(ASI) Dopo un’ininterrotta mediazione tra le differenti parti, da questa mattina la Libia ha un nuovo governo. Il confronto è durato tutta la notte, portando il dibattitto anche a livelli molto accesi. La forte pressione interazionale dei vari organi, soprattutto O.N.U. e U.E., hanno però portato i rappresentati dei diversi governi libici a dare il loro assenso per la costituzione di un governo di unità nazionale. L’Organizzazione delle Nazioni Unite e L’Unione Europea ai governi di Tripoli e Tobruk, dopo un ulteriore slittamento, hanno concesso 48 ore aggiuntive per il varo del G.N.A., ovvero il governo di accordo nazionale, previsto dalla firma degli accordi O.N.U. del 17 dicembre a Skhirat in Marocco. La presentazione dei ministri e viceministri necessaria alla formazione del nascente esecutivo, era stata posposta a causa di una serie di contrasti sorti durante le riunioni. Secondo indiscrezioni le divisioni riguardavano principalmente la richiesta di assicurazioni avanzate da alcuni membri del Consiglio di presidenza sul futuro del generale libico Khalifa Haftar e sul nome del ministro degli Esteri. Divergenze talmente forti, che hanno portato il Consiglio guidato dal premier designato Fayez Al Serra a chiedere un nuovo rinvio di due giorni della cessazione del citato accordo del 17 dicembre, prevista nella mezzanotte di sabato.
Le 48 ore richieste sono scadute a mezzanotte di questo lunedì, ma ancora il Consiglio non era riuscito a partorire la lista dei nomi dei componenti del governo. Il nuovo ritardo ha costretto l’Unione Europea a interrompere ogni rapporto con gli esecutivi di Tripoli e Tobruk – quest’ultimo riconosciuto a livello internazionalmente, ma ormai considerato solo come una realtà “parallela” – e a riconoscere come unica autorità libica il G.N.A..
La fine dei rapporti diplomatici sancita dai vertici dell’U.E., deve aver spinto le parti in causa ad addivenire al tanto attesto accordo.
Fondamentale è stata la presenza di Martin Kobler, inviato O.N.U. per la Libia. Kobler ha assistito a tutta la durata dei lavori del Consiglio di presidenza. <> – ha dichiarato l’inviato O.N.U. – <<...questa è una genuina opportunità per i libici di riunirsi per costruire il loro paese>>. Martin Kobler ha definito la formazione del governo libico <>, ma tiene a precisare che <>. Esortando a muoversi subitaneamente verso il prossimo passo, ovvero l’appoggio del Governo di accordo nazionale da parte della “Camera dei rappresentati” (HoR, il parlamento di Tobruk): <>.
Il Ministro degli Esteri del governo italiano Paolo Gentiloni, ha anche egli espresso il suo apprezzamento per l’avvenuta decisione, affidando a Twitter le sue dichiarazioni: <>.
Come hanno precisato le dichiarazioni del Ministro Gentiloni e dell’inviato O.N.U. Martin Kobler, ora la “palla” passa al Parlamento libico per la ratificazione dell’accordo siglato. Il governo proposto è presieduto da Fayez Al Serra e comprensivo di 32 ministri provenienti da tutto il Paese e rappresentativi di tutte le sensibilità territoriali, religiose e culturali di cui è composto lo Stato libico.
La formazione di un governo è necessaria, perché solo un esecutivo unito e riconosciuto dalle Nazioni Unite, può richiedere un intervento militare da parte di forze estere per la stabilizzazione del Paese, così come è sancito nel diritto internazionale. Intervento che la Germania, pochi giorni fa, ha confermato che sosterebbe per bocca del Ministro della Difesa Ursula von der Leyen. <> – questo è quanto dichiara il Ministro tedesco. Dichiarazioni a cui fanno eco quelle del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale ha dichiarato che anche l’Italia appoggerebbe militarmente un intervento sostenuto da più nazioni.
L’onda delle “Primavere arabe” travolse la Libia, facendola sprofondare nella guerra civile. La situazione di guerra interna venne poi aggravata dall’appoggio dei ribelli da parte delle forze occidentali – tra cui svettano soprattutto Francia, Inghilterra, U.S.A. –, portando infine alla destituzione e alla morte di Mu'ammar Gheddafi, con il quale l’Italia possedeva dei rapporti privilegiati nel Mediterraneo. Da quando il Rais è scomparso, la Libia non è più riuscita a creare un governo che potesse controllare tutto il territorio, diviso tra innumerevoli fazioni regionali l’una in lotta contro l’altra. Con l’avvento dell’I.S.I.S, molte di queste fazioni si sono schierate con il sedicente Stato Islamico. Ma ora che l’I.S.I.S. ha la peggio in Siria, aleggia il serio timore che i jihadisti possano trasferirsi in Libia e trovare terreno fertile grazie alle forze simpatizzanti presenti e dal caos che vige nel Paese.
Dopo la disastrosa politica occidentale del passato, ora le stesse forze occidentali tentano la ridiscesa “in campo” per risolvere il problema prima che la Libia diventi uno stato islamico fondamentalista alle porte dell’Europa.
Federico Pulcinelli – Agenzia Stampa Italia