequenza genomica.
In riferimento al periodo immediatamente precedente quella primissima fase emergenziale, ovvero il momento di insorgenza del virus, l'UE ha chiesto oggi ufficialmente un'indagine indipendente per poter fare più luce possibile e capire da vicino come affrontare questa ed eventuali future pandemie. Tuttavia, stando alle prime anticipazioni, la bozza di risoluzione presentata dai 27 Stati dell'Unione, e fin qui appoggiata da altri 89 Paesi, sembrerebbe non avere niente a che fare con le accuse mosse due settimane fa da Donald Trump e Mike Pompeo, che avevano puntato il dito contro Pechino restituendo vigore alle teorie complottiste sull'origine artificiale del SARS-CoV-2.
Il testo "grezzo" presentato da Bruxelles, anticipato dal Washington Post, non menziona infatti né Wuhan né la Cina, ma chiede all'OMS di lavorare con altre agenzie dell'ONU per «identificare la fonte zoonotica del virus ed il suo percorso di adattamento all'uomo, incluso il possibile ruolo di ospiti intermedi». Si tratterebbe insomma, più banalmente, di una richiesta informale per definire con maggior accuratezza e precisione quanto già stabilito fin'ora dalla comunità scientifica internazionale, ovvero l'origine animale del nuovo coronavirus ed il suo adattamento all'uomo attraverso un classico salto di specie (spillover).
Non si oppone a questa ipotesi di lavoro il direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, che chiede tuttavia tempo per poter prima arginare la pandemia, e nemmeno lo stesso Xi, che chiede comunque imparzialità e rispetto dei principi scientifici affinché le ragioni della politica non prevalgano sulla medicina. «Fin dall'inizio abbiamo agito in modo aperto, trasparente e responsabile», ha precisato Xi Jinping stamani in collegamento con Ginevra, che ha puntualizzato: «Abbiamo fornito informazioni all'OMS e ai Paesi interessati in modo tempestivo, abbiamo pubblicato la sequenza genomica [del virus, ndt] prima possibile, abbiamo condiviso la nostra esperienza di controllo e trattamento con il mondo senza esitazioni, abbiamo fatto qualsiasi cosa in nostro potere per sostenere ed assistere i Paesi bisognosi».
Xi Jinping ha annunciato che la Cina devolverà 2 miliardi di dollari all'ONU nei prossimi due anni per sostenere la risposta sanitaria contro il Covid-19 e lo sviluppo socio-economico nei Paesi colpiti, specie quelli meno avanzati. Pechino lavorerà inoltre con l'ONU per «stabilire un centro operativo in Cina per la risposta umanitaria globale», garantendo l'operatività delle catene di fornitura anti-epidemiche e l'apertura di "corridoi verdi" per il trasporto rapido e lo sdoganamento delle merci.
Il Paese asiatico vuole anche stabilire un meccanismo di cooperazione con 30 ospedali africani ed accelerare la costruzione di quartier generali della Commissione Africana di Controllo delle Malattie. Sempre per venire incontro alle esigenze dei Paesi più poveri del pianeta, la Cina intende «lavorare con gli altri partner del G20 allo scopo di applicare l'Iniziativa di Sospensione del Debito». Tuttavia, l'annuncio più importante di Xi Jinping riguarda il vaccino. Quello attualmente in fase di sperimentazione in Cina, quando disponibile, «sarà considerato bene pubblico globale», distribuito gratuitamente in tutto il mondo.
Dopo settimane di scontri e polemiche, in particolare con l'amministrazione Trump e col suo segretario di Stato Mike Pompeo, Xi Jinping, intervenuto per la prima volta in modo diretto sulla questione, non vuole insomma che la Cina passi per l'untore del mondo e che il governo cinese venga accusato di colpe che, a suo dire, non possono essergli attribuite. Non solo. Ha voluto rilanciare quella che è ormai una vera e propria strategia sanitaria "con caratteristiche cinesi", indicando alcuni punti-chiave per sconfiggere la malattia e superare la fase pandemica ancora in corso.
Anzitutto, la risposta immediata. «Fare il possibile contro il Covid-19», mettendo «la vita delle persone al primo posto» perché «non c'è niente che valga quanto una vita umana». «Dobbiamo prendere provvedimenti drastici in ambiti quali la prevenzione, la quarantena, l'individuazione, il trattamento e il tracciamento», ha detto Xi, aggiungendo: «Dobbiamo muoverci quanto più velocemente per piegare la curva epidemica globale e fare del nostro meglio per arrestare la trasmissione transfrontaliera, dobbiamo accelerare la condivisione delle informazioni, condividere esperienze e buone pratiche nonché perseguire la cooperazione internazionale su metodi diagnostici, trattamento clinico, ricerca e sviluppo di medicine e vaccino».
Secondo punto fermo per Xi è restituire vigore all'azione condivisa e multilaterale. Difendendo l'operato dell'organizzazione guidata dal direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus - già criticata da diversi leader politici occidentali ed accusata di eccessiva accondiscendenza verso Pechino - il presidente cinese esorta la comunità internazionale ad «accrescere il sostegno politico e finanziario all'OMS per mobilitare risorse a livello mondiale e sconfiggere il virus».
Terzo punto è quello relativo all'Africa, cui Xi dedica una riflessione specifica. «I Paesi in via di sviluppo, e quelli africani in particolare, hanno sistemi sanitari pubblici più fragili», ha ricordato il leader cinese, dunque aiutarli a maturare una capacità di reazione all'emergenza «deve essere la nostra priorità assoluta nella risposta al Covid-19». Il pianeta, in generale, secondo Xi Jinping «deve fornire maggior supporto materiale, tecnologico e professionale ai Paesi africani». Pechino, come ricorda il presidente cinese, ha fatto la sua parte, almeno in questa prima fase emergenziale, inviando altri «cinque team medici», sulla scia di quanto fornito negli ultimi settant'anni, durante i quali la Repubblica Popolare ha garantito assistenza e cure «ad oltre 200 milioni di africani». «Al momento - ha sottolineato Xi - ci sono 46 team medici cinesi in Africa per contribuire agli sforzi di contenimento del virus a livello locale».
Quarto punto nel discorso di Xi Jinping è quello relativo al rafforzamento della governance globale nell'ambito sanitario. «Di fronte alle debolezze e alle mancanze messe a nudo dal Covid-19, dobbiamo migliorare il sistema di governance per la sicurezza sanitaria pubblica». A tal proposito, in questi mesi, Xi, riferendosi al sistema sanitario cinese, aveva parlato di «evidenti carenze iniziali» e di «impreparazione su alcuni meccanismi di prevenzione». Una settimana fa, Li Bin, vicepresidente della Commissione Sanitaria Nazionale, aveva elencato in conferenza stampa le principali linee-guida per il miglioramento del sistema pubblico di risposta sanitaria relativamente ad alcuni «punti deboli osservati al momento di affrontare la pandemia da Covid-19», come descritto da un funzionario sanitario cinese in quei giorni.
Il lavoro della Commissione si sta concentrando in particolare sul miglioramento di: procedure di prevenzione e controllo delle malattie; coordinamento in analisi di rischio, valutazione e processo decisionale; formazione e competenze; piano di trattamento multilivello. A questo si aggiunge inoltre una più decisa spinta alla digitalizzazione sanitaria attraverso l'integrazione di big data, intelligenza artificiale e cloud computing nei processi di monitoraggio della malattia, tracciamento del virus, prevenzione e trattamento, oltre che nell'allocazione delle risorse.
Quinto punto del discorso di Xi è quello relativo alla ripresa dello sviluppo socio-economico. «I Paesi dove le condizioni lo consentano possono riaprire aziende e scuole in modo ordinato, seguendo le indicazioni dell'OMS», ha affermato il presidente cinese. Al contempo, «il coordinamento delle politiche macroeconomiche internazionali dovrebbe essere accelerato e le catene logistiche globali rese stabili [...] per ripristinare la crescita dell'economia mondiale». Il sesto punto, che chiude l'elenco della relazione del presidente cinese, torna ad insistere sulla cooperazione internazionale, chiedendone il rafforzamento sulla base delle conoscenze e delle competenze già acquisite dalla comunità scientifica durante le emergenze degli ultimi anni, quali HIV/AIDS, Ebola, influenza aviaria, influenza suina (H1N1) ed altre ancora.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia