(ASI) Si è conclusa oggi la tre giorni del presidente cinese Xi Jinping in Repubblica Ceca. La visita ha avuto grande eco in patria, dove tutti i principali quotidiani hanno riservato grande spazio agli incontri praghesi di Xi. Malgrado le piccole dimensioni geografiche ed economiche del Paese slavo, Pechino ha scommesso molte delle sue carte sull'operato del presidente Miloš Zeman e sulla sua capacità di stabilizzare il tessuto economico e politico ceco.
Al centro di aspre polemiche per le posizioni assunte sulla questione dei flussi migratori, il socialista Zeman è, assieme al premier conservatore ungherese Viktor Orbán, uno dei leader europei più critici verso Bruxelles. A quelle latitudini, le titubanze ad adottare l'euro si sono infatti trasformate in vere e proprie paure condivise dalla gran parte della popolazione che, di fronte alla crisi greca e all'incubo del terrorismo, teme che l'instabilità politica, economica e sociale di gran parte dell'Eurozona possa diffondersi a macchia d'olio anche in Europa Orientale. Così come a Budapest, dunque, anche a Praga la Cina trova nella locale volontà di diversificare le relazioni internazionali un terreno fertile per i propri investimenti.
Commercio e investimenti
Negli ultimi quattro anni, il Forum per la Cooperazione tra la Cina e i Paesi dell'Europa Centrale ed Orientale (China-CEEC Cooperation Forum) ha svolto un ruolo sempre più importante per Pechino, che ha potuto così ampliare il suo raggio diplomatico a quei Paesi ex-comunisti da cui - ad eccezione di Polonia, Romania e Jugoslavia - era rimasta praticamente esclusa durante buona parte della Guerra Fredda, a causa del deterioramento dei rapporti con l'Unione Sovietica. Il crollo del Muro di Berlino e la dissoluzione della Federazione Jugoslava hanno cambiato profondamente la mappa geografica e politica di questa vasta porzione del continente europeo, complicandone la stabilità e il mosaico amministrativo, con la nascita di numerose nuove nazioni indipendenti. Il Forum ha così assunto il compito di fare chiarezza nelle fitta rama delle relazioni bilaterali con i singoli Paesi coinvolti e di raggruppare in un vertice generale tutto quello che concerne la cooperazione tra la Cina e l'Europa centro-orientale.
Nel 2015, il volume del commercio bilaterale sino-ceco ha toccato quota 9,65 miliardi di euro. La tavola rotonda economica bilaterale andata in scena ieri a Praga ha visto la presenza di decine tra ministri ed imprenditori dei due Paesi, assorti ad ascoltare gli indirizzi e gli auspici di Xi Jinping e Miloš Zeman, che hanno sottolineato l'importanza degli accordi siglati dalle parti in settori-chiave quali l'automotive, l'aeronautica, la finanza, l'energia e le infrastrutture.
Citato da Xinhua, Chen Qiutu, presidente della grande compagnia privata concentrata su energia e finanza, China CEFC Energy Company Limited, ha affermato che le aziende cinesi e quelle ceche «stanno compiendo passi in avanti per approfondire la cooperazione in diversi settori» e che «la comunità imprenditoriale è diventata parte integrante nella promozione dell'iniziativa Belt and Road». Alla fine del 2015, difatti, la ratifica di un Memorandum d'Intesa aveva già solidificato i rapporti tra i due Paesi, preparando il terreno per la visita di questi giorni. A partire da quest'anno, dunque, gli investimenti reciproci potranno estendersi ai progetti legati alla costruzione della Cintura Economica della Nuova Via della Seta e alla Via della Seta Marittima del XXI Secolo, creando nuove opportunità.
Xi Jinping ha poi rimarcato l'attenzione che la Cina riserva alle eccellenze scientifico-tecnologiche della Repubblica Ceca, senza dimenticare la necessità di «sostenere le istituzioni finanziarie» per salvaguardare l'economia reale e lo sviluppo delle nuove industrie. A questo proposito, il presidente cinese si è soffermato sul generale processo di riforma in atto in Cina, che vede e vedrà il gigante asiatico trasformarsi da Paese produttore ad alta concentrazione di manodopera a Paese innovatore e fornitore di servizi.
Le opportunità per Praga sono molte e non si fermano soltanto all'export di macchinari industriali e al turismo, che pure ha registrato 300.000 ingressi cinesi in Repubblica Ceca soltanto nel 2015. Il presidente Zeman ha annunciato che nel corso del 2016 gli investimenti cinesi nel suo Paese raggiungeranno quota 3,5 miliardi di euro, mentre la Skoda Auto opererà in Cina nei prossimi cinque anni per un investimento complessivo pari a 2,2 miliardi di euro.
Praga sulla Via della Seta
«Voglio esprimere l'auspicio che la Repubblica Ceca diventi la porta di ingresso della Repubblica Popolare Cinese in Europa», ha detto il primo ministro Bohuslav Sobotka, trovando pieno appoggio in un Xi Jinping attento a sottolineare la speranza che gli attriti interni all'Unione vengano superati e che il Vecchio Continente possa ritrovare al più preso stabilità e coesione - interesse primario della Cina che, malgrado il recente ingresso dello yuan nel paniere dei diritti speciali di prelievo del FMI, teme ancora il pericolo di un forte sbilanciamento verso il dollaro degli equilibri monetari internazionali.
Con una metafora, Zeman ha addirittura espresso l'intenzione di fare del suo Paese un «porto tranquillo», in cui le «navi cinesi faranno ritorno dopo qualche tempesta, trovando un'accoglienza amichevole». Incastonata tra la Germania, l'Austria, la Slovacchia e la Polonia, la piccola repubblica attraversata dal fiume Vltava intende così sfruttare al massimo la sua strategica posizione nel cuore della vecchia Mitteleuropa, consegnando definitivamente la sua candidatura quale principale hub di riferimento per la Cina in Europa e chiedendo un maggior coinvolgimento nel piano One Belt One Road (OBOR), per la ricostruzione in chiave moderna della Via della Seta terrestre e marittima.
Fino ad oggi erano state soprattutto Serbia, Romania, Ungheria e Polonia a mettersi in luce nel Forum China-CEEC, potendo contare da un lato su rapporti di lunga data, risalenti ai tempi di Mao Zedong e Zhou Enlai - che criticarono sempre l'egemonismo sovietico sugli altri Paesi del campo socialista - e dall'altro sulla capacità di coordinamento del Gruppo di Visegrád.
L'arretratezza infrastrutturale di non poche regioni di questi Paesi, vittime dell'immobilismo post-sovietico o di guerre e scontri interni, rappresenta per Pechino una ghiotta occasione di esportare il suo know-how in materia. Ad esempio, in Serbia la Cina è impegnata nel progetto di costruzione del ponte Mihajlo Pupin sul Danubio a Belgrado, nella ristrutturazione ed edificazione di nuovi tratti stradali ed autostradali e nell'espansione della centrale termoelettrica di Kostolac. In Romania, è invece al lavoro nella costruzione delle unità 3 e 4 dell'impianto nucleare di Cernavoda. In Polonia, nelle attività ormai sessantennali dell'Azienda di Cooperazione Navale Sino-Polacca e nel progetto di realizzazione dello snodo strategico di Łódź, nel quadro del grande corridoio ferroviario Chengdu-Europa. Lo scorso dicembre, infine, un consorzio di imprese cinesi guidato dalla China Railway, dopo essersi assicurato un appalto da 1,4 miliardi di euro in Ungheria, ha dato il via alla costruzione di una nuova linea ferroviaria ad alta velocità Budapest-Belgrado.
La dualità dello status di gran parte di questi Paesi, che sono membri UE ma mantengono una propria valuta nazionale, consente loro non soltanto di stabilire in relativa autonomia politiche monetarie e politiche fiscali in linea con le necessità del proprio sistema-Paese, ma anche di crescere piuttosto stabilmente. Nel 2015 la Polonia è cresciuta del 3,6%, l'Ungheria del 2,9%, la Repubblica Ceca del 4,3% e la Romania del 3,7%, tutte abbondantemente sopra la media UE, ferma all'1,9%, e quella dell'Eurozona, ferma all'1,6%. Il dinamismo delle economie dell'Europa centro-orientale è ormai uno dei trend più interessanti dell'ultimo triennio, in netto contrasto con l'Europa occidentale.
La Cina vede, così, in questi Paesi grandi opportunità di investimento, comprendendone il potenziale infrastrutturale, industriale e tecnologico. Mentre UE, Russia e Stati Uniti sembrano completamente assorbiti dall'irrisolta questione ucraina e dalle dispute sulle forniture energetiche, Pechino si inserisce nel cuore dell'Europa per cercare di completare il quadro degli accordi necessari alla realizzazione della Cintura Economica della Via della Seta. Sviluppati i grandi corridoi terrestri che dalla Cina portano nel cuore del Nord Europa, a Duisburg e Rotterdam, Praga potrebbe dunque rappresentare uno snodo fondamentale per l'estensione delle linee di comunicazione verso l'Europa mediterranea, dove Venezia andrebbe a costituire l'anello di congiunzione tra la via terrestre e quella marittima.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia
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