(ASI) Il governo degli Stati Uniti sarebbe pronto a inserire il Venezuela nella lista nera dei paesi che appoggiano il terrorismo. Lo scrive il quotidiano statunitense "The Washington post" riportando conversazioni e scambi di mail interni alla Casa Bianca.
La lista è quella in cui finiscono i governi accusati di fornire "supporto per azioni di terrorismo internazionale": ad oggi ci sono solo l'Iran, la Corea del Nord, il Sudan e la Siria. Al Venezuela si contestano legami - tra gli altri - con Hezbollah e con le Forza armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). La mozione troverebbe consensi nel fronte dei repubblicani, soprattutto dal senatore di origini cubane Marco Rubio. Ma gli esperti sminuiscono la portata dei presunti legami con organizzazioni terroristiche e avvertono del rischio che un'accusa non debitamente sostenuta possa indebolire l'efficacia della "lista nera" nel suo insieme. Ufficialmente, la mossa è al momento solo una delle ipotesi in campo, anche se il dipartimento di Stato, spronato da diverse agenzie governative, sarebbe comunque impegnato a verificarne la fattibilità dal punto di vista tecnico e legale.
Rimane il fatto che gli Usa ragionano da diverso tempo su nuove misure attraverso cui esercitare pressione sul governo di Nicolas Maduro, da aggiungere alle diverse tornate di sanzioni varate nel passato. Il quotidiano ricorda che da tempo si discute della possibilità di imporre l'embargo sulle vendite di petrolio, passo che risulterebbe particolarmente oneroso: anche al netto del calo della produzione, il Venezuela rimane il quarto fornitore di greggio degli states, e gli Usa sono il primo acquirente per il paese sudamericano. D'altro canto, il presidente Donald Trump ha più volte parlato di azioni militari dirette, sconsigliato dai suoi assistenti. Analisti interpellati dal quotidiano ricordano che diversi funzionari pensano all'ipotesi dell'attacco armato come a una soluzione, tralasciando il fatto che tali minacce "contribuiscono all'unità" delle forze vicine a Madur: da quando Trump nell'agosto del 2017 ha parlato per la prima volta di un'opzione militare, "l'opposizione venezuelana è crollata".
A fine ottobre gli Stati Uniti avevano licenziato un nuovo ordine esecutivo che colpisce le attività di esportazione dell'oro e altri settori dell'economia. Il decreto dà mandato alle autorità di intervenire anche su altri settori dell'economia statunitense. La nuova misura degli Stati Uniti punta a colpire un comparto su cui il Venezuela sta costruendo parte delle speranze di rilancio dell'economia. Un filone che acquista progressiva rilevanza con la caduta della produzione interna del petrolio e che ha permesso, per esempio, di ottenere ingressi da gennaio a settembre entrate per 900 milioni di dollari nella vendita di oro alla Turchia. Il governo del Venezuela ha anche annunciato la vendita piccoli lingotti di oro ai propri cittadini, come una misura per favorire il risparmio privato in metalli preziosi e non in banconote. Sul mercato, con un intervento utile anche a riportare liquido nelle casse dello stato, finiscono piccoli lingotti da 2,5 grammi certificati dalla Banca centrale.
L'ultimo pacchetto di misure disposte da Trump nel provvedimento allunga la serie di interventi con cui gli Stati Uniti intendono esercitare pressione su Caracas. A fine settembre il dipartimento di Stato al Tesoro Usa aveva emesso una nuova serie di sanzioni contro funzionari del governo e dello stato venezuelano. Una lista che comprende tra gli altri anche la moglie del presidente Maduro, Cilia Flores, la vicepresidente Delcy Rodriguez, il ministro della Difesa, Vladimir Padrino Lopez, il ministro della Comunicazione, Jorge Rodriguez. La misura dispone il congelamento dei beni e degli asset dei sanzionati, e il divieto di transizioni finanziarie con entità giuridiche o persone fisiche statunitensi. Inoltre Washington "continuerà a imporre misure finanziarie contro i responsabili del tragico tracollo del Venezuela e contro la rete di prestanome" che i funzionari utilizzano per "nascondere le loro ricchezze illegali".
Nel pacchetto di misure viene disposto il congelamento di un jet privato dal valore di circa 20 milioni di dollari, la cui proprietà viene fatta risalire a Rafael Sarria, persona ritenuta legata all'attuale presidente della Assemblea nazionale costituente (Anc), Diosdado Cabello. A Sarria farebbero capo una seri di aziende con sedi legali in diversi punti del mondo tra cui la Spagna e le Isole Vergini Britanniche. L'insieme delle sanzioni, ha comunque specificato il Tesoro, non è di carattere "permanente", ma ha come scopo quello di portare a un cambiamento nelle posizioni del Venezuela.