(ASI) Le informazioni provenienti dall’area sono divulgate con difficoltà, dal momento che lo Stato ha bloccato la rete internet sul proprio territorio per provare a riportare l’ordine pubblico con maggiore facilità.
La tensione è infatti altissima e ne è prova anche il durissimo discorso odierno di Alì Khamenei volto a cercare di calmare le violente proteste che stanno investendo, da venerdì scorso, diverse città iraniane in seguito all’aumento dei prezzi della benzina deciso dal governo. “Abbiamo respinto il nemico nelle guerre militari, politiche e della sicurezza e con l'aiuto di Dio” attueremo altrettanto sicuramente anche in questa” di tipo economico, ha affermato la Guida suprema di Teheran, citata dall'agenzia di stampa Irna. Il provvedimento restrittivo approvato, lo scorso 15 novembre, ha come scopo il rafforzamento dei sussidi pubblici destinati alle fasce deboli della popolazione, colpite dalle sanzioni americane dopo l’abbandono, di Washington e degli Ayatollah, dell’intesa sul nucleare stipulata nel 2015. I Pasdaran hanno accusato gli Stati Uniti di sostenere gli scontri, tra i dimostranti e le autorità durante i cortei che hanno provocato un numero incerto di vittime, nel tentativo di destabilizzare l’intera nazione mediorientale. La conferma dell’appoggio di Washington ai rivoltosi è emersa da un tweet di sabato del numero uno della diplomazia Usa Mike Pompeo. Francia e Germania hanno evocato nel frattempo l’importanza della libertà, per la popolazione, di riunirsi per esprimere il proprio dissenso.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia