(ASI) Anno ricco di appuntamenti elettorali il 2018 per il Sud America dove saranno chiamati al voto i cittadini di quasi tutti i principali paesi della regione. Primo appuntamento elettorale quello del prossimo 4 febbraio in Costa Rica dove la destra, sostenitorice di Juan Diego Castro dovrebbe facilmente avere la meglio sui rivali, in primis il socialdemocratico Antonio Alvarez Desanti.
A maggio, per la precisione il 27, ci sarà il voto in Colombia. L'attuale presidente Juan Manuel Santos, premio Nobel per la pace 2016 per lo storico accordo con le Farc, non dovrebbe ricandarsi. Gli analisti danno in vantaggio il centrosinistra che schiera l'ex sindaco di Medellin Sergio Fajardo, anche se non è escluso che i partiti più consercatori sfruttando l'eco dell'accordo con le Farc possano alla fine mantenere la presidenza.
Il I luglio saranno i messicani ad andare alle urne per eleggere il successore di Enrique Peña Nieto che ancora non ha sciolto le riserve su una sua ricandidatura, è al potere dal 2012. Il paese centroamericano è srtoricamente schierato a destra ma negli ultimi tempi la sinistra sembra aver recuperato terreno. Difficile a sei mesi dal voto far previsioni.
Tra i paesi che ancora non hanno fissato la data delle nuove presidenziali il Paraguay. L’attuale premier, il miliardario conservatore Horacio Cartes del Partito Colorato, non si ricandiderà aumentando così le speranze di una storica vittoria per i progressisti.
Il 7 ottobre occhi puntati sul Brasile, colosso energetico ed economico che negli anni scorsi ha vissuto una rivoluzione giudiziaria che ha portato alla destituzione di Dilma Rousseff ed alla presidenza Temer.
Grande protagonista l'ex presidente Lula, artefice del miracolo che negli anni passati ha fatto del paese indiolatino uno dei più potenti al mondo. Ancora non si conosce il nome del suo sfidante, quasi impossibile che lo faccia Temer, per nulla gradito ai brasiliano.
Sempre ad ottobre si voterà in Venezuela, paese che ha vissuto un 2017 molto difficile con gli Usa che hanno tentato in tutti i modi di destabilizzare il paese e spodestare il predidente Nicolas Maduro, che comunque ha vinto le elezioni locali dello scorso autunno. L'erede di Hugo Chavez è il naturale favorito ma non sono esclusi colpi di scena, praticamente scontato che se alla fine dovesse vincere Maduro, o un uomo vicino al presidente, la comunità internazionale griderà a presunti brogli.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia