(ASI) Aumenta la tensione tra gli Stati Uniti e la Russia. Washington ha accusato Mosca di aver esercitato il proprio potere di veto, durante la riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu delle ultime ore, bloccando così l’approvazione della dichiarazione di condanna dei presunti attacchi con armi chimiche in Siria nella zona, controllata dai ribelli al governo di Damasco, della Gouta orientale.
L’ambasciatrice americana al palazzo di vetro, Nikki Haley, ha sottolineato l’esistenza di prove relative allo svolgimento di tali azioni anche in questi giorni. “Ora abbiamo notizie – ha detto – che il regime di Assad ha usato il gas cloro contro il suo popolo molte volte nelle ultime settimane, anche ieri”. La Casa Bianca ha chiesto quindi una forte condanna per il crimine compiuto con tali mezzi vietati dal diritto internazionale. Secondo alcune fonti, sarebbero rimaste ferite più di una ventina di persone (tra cui molti bambini) nelle esplosioni avvenute, con queste sostanze messe al bando dal mondo intero, a Douma lo scorso primo febbraio.
Mosca, alleata di Assad dal 1971, ha respinto immediatamente tale versione dei fatti: “E’ completamente chiaro che l’obiettivo è quello di accusare il governo siriano dell’uso di armi chimiche i cui responsabili non sono stati identificati”, ha fatto sapere l’ambasciatore del Cremlino Vassily Nebenzia.
Le Nazioni Unite hanno chiesto il cessate il fuoco di un mese per evacuare i feriti e i malati dalle aree più interessate dalle ostilità. Ci troviamo davanti però alla completa incapacità, o alla scarsa volontà, di fermare quanto sta accadendo dal 2011 in quei territori. La crisi siriana sottolinea soprattutto la necessità di una seria riforma dell’Onu e del suo organo decisionale (il consiglio di sicurezza). I quindici paesi che lo compongono non decidono mai su base completamente democratica proprio perché gli Stati Uniti, la Russia, la Francia, la Cina e la Gran Bretagna (le cinque potenze che hanno vinto la seconda guerra mondiale) continuano a detenere i loro seggi permanenti e la possibilità di bloccare qualsiasi decisione, o dichiarazione, che venga messa ai voti.
Bisogna chiedersi quindi, davanti ai rapporti sempre più tesi tra le grandi potenze, se siamo davanti ad un’implosione dell’attuale sistema internazionale. Abbiamo il dovere di non dimenticare che uno dei fattori che ha portato l'umanità allo scoppio del conflitto, tra il 1939 e il 1945, è stato il fallimento della Società delle Nazioni che era stata istituita attorno agli anni’20 per non ripetere più gli errori che avevano causato la prima guerra mondiale. C’è anche un problema giuridico: gli stati hanno l’obbligo di rispettare i diritti “erga omnes”, cioè i paletti che sono alla base della comunità internazionale, ma non sono costretti a cedere la propria sovranità a terzi o a tutelare necessariamente gli interessi altrui. Quest’ultimo aspetto rappresenta una forma di egoismo che potrebbe mettere in pericolo la stabilità di tutti, in particolare in un momento così critico come quello attuale.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia