(ASI) Domenica scorsa, il vicepremier cinese Han Zheng ha sottolineato la necessità di proseguire sulla strada dello sviluppo di alta qualità, attraverso l'avanzamento della riforma strutturale dell'offerta e l'accelerazione della modernizzazione economica. Il monito del politico cinese è arrivato in occasione di un discorso ufficiale pronunciato durante la cerimonia inaugurale del Forum Cinese per lo Sviluppo.
L'evento, ospitato dal Centro di Ricerca per lo Sviluppo del Consiglio di Stato del Paese asiatico, è stato lanciato nel 2000 ed è ormai diventato l'appuntamento di discussione più importante tra quelli che seguono l'annuale fase delle Due Sessioni, ovvero la Conferenza Politico-Consultiva del Popolo e l'Assemblea Nazionale del Popolo. Da poco terminati, nei due importanti momenti di consultazione e legiferazione, al ruolo maggioritario del Partito Comunista Cinese si aggiungono i contributi e le proposte delle altre otto forze politiche del Paese e di numerose personalità indipendenti della società civile.
Il Forum rappresenta dunque un'estensione della discussione, una tre-giorni di confronto e dibattito tra la classe dirigente cinese, alcuni fra i più importanti rappresentanti del mondo imprenditoriale nazionale ed estero, organizzazioni internazionali, esperti ed analisti da ogni parte del mondo. Tra i più altisonanti ospiti provenienti dall'estero compaiono anche quelli di Tim Cook, CEO di Apple, Takheiko Nakao, presidente della Banca Asiatica di Sviluppo (ADB), Kristalina Georgieva, CEO della Banca Mondiale, Kevin Rudd, ex primo ministro australiano, Joe Kaeser, presidente e CEO di Siemens AG, Robert Moritz, presidente globale di PwC e ben sette premi Nobel per l'economia: James Heckman, Michael Spence, Joseph Stiglitz, Edmund Phelps, Eric Maskin, Christopher Pissarides e Robert Shiller.
L'edizione di quest'anno, la diciannovesima in assoluto, è dedicata al tema La Cina nella Nuova Era e si pone l'obiettivo di «interagire col mondo per la prosperità comune» grazie all'apertura di un nuovo tavolo di confronto allargato sulle novità introdotte dal 19° Congresso del Partito Comunista Cinese, andato in archivio lo scorso mese di ottobre. Per quanto riguarda lo sviluppo di una produzione industriale di livello elevato è la nuova idea di manifattura, sintetizzata nel programma Made in China 2025, ad essere direttamente coinvolta dal dibattito sulla nuova fase del sistema Cina.
«Nella nuova era, l'economia cinese ha compiuto un passaggio da una crescita accelerata ad uno sviluppo di alta qualità, fatto di una crescita medio-alta, di una più rapida trasformazione dei modelli di sviluppo, di una struttura migliorata e di nuovi motori di crescita», ha detto Han Zheng, citato da Xinhua, alla platea del Forum. Nelle parole del vicepremier, lo sviluppo di alta qualità diventa così «la chiave per comprendere l'economia cinese». Fra l'obiettivo dell'alta qualità e il traino della riforma strutturale dell'offerta, infatti, si piazzano una serie di misure e novità che la classe dirigente cinese aveva dapprima introdotto nel 13° Piano Quinquennale (2016-2020), pubblicato circa due anni fa, e poi sistematizzato durante i lavori congressuali del Partito nello scorso autunno.
Nella sua relazione di apertura dei lavori del Forum, il vicepremier Han ha ribadito la necessità di «compiere robusti passi in avanti per prevenire e scongiurare i principali rischi, aumentare gli investimenti in innovazione, migliorare la qualità del processo di urbanizzazione e completare con successo la strategia di rigenerazione agricola». A questo si affianca l'attuazione di politiche di alto livello nel quadro della liberalizzazione e della facilitazione del commercio e degli investimenti, come indicato dalla leadership nel corso degli ultimi anni: un proposito già parzialmente messo in pratica a partire dalle misure di riduzione e agevolazione fiscale a vantaggio delle imprese e della semplificazione burocratica, realizzata sia in forma diretta attraverso l'eliminazione di uffici ritenuti superflui e lo snellimento di alcune procedure amministrative, che in forma indiretta attraverso alcuni piani di digitalizzazione dei servizi pubblici.
Questa edizione del Forum per lo Sviluppo giunge in concomitanza del quarantennale del lancio delle politiche di riforma e apertura da parte di Deng Xiaoping, che nel 1978 mise definitivamente la parola fine su ciò che restava della drammatica esperienza della Rivoluzione culturale, aprendo la Cina all'iniziativa privata e agli investimenti esteri. L'approfondimento delle riforme è dunque lo spirito che muove il Pensiero di Xi Jinping sul Socialismo con Caratteristiche Cinesi per una Nuova Era, da poco inserito anche all'interno della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese e divenuto a pieno titolo il sesto pilastro nel paradigma ideologico del Partito, affiancandosi ai contributi del marxismo-leninismo, del Pensiero di Mao Zedong, della Teoria di Deng Xiaoping, della Triplice Rappresentanza di Jiang Zemin e della Visione Scientifica dello Sviluppo di Hu Jintao.
Proprio in relazione al modello del socialismo con caratteristiche cinesi, è stato il ministro delle Finanze Liu Kun - anch'egli intervenuto al Forum - a sostenere che in questa fase «nessuno comprende il concetto di economia di mercato meglio della Cina». Malgrado l'Unione Europea proceda convintamente nel rifiuto di riconoscere al Paese asiatico lo status di economia di mercato e Donald Trump abbia recentemente varato una serie di dazi su numerosi beni importati dalla Cina, ritenuta dall'amministrazione americana un «concorrente sleale», Pechino non molla e rilancia il suo ruolo di seconda economia mondiale, prima potenza commerciale e grande investitore in numerose industrie emergenti (auto elettriche, e-commerce, alta velocità ferroviaria, infrastrutture leggere, intelligenza artificiale, biomedicale ecc. ...).
Rispondendo a chi continua a mettere in dubbio l'apertura dell'economia cinese, anche in relazione alla recente riforma costituzionale che ha temporaneamente eliminato il limite di mandato per il presidente ed il vicepresidente della Repubblica Popolare, il ministro Liu ha domandato retoricamente: «Se l'economia di mercato cinese sta facendo passi indietro, allora da dove proviene la forza economica del Paese?».
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia