(ASI) Si è chiuso ieri, 18 giugno, a Jeju, in Corea del Sud, il secondo vertice dei governatori della Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali (AIIB), che segue di circa un mese il Forum Belt and Road per la Cooperazione Internazionale, svoltosi a Pechino a metà maggio.
La vicinanza temporale tra i due summit evidenzia il legame, non esclusivo ma senz'altro complementare, tra la nuova banca ed il piano di ricostruzione in chiave moderna delle antiche direttrici della Via della Seta. AIIB è nata, infatti, allo scopo di finanziare e sostenere progetti infrastrutturali nel continente asiatico, facilitando gli investimenti di settore per tutti quei Paesi che, attraverso capitali e know-how, hanno intenzione di operare in questa regione.
Al momento del suo lancio, nel gennaio 2016, AIIB contava 57 Paesi membri firmatari dell'Accordo Quadro, ai quali si sono aggiunti in seguito altri 20 Paesi membri potenziali, ufficialmente inglobati tra marzo e maggio di quest'anno, che sono attualmente al lavoro per portare a compimento il loro processo di integrazione nel board della banca. Il vertice di Jeju ha salutato l'ingresso di Argentina, Madagascar e Tonga, portando così a 80 il numero dei Paesi coinvolti, suddivisi territorialmente tra membri regionali (asiatici) e non regionali (extra-asiatici) e giuridicamente tra membri a pieno titolo e membri potenziali.
Per l'Italia, che è già entrata in AIIB nel 2015 ed è oggi quarta (2,76%) tra gli azionisti non regionali dopo Germania, Francia e Gran Bretagna, si tratta di una grande occasione che può schiudere una serie di opportunità in regioni in grande espansione, come il Sud-est asiatico e l'Asia Centrale, dove la presenza delle nostre imprese è ancora limitata, malgrado gli sforzi compiuti in questa direzione dagli ultimi governi che si sono succeduti a Palazzo Chigi e dallo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, molto attento, nel corso degli ultimi due anni, all'intensificazione delle relazioni politiche, economiche e culturali con la Cina e con il Sud-est asiatico.
La mission di AIIB parte dal presupposto che la crescita e la solidità delle economie asiatiche costituiscano ormai il fulcro dell'intera stabilità mondiale e dall'idea che per estendere ed intensificare globalmente i benefici di questo trend generale sia fondamentale puntare sulla connettività, e dunque su tutto quello che, a vari livelli, può velocizzare e facilitare gli scambi umani, commerciali, finanziari e culturali senza abbattersi né impattare sulle particolarità e sulle necessità dei singoli Paesi, secondo il classico approccio diplomatico cinese fondato sui cinque principi della coesistenza pacifica.
Com'è emerso in modo piuttosto chiaro dal discorso del presidente Xi Jinping a Davos, si tratta, a livello strettamente politico, di un'altra idea di globalizzazione, forse più autentica e sostenibile, senz'altro diversa da quella tradizionalmente promossa da Stati Uniti ed Unione Europea, dove all'espansione dei capitali e al cosmopolitismo culturale si è affiancato un approccio sostanzialmente egemonico del polo occidentale sul resto del mondo, limitando o soffocando - attraverso sanzioni, embargo, interferenze, golpe, interventi militari e altre decisioni politiche - una serie di opportunità in molti Paesi in via di sviluppo. Non è un caso che i primi tre azionisti di AIIB siano la Cina (32,02%), l'India (8,99%) e la Russia (7,02%), ovvero i tre Paesi che l'ex primo ministro russo Evgenij Primakov indicò all'inizio degli anni Duemila come i futuri attori trainanti del nuovo "triangolo strategico" opposto all'egemonismo praticato dalle potenze occidentali.
«L'Asia è ad un punto critico. Il suo ruolo nel palcoscenico mondiale sta crescendo, grazie soprattutto alla sua fiorente economia, alle trasformazioni demografiche, all'innovazione tecnologica e, ancor più importante, al miglioramento della governance di Stato e d'impresa», ha detto il presidente di AIIB Jin Liqun nel suo discorso inaugurale del 16 giugno, aggiungendo che «malgrado gli straordinari risultati raggiunti, la regione ora affronta sfide nuove e complesse».
Tra queste spiccano «la rapida urbanizzazione, il notevole divario infrastrutturale, l'impatto dei cambiamenti climatici e l'inquinamento», problematiche che «non possono essere risolte con successo da alcuna singola istituzione, sia essa governativa, sociale o aziendale» ma che devono necessariamente passare attraverso la cooperazione e la condivisione internazionale.
Pur non volendo né potendo cambiare le sorti del pianeta da sola, AIIB si candida a contribuire ad individuare e mettere in campo soluzioni efficaci, «al fianco dei nostri membri e partner», secondo le procedure e gli obiettivi generali di una banca di sviluppo multilaterale, per fare la propria parte nella costruzione di «un domani sostenibile». L'accordo concluso lo scorso anno con la Banca Mondiale ha rappresentato un viatico di grande impatto in questo senso.
Snella, trasparente e verde
«Il nostro approccio - prosegue Jin - è quello di sostenere lo sviluppo economico e sociale attraverso gli investimenti nelle infrastrutture ed altri settori produttivi». Tuttavia, secondo AIIB, non c'è bisogno oggi in Asia di una "corsa selvaggia" alle infrastrutture. La cosa più importante è semmai assicurare che «tutti i progetti infrastrutturali siano coordinati, bilanciati e integrati in modo che possano consentire il massimo beneficio», ha aggiunto il presidente di AIIB.
«Stiamo esortando i nostri membri a costruire e migliorare le proprie autostrade, le proprie ferrovie e i propri porti, ad espandere le reti idriche e ad intensificare il trattamento delle acque reflue, a promuovere la produzione, la trasmissione e la distribuzione di energia pulita ed efficiente, a migliorare l'accesso alle telecomunicazioni e a sviluppare centri urbani sostenibili».
AIIB aiuterà inoltre i suoi membri a raggiungere quanto pianificato nei rispettivi Contributi di Livello Nazionale, espressi nel contesto dell'Accordo di Parigi per la lotta ai cambiamenti climatici e all'inquinamento. Tutti i Paesi entrati nella banca, infatti, sono firmatari dell'Accordo e potranno così realizzare parte dei propri programmi all'interno delle strategie di sviluppo pensate per l'Asia.
Il motto di AIIB, sin dalla sua fondazione, è lean, clean and green, e sintetizza l'intenzione della banca multilaterale di sviluppo a guida cinese di voler eccellere in semplificazione, trasparenza e attenzione all'ambiente. «Operiamo come un istituto agile e responsabile», ha detto Jin Liqun, con una squadra manageriale dedicata, saldamente affidabile e di alto profilo professionale. La buona governance «è cruciale per la nostra credibilità», ha ricordato il presidente di AIIB, e rappresenta «la chiave del nostro successo», senza alcuna concessione ai compromessi e adottando «tolleranza zero per la corruzione».
La sostenibilità diventa un principio cardinale «nella concettualizzazione, nella progettazione e nella realizzazione dei nostri investimenti», supportando attivamente la transizione dei clienti verso un modello di «approvvigionamento energetico misto, meno dipendente dal carbone».
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia