(ASI) Pare che l’intenzione sia quella di evitare il peggio. L’attesa per le manifestazioni odierne e di sabato, organizzate in Venezuela dai partiti di opposizione, è accompagnata dalle aperture di Nicolas Maduro.
Il presidente non ha escluso, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa russa Tass, l’avvio del dialogo con i propri rivali interni e con Donald Trump. Il numero uno venezuelano ha detto di essere disponibile a indire elezioni legislative anticipate, ma non quelle presidenziali in quanto sono state realizzate poco tempo fa. Ha escluso quindi possibili sue dimissioni dall’incarico che ricopre attualmente, respingendo l’ultimatum lanciato in merito dall’Unione Europea. Ha mostrato disponibilità per una mediazione internazionale da parte di Mosca e di altre capitali amiche. Ha accusato poi il tycoon, ai microfoni di Sputnik (media vicino al Cremlino) di aver chiesto alla Colombia di ucciderlo. Jhuan Guaidò, che si è autoproclamato capo di Stato del paese sudamericano con l’appoggio della Casa Bianca la settimana scorsa, ha invitato i suoi concittadini, tramite Twitter, a uscire per strada oggi tra le 17 e le 19 (ora italiana) con cartelli che esigano “la fine dell’usurpazione”, la realizzazione di un nuovo appuntamento elettorale trasparente e l’instaurazione di un governo di transizione. Pechino e Mosca non vedono di buon occhio tutto ciò e hanno accusato Washington, per l’ennesima volta, di aver attuato un colpo di stato e varato sanzioni illegali, violando gravemente così le norme della comunità internazionale.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia