(ASI)" La Corte Penale Internazionale (CPI)* è diventata un organo politico, non un'istituzione giudiziaria. Un inopportuno stravolgimento confermato ancora una volta dal tentativo del Procuratore della Corte di far valere la giurisdizione nei confronti d'Israele, nonostante che lo stato ebraico, come gli stessi Stati Uniti, non abbia sottoscritto lo Statuto di Roma che ha creato la Corte Penale Internazionale."
Questa è la dura presa di posizione espressa dal Segretario di Stato USA Mike Pompeo** nei confronti dell'organismo giudiziario internazionale. Struttura criticata dagli USA per l'iniziativa presa il 30 aprile, dove la Corte vuole riaffermare il tentativo di esercitare la giurisdizione su Cisgiordania, Gerusalemme est e Gaza. Indagine che si riferisce a crimini di guerra commessi o siano in corso in quei territori della Palestina occupata dai soldati israeliani. Inoltre gli USA contestano anche il fatto che la Palestina non abbia lo status di nazione sovrana, per cui ritengono non sono qualificati o/e legittimati ad appartenere o partecipare come Stato a organizzazioni, o a conferenze internazionali, compresa la Corte Penale Internazionale. Gli Stati Uniti, poi sono d'accordo con le sette nazioni aderenti alla Corte e precisamente: Australia, Austria, Brasile, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria e Uganda che hanno presentato osservazioni formali alla Corte affermando che ritengono che il CPI non è competente a procedere a fare indagini su Israele. Infatti, per gli USA, un tribunale che tenta di esercitare il proprio potere al di fuori della propria giurisdizione diventa uno strumento politico non organo in cui è affidata l'amministrazione della giustizia e del giusto processo. Infine, il Segretario di Stato USA Pompeo avverte: "qualsiasi indagine della CPI su Israele è da ritenersi illegale e, se si continuerà su questa linea, gli USA non escludono di adottare ripercussioni nei confronti della stessa Corte Penale Internazionale*.
Però per Fatou Bensouda, procuratrice capo della Corte Penale Internazionale in merito ala questione, ha definitivamente risolto i dubbi sulla giurisdizione della Corte per indagare sui crimini di guerra commessi nella Palestina occupata, ritenendo che la Corte abbia giurisdizione sul territorio palestinese occupato.
Analizzando bene la controversia e le parole del segretario di Stato USA Mike Pompeo si comprende che Israele è un alleato strategico degli Stati Uniti. Lo è di più in questa fase. Ciò non solo per l'amicizia che, da sempre, lega i due Stati, ma anche per l'importanza che ha l'influente comunità ebrea negli USA. Così come lo è il potere che può esercitare nelle elezioni presidenziali di novembre. Siccome Israele non è mai stato ritenuto responsabile dalla comunità internazionale per crimini di guerra, gli USA vogliono contrastare in tutti i modi questo pericoloso precedente. Ma in definitiva, ci si chiede le pesanti pressioni esercitate dalla Casa Bianca nei confronti dalla Corte Penale Internazionale e l'indignazione d' Israele, come possono incidere nelle decisioni della CPI dato che nessuno delle due nazioni è uno Stato aderente alla stessa? Quindi, ci si domanda: le posizioni politiche USA possono avere alcun effettivo influsso sul procedimento interno del tribunale? Non è pretestuoso o arrogante interferire sulle indagini relative a presunti crimini di guerra avvenuti all'interno del territorio palestinese, Paese membro della Corte Penale Internazionale?
Note
* Le nazioni firmatarie dello Statuto di Roma ed aderenti alla Corte Penale Internazionale https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_che_aderiscono_allo_Statuto_di_Roma
°° La dichirazione del Segretario di Stato USA Mike Pompeo https://www.state.gov/the-international-criminal-courts-illegitimate-prosecutions/#.Xr9Ph3DFAnA.twitter