(ASI) In Siria, alle Nazioni Unite, negli incontri bilaterali e multilaterali, continua in mezzo a successi militari e difficoltà diplomatiche l’offensiva di Putin; nel Burundi l’Unione Africana minaccia un intervento per ‘pacificare’
i conflitti interni, sorti - secondo una ben orchestrata campagna di stampa internazionale - dalla ‘pretesa’ del presidente Nkurinziza di scendere in campo per un “terzo mandato”. Come stanno veramente le cose nel Burundi? E che rapporto c’è tra la crisi del Burundi, e quella della Siria in via di soluzione grazie al legittimo intervento militare di Putin a fianco di Assad?
Nel Burundi, la vulgata mediatica recita che l’Unione Africana ha deciso di inviare 5000 uomini nel paese per ‘pacificarlo’; che il Presidente Nkurunziza avrebbe violato la costituzione pretendendo di presentarsi per un terzo mandato, e che il paese versa sull’orlo della guerra civile a causa della dilagante protesta. E’ falso: alcune cronache disvelavano “centinaia di persone in piazza”, in un paese di 11 milioni di abitanti; non è poi l’Unione Africana, ma il Consiglio per la pace e la Sicurezza dell’UA – sua sezione - ad aver deciso l’intervento militare di cui sopra; quanto Nkurunziza, allo stato attuale dei fatti, il Presidente burundese sta esercitando il suo terzo mandato sulla base di dispositivi giuridici e decisioni ufficiali che rendono legittimo il suo incarico. Tre in particolare: il primo riguarda la prima elezione di Nkurunziza nel 2005, eletto non a suffragio universale, ma dal parlamento del Burundi, misura eccezionale di transizione dalla fase della guerra civile alla pace tra Tutsi e Hutu; il secondo è l’articolo 96 della Costituzione che risale sempre al 2005, che recita ”The President of the Republic is elected by universal direct suffrage for a mandate offive years renewable one time”, il che vuol dire che quello attuale è il secondo mandato presidenziale secondo dettame costituzionale; il terzo dispositivo è la presa di posizione della Corte costituzionale del Burundi, che il 5 maggio del 2005 ha stabilito – ovviamente prima dello svolgimento delle elezioni - l’ammissibilità della ricandidatura di Nkurunziza alla Presidenza della Repubblica. Passo compiuto l’8 maggio successivo, e premiato – dopo un colpo di stato fallito, il 15 maggio, mentre Nkurunziza si trovava all’estero - con il voto favorevole, il 21 luglio dello scorso anno, del 69, 41% degli elettori contro il 18,99% di un altro candidato, Agathon Rwasa. Tra l’altro il partito del presidente, il CNDD-FDD, aveva ottenuto il 60,3 dei voti nelle elezioni per il nuovo Parlamento, il 29 giugno precedente.
Questi dunque i fatti sulla situazione nel Burundi, a meno di un mese dalla scadenza del mandato annuale del Presidente dell’UA Robert Mugabe, già alleato di ferro di Gheddafi. Cosa c’entra a questo punto l’altra crisi internazionale, quella cruciale della Siria? E’ semplice: come già ho scritto più volte dall’autunno scorso ad oggi (Limesonline, Rivista della Cooperazione giuridica internazionale, numero di imminente pubblicazione; Agenzia Stampa Italiana, Italia Sociale, etc) quello della Russia in Siria è stato ed è il primo (sic) intervento legittimo in un paese straniero dalla fine del bipolarismo ad oggi. La cosiddetta comunità internazionale – leggi gli anglo-americani e i loro fedeli alleati – è sempre intervenuta infatti contro i governi centrali e a favore di minoranze etniche o religiose più o meno secessioniste, favorendo la strategia del caos in tutto il Vicino Oriente, oggi accentuatasi grazie all’ISIS.
Putin no: con grande senso di responsabilità il Presidente russo ha deciso di entrare in guerra contro il Daesh – un’organizzazione terroristica le cui milizie pochi giorni fa lo stesso Gran Mufti dell’Arabia saudita ha definito “soldati israeliani”: Riad, come noto è il principale sponsor arabo del califfo Al Baghdadi - e dalla parte del governo siriano, legittimo ai sensi dello Statuto delle Nazioni Unite, perché rappresentante ufficiale di uno Stato la cui sovranità e integrità territoriale è difesa dall’art. 2 della carta di San Francisco. Putin sta insomma promuovendo, anche attraverso l’ONU, una linea di ampliamento multilaterale della gestione delle crisi e dei conflitti del nuovo secolo, vedi la sua alleanza con l’Iran e con lo stesso Iraq postbaathista in funzione antiterroristica .
Ecco dunque il pericolo della crisi burundese: esso non sta tanto o solo nella situazione interna al paese, dove è soprattutto l’infima minoranza dei Tutsi (10-15% della popolazione, con il loro partito UPRONA che ha avuto appena il 6,25% dei voti nelle elezioni del 2015) ad opporsi con la violenza e le proteste di piazza a Nkurunziza. Il pericolo sta nell’effetto domino di una abusiva ingerenza dell’UA nella crisi. Non sarebbe legittima: come ha spiegato correttamente Nkurinziza (vedi l’Avvenire del 31 dicembre), l’intervento della cosiddetta forza di pace nel Burundi – potenzialmente possibile quando a fine mese Mugabe dovrà passare la staffetta al suo successore – costituirebbe “un’aggressione”, una misura assolutamente illegittima, visto che “il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non l’ha deliberato” e che l’invio di una missione di pace si potrebbe giustificare – ha detto ancora il Presidente del Burundi - “quando ci sono due forze belligeranti che si accordano su una forza di interposizione. Questo non è il caso del Burundi, perché noi stiamo affrontando un problema di sicurezza”.
La connection tra crisi siriana e crisi burundese, tra scacchiere mediorientale e scacchiere dei Grandi Laghi, sta dunque qui: mentre Putin contatta i vertici delle grandi potenze e investe con la sua linea d’azIone il massimo organo (di fatto, e al di là delle legittime critiche per la sua riforma) del diritto internazionale, cioè il Consiglio di Sicurezza, l’oltranzismo bellicista fa leva sulle organizzazioni regionali (vedi anche l’alleanza antiterrorismo messa su da Riad, che tende ad salvare i cosiddetti ribelli moderati antiAssad) per scardinare e minare alle spalle la linea di “guerra per la pace” di Vladimir Putin. La periferia e le organizzazioni di settore accerchiano il centro, depositario ultimo – nel bene e nel male – del diritto internazionale. Se l’UA dovesse marciare oltre i confini inviolabili del Burundi, violerebbe chiarament sia la Carta delle Nazioni Unite, sia la sua stessa ‘prassi consuetudinaria”: la missione militare in Somalia dell’Unione Africana fu resa operativa infatti, nel 2007, solo dopo il sì del Consiglio di Sicurezza.
Prof. Claudio Moffa
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Alcune note per comprendere la vicenda
- 5 maggio: la corte costituzionale esprime parere favorevole alla terza ricandidatura del presidente alle elezioni presidenziali
- 8 maggio: il presidente Pierre Nkurunziza presenta la propria candidatura per un terzo mandato alle elezioni presidenziali del 26 giugno
- 13 maggio: tentativo di colpo di stato da parte del général major Godefroid Niyombare, già alleato di Nkurunziza
- 15 maggio: il tentativo di colpo di stato è dichiarato fallito. I responsabili vengono catturati. Le manifestazioni non si fermano.
- 23 maggio: Zedi Feruzi, leader del partito d'opposizione UPD-Zigamibanga, viene assassinato a Bujumbura insieme alla guardia del corpo. Le manifestazioni contro la ricandidatura del presidente continuano con vigore. Finora si contano 20 morti e 431 feriti nel corso degli scontri, mentre i profughi che hanno abbandonato il paese sono circa 200.000. La Francia annuncia la sospensione della cooperazione militare col Burundi.
- 29 giugno: elezioni parlamentari. Vittoria del CNDD–FDD col 60,3% 77 seggi.
- 21 luglio: elezioni presidenziali. Pierre Nkurunziza 69,41% ottiene il terzo mandato, Agathon Rwasa 18,99%.
Unione africana
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Unione africana
Abbreviazione
UA
Tipo
Organizzazione internazionale
Fondazione
9 luglio 2002
Sede centrale
Addis Abeba
Area di azione
Africa
Presidente
Robert Mugabe
Lingue ufficiali
Arabo, francese, inglese, portoghese, spagnolo, swahili
Motto
Let Us All Unite and Celebrate Together
Sito web
L'Unione africana (UA) è un'organizzazione internazionale comprendente tutti gli Stati africani ad eccezione del Marocco, con sede ad Addis Abeba, in Etiopia.
Indice
1 Storia
2 Caratteristiche e funzioni
3 Membri
4 Organizzazione
4.1 Assemblea dell'unione africana
4.2 Commissione dell'Unione africana
4.3 Consiglio esecutivo
4.4 Comitato dei rappresentanti permanenti
4.5 Comitati tecnici specializzati
4.6 Consiglio economico, sociale e culturale
4.7 Corte di giustizia
4.8 Parlamento panafricano
4.9 Consiglio di pace e di sicurezza
4.10 Istituzioni finanziarie
5 Organismi collegati
5.1 New Partnership for Africa's Development
5.2 African Peer Review Mechanism
5.3 Comprehensive Africa Agricolture Development Program
5.4 La Cooperazione con l'Unione Europea
6 Cronologia degli incontri
7 Note
8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Storia
Si tratta di un'organizzazione internazionale molto giovane, nata ufficialmente con il primo vertice dei capi di Stato e di governo del 9 luglio 2002 a Durban, in Sudafrica, durante il quale ne assunse la presidenza Thabo Mbeki, presidente sudafricano. Nel corso del vertice, al quale presenziava tra gli altri il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, furono sottoscritti i primi atti riguardanti gli organi dell'Unione, ovvero il protocollo relativo allo stabilimento del Consiglio di pace e sicurezza e lo statuto della commissione, e furono stabilite regole e procedure per l'Assemblea, il consiglio esecutivo e il comitato dei rappresentanti permanenti.
Le fasi del processo di sviluppo precedenti al vertice di Durban avvennero all'interno dell'Organizzazione dell'unità africana. Nella sessione straordinaria del 1999 a Sirte, in Libia, (luogo di nascita del Leader libico Muammar Gheddafi promotore dell'organizzazione, anche con cospicui capitali) l'Organizzazione decise la nascita della nuova Unione. Il Sahara occidentale è ammesso come Repubblica Democratica Araba dei Sahraui, pur non essendo a tutti gli effetti indipendente trattandosi di un territorio occupato dal Marocco.
Nel 2000 fu adottato l'atto costitutivo, che entrò in vigore il 26 maggio 2001, un mese esatto dopo la sottoscrizione della Nigeria, il trentaseiesimo Stato ad averlo ratificato. Come previsto dall'atto per un anno vi fu coesistenza tra le due organizzazioni.
Caratteristiche e funzioni
L'Unione africana ha molto in comune con l'organizzazione che l'ha preceduta; si pone tuttavia come il suo superamento, sia per quanto riguarda gli obiettivi sia per le capacità.
Quella che è percepita come la maggiore differenza è la capacità dell'Unione di intervenire in conflitti interni agli stati in situazioni quali genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, secondo quanto stabilito dall'articolo 4H dell'Atto costitutivo. In questo articolo sono citati tutti i principi a cui si ispira l'Unione africana, ed è degna di nota la presenza del riferimento al rispetto per i principi democratici, i diritti umani, le regole della legge e del governo, in quanto l'Organizzazione dell'unità africana taceva su questi temi. Per quanto riguarda gli obiettivi contenuti nell'articolo 3, vi sono accenni alla promozione di pace, sicurezza e stabilità nel continente, alla partecipazione popolare e al buon governo, ma anche allo sviluppo sostenibile e alle condizioni necessarie per permettere all'Africa di ottenere il ruolo che le spetta nell'economia globale e nelle negoziazioni internazionali.
Nell'articolo 23.1 è fatto riferimento alle sanzioni stabilite dall'Assemblea da comminarsi a quegli stati che non versino i contributi dovuti all'Unione. Nell'articolo 23.2 vi è invece il riferimento agli stati che manchino di uniformarsi alle decisioni e alle politiche stabilite dall'Unione. Le sanzioni, anche in questo caso stabilite dall'assemblea, possono essere di natura economica e politica. Infine nell'articolo 30 si parla di sospensione dall'Unione per un governo che ottenga il potere con mezzi incostituzionali, senza tuttavia approfondire l'argomento.
Membri
L'Unione conta 54 membri, comprendendo tutti gli Stati internazionalmente riconosciuti del continente africano con l'eccezione del Marocco, che già si era ritirato dall'Organizzazione dell'unità africana nel 1984 a seguito del riconoscimento dell'indipendenza del Sahara Occidentale, sotto occupazione marocchina.
La Repubblica Centrafricana è attualmente sospesa dall'organizzazione a causa del colpo di Stato del 2013.[1]
Organizzazione
Assemblea dell'unione africana
L'Assemblea dell'unione africana è composta da capi di Stato e di governo, ed è l'organo principale con poteri decisionali. Si riunisce una volta l'anno in sessione ordinaria e ogni volta che lo richiedano i due terzi degli Stati. Il presidente rimane in carica un anno. La procedura di decisione è il consensus, se fallisce è richiesta la maggioranza dei due terzi. La maggioranza semplice è richiesta invece per le decisioni procedurali. Il quorum necessario per i lavori è i due terzi, trentaquattro stati. L'assemblea si riserva la possibilità di delegare a uno degli altri organi qualsiasi suo potere.
Dal gennaio 2015, il presidente dell'Unione africana è stato Robert Mugabe, già presidente del Zimbabwe.
Commissione dell'Unione africana
La Commissione, con sede ad Addis Abeba, rappresenta il segretariato dell'Unione. Lo statuto che ne stabilisce funzioni, organizzazione ed obblighi è stato presentato al primo vertice dell'Unione africana nel 2002; dal 2012 il presidente della Commissione è Nkosazana Dlamini-Zuma, Sudafrica.
Consiglio esecutivo
Il Consiglio esecutivo è composto dai ministri degli Esteri o dai loro delegati. La procedura di decisione è uguale a quella dell'Assemblea. Il suo compito è monitorare l'esecuzione delle politiche adottate dall'organo decisionale, inoltre è responsabile di alcune materie come energia, risorse idriche, tecnologia. Secondo quanto stabilito dall'articolo 13.3 dell'atto costitutivo dell'Unione africana, può delegare qualsiasi suo potere ai comitati tecnici specializzati. Risponde all'Assemblea ma è dotato di un certo grado di indipendenza, infatti l'articolo 12 prevede che adotti regole e procedure senza l'assistenza dell'Assemblea.
Comitato dei rappresentanti permanenti
Il Comitato ha il compito di seguire le istruzioni del consiglio esecutivo e prepararne i lavori. Molto simile al COREPER dell'Unione europea è stato tuttavia integrato negli organi dell'Unione africana, a differenza del suo omologo europeo.
Comitati tecnici specializzati
Consiglio economico, sociale e culturale
(ECOSOCC) è composto da gruppi sociali e culturali presenti negli Stati membri, ma ha solo capacità di avviso.
Corte di giustizia
Non è stata ancora insediata; nell'atto costitutivo viene fatto riferimento soltanto, all'articolo 26, ai suoi poteri nell'interpretazione del Trattato.
Parlamento panafricano
Lo stesso argomento in dettaglio: Parlamento panafricano.
È stato inaugurato il 18 marzo 2004 a Midrand, in Sudafrica, ed attualmente ha solo funzioni consultive e di avviso, con l'obiettivo tuttavia di evolvere in un'istituzione con poteri legislativi.
Consiglio di pace e di sicurezza
Non previsto nell'atto costitutivo, ha iniziato la sua attività il 25 maggio 2004. Organo già esistente all'interno dell'Organizzazione dell'unità africana, è stato ricreato all'interno dell'Unione come strumento per la prevenzione, la gestione e la risoluzione dei conflitti. Il relativo protocollo, presentato al vertice di Durban del 2002, stabilisce all'articolo 2.2 che il Consiglio sia supportato dalla Commissione dell'unione africana, un consiglio di saggi, un sistema di allarme immediato continentale, una forza militare africana, African Standby Force, e da un fondo monetario speciale.
Le relazioni tra il Consiglio, le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali sono il contenuto dell'articolo 17 del protocollo, dove è specificato che vi sarà stretta collaborazione, in particolare con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il Consiglio guida le missioni di Peacekeeping dell'Unione africana, l'African Mission in Sudan attiva dal giugno 2004, e l'African Mission in Somalia, attiva dall'inizio del 2007.
Attualmente il Consiglio è composto da:
dieci membri con mandato biennale:Benin; Burkina Faso; Burundi; Ciad; Rwanda; Swaziland; Uganda; Tunisia; Zambia; Mali
cinque membri con mandato triennale: Algeria; Angola; Etiopia; Gabon; Nigeria
Istituzioni finanziarie
Banca centrale africana
Fondo monetario africano
Banca africana degli investimenti
Organismi collegati
New Partnership for Africa's Development
Lo stesso argomento in dettaglio: New Partnership for Africa's Development.
Il New Partnership for Africa's Development (NEPAD), è attualmente inserito nella struttura dell'Unione Africana: ha la sua origine da un mandato dell'Organizzazione dell'Unità Africana a cinque capi di Stato (Algeria, Egitto, Nigeria, Senegal e Sudafrica) per la creazione di una struttura socio-economica integrata di sviluppo per l'Africa nel 1999.
È stato adottato in forma di dichiarazione nel 2001, al vertice dell'Organizzazione dell'Unità Africana tenutosi a Lusaka. Il principale organo è il Head of State and Government Implementation Committee, che risponde direttamente all'Assemblea presentando un rapporto annuale durante il vertice dell'Unione; comprende quindici nazioni, tre per ogni regione africana, ed ha il compito di definire le politiche, le priorità e il programma di azione. Il Comitato Direttivo è composto dai rappresentanti dei Capi di Stato e di Governo, e sorveglia i programmi e i progetti di sviluppo. Il Segretariato ha funzione di coordinazione.
Le priorità del NEPAD sono stabilire le condizioni per uno sviluppo sostenibile assicurando pace e sicurezza, cooperazione e integrazione regionale, riformare le politiche per accrescere gli investimenti by name\\\0022 ""> in alcuni settori ritenuti strategici come agricolturltura, sanità, trasporti, energia, export, turismo e mercato intra-africano, ed infine mobilitare le risorse per attrarre maggiori investimenti esteri ed accrescere il flusso di capitali attraverso ulteriori riduzioni del debito e crescenti aiuti allo sviluppo.
African Peer Review Mechanism
Collegato al NEPAD si trova l'African Peer Review Mechanism (APRM), uno strumento al quale l'accesso è volontario, e il cui mandato è monitorare le azioni e le politiche degli Stati membri, assicurando che siano progredendo verso la realizzazione degli obiettivi e che siano conformi ai valori del NEPAD in quattro aree principali: democrazia e politica governativa, economia, struttura governativa e sviluppo socio-economico. L'APRM si ispira ad un principio di trasparenza e non è finalizzato alla punizione e all'esclusione di eventuali Stati non virtuosi. La pubblicazione del Memorandum d'Intesa è avvenuta nel 2003, e tre anni dopo avevano aderito ventisei Stati.
Comprehensive Africa Agricolture Development Program
Altra organizzazione collegata è il Comprehensive Africa Agricolture Development Program (CAADP), la cui realizzazione è stata studiata dal Comitato Direttivo in collaborazione con la FAO nel 2002.
La Cooperazione con l'Unione Europea
Il 3 e 4 aprile 2000, al Cairo, in Egitto, si tenne il primo incontro tra l'Unione europea e l'Organizzazione dell'Unità Africana. Durante l'incontro vennero firmati due documenti riguardanti la strategia di sviluppo da attuare congiuntamente: La Dichiarazione del Cairo e Il Piano d'Azione del Cairo.
Nella Dichiarazione furono elencati gli obiettivi da raggiungere, come l'integrazione dell'Africa nell'economia mondiale, la cooperazione economica e l'integrazione regionale, ma anche il rispetto dei diritti umani, dei principi e delle istituzioni democratiche.
Il Piano d'Azione previde innanzitutto un meccanismo consistente di vertici a livello di capi di Stato e di Governo, basati su un principio di continuità, e di più frequenti incontri a livello ministeriale.
Dopo la prima Conferenza Ministeriale, tenutasi l'11 ottobre 2001 a Bruxelles ancora tra rappresentanti dell'Ue e dell'OUA, a partire dal 2002 gli incontri ministeriali sono avvenuti tra Ue e Ua:
il 28 novembre 2002 a Ouagadougou
il 10 novembre 2003 a Roma,
il 1º aprile 2004 a Dublino,
il 4 dicembre 2004 ad Addis Abeba,
l'11 aprile 2005 nel Lussemburgo,
l'8 maggio 2006 a Vienna,
il 10 ottobre 2006 a Brazzaville,
il 15 maggio 2007 a Bruxelles
Durante questi anni si sono rafforzati i rapporti tra altri organi delle Unioni:
Le Commissioni si sono incontrate ogni anno dal 2004 e dal 2006 hanno istituzionalizzato il Business Forum, inteso come uno strumento di dialogo per permettere l'incontro tra esponenti del settore privato di entrambi i continenti, con diverse finalità:
dare voce al settore privato in Africa
migliorare l'influenza africana nel mondo degli affari e negli investimenti per il clima
rendere l'Africa più attraente per il settore privato europeo.
Il primo è stato organizzato il 16 e 17 novembre 2006 a Bruxelles dalla Commissione europea, il secondo il 21 e 22 giugno ad Accra, dalla Commissione dell'Unione africana.
Per quanto riguarda i Vertici a livello di Capi di Stato e di Governo, il primo dopo quello del Cairo era previsto a Lisbona nell'aprile 2003 ma è stato annullato dall'Unione europea per protesta contro la presenza di Robert Mugabe, in quanto presidente di uno Stato colpito da sanzioni da parte dell'Unione. È stato necessario attendere quattro anni perché il Vertice potesse svolgersi, sempre a Lisbona, sempre alla presenza di Mugabe, il 10 e 11 dicembre 2007.
Il rapporto istituzionale ha dato vita a iniziative di sostegno e a progetti condivisi:
Il Peace Facility for Africa nel 2003,
La Strategia dell'Unione europea per l'Africa del 2005,
Il Partenariato Eurafricano sulle Infrastrutture del 2006
Note
^ African Union suspends Central African Republic after coup, su Los Angeles Times. URL consultato il 17 giugno 2015.
Voci correlate
Banca centrale africana
Bandiera dell'Unione africana
Commissione dell'Unione africana sul diritto internazionale
Organizzazione dell'unità africana
Parlamento panafricano
Presidenti dell'Unione africana
New Partnership for Africa's Development
Stati Uniti d'Africa
Altri progetti
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Collegamenti esterni
(AR, EN, FR, PT) Sito ufficiale dell'Unione africana
(EN, FR) Sito ufficiale del NEPAD
Controllo di autorità
VIAF: (EN) 155382974 · LCCN: (EN) no2001048790 · ISNI: (EN) 0000 0001 2189 9463 · GND: (DE) 10042911-7 · BNF: (FR) cb144997429 (data) · NLA: (EN) 41330576
Presidenti dell'Unione africana
Nome
Inizio del mandato
Fine del mandato
Nazione
Thabo Mbeki
9 luglio 2002
10 luglio 2003
Sudafrica
Joaquim Chissano
10 luglio 2003
6 luglio 2004
Mozambico
Olusegun Obasanjo
6 luglio 2004
24 gennaio 2006
Nigeria
Denis Sassou-Nguesso
24 gennaio 2006
24 gennaio 2007
Rep. del Congo
John Kufuor
30 gennaio 2007
31 gennaio 2008
Ghana
Jakaya Kikwete
31 gennaio 2008
2 febbraio 2009
Tanzania
Mu'ammar Gheddafi
2 febbraio 2009
31 gennaio 2010
Libia
Bingu wa Mutharika
31 gennaio 2010
31 gennaio 2011
Malawi
Teodoro Obiang Nguema Mbasogo
31 gennaio 2011
29 gennaio 2012
Guinea Equatoriale
Yayi Boni
29 gennaio 2012
27 gennaio 2013
Benin
Haile Mariam Desalegn
27 gennaio 2013
30 gennaio 2014
Etiopia
Mohamed Ould Abdel Aziz
30 gennaio 2014
30 gennaio 2015
Mauritania
Robert Mugabe
30 gennaio 2015
in carica
Zimbabwe
Commissione dell'Unione africana sul diritto internazionale
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La Commissione dell'Unione africana sul diritto internazionale è un organo consultivo dell'Unione africana.
Statuto
Lo statuto della Commissione è stato adottato alla 12ª Sessione ordinaria della Conferenza africana, tenuta ad Addis Abeba (Etiopia) dal 1° al 4 febbraio 2009.
Membri
Membri eletti per 3 anni da luglio 2009:
Mr. Rafaa Ben ACHOUR - Tunisia
Mr. Nkurunziza DONATIEN - Burundi
Ms. Lilian Bokeeye MAHIRI-ZAJA - Kenya
Mr. Kholisani SOLO - Botswana
Mr. Atanazio Kayafa TEMBO - Malawi
Membri eletti per 5 anni da luglio 2009:
Mr. Ebenezer APPREKU - Ghana
Mr. Minelik Alemu GETAHUN - Ethiopia
Mr. Filali KAMEL - Algeria
Mr. Adelardus KILANGI - Tanzania
Mr. Blaise TCHIKAYA - Congo
Mr. Cheikh Tidiane THIAM - Senegal
Collegamenti esterni
Statuto della Commissione dell'Unione africana sul diritto internazionale
Portale dell'Unione africana
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approva la missione di pace dell'Unione Africana in Somalia
sabato 24 febbraio 2007
La Somalia
Mappa della Somalia.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato l'impiego di una forza di pace dell'Unione Africana per un periodo di sei mesi.
I quindici membri del consiglio si sono riuniti martedì 20 febbraio e hanno approvato all'unanimità la risoluzione 1744, che permette ai membri dell'Unione Africana di portare avanti una missione in Somalia «...per supportare il dialogo e la riconciliazione in Somalia per la messa in sicurezza della regione e la protezione» di coloro che fanno parte del congresso per la riconciliazione nazionale, compreso il governo federale di transizione guidato da Ali Mohammed Ghedi.
Fra gli obiettivi della missione ci sono la creazione di «tutte le misure di sicurezza per l'arrivo di una missione umanitaria» e la mezza in sicurezza delle infrastrutture chiave. La missione è stata chiamata AMISOM, un acronimo che sta per "African Mission in Somalia."
L'iniziativa per la costituzione del congresso per la riconciliazione nazionale era stata annunciata dal presidente somalo Abdullahi Yusuf Ahmed durante un recente summit dell'Unione Africana. Nel testo della risoluzione, il Consiglio che il congresso ha bisogno di una base ampia, che rappresenti tutte le diversità della popolazione somala.
Mentre l'esatto numero dei soldati è ancora sconosciuto, fonti diplomatiche hanno parlato di circa 8 000 truppe che potrebbero essere inviate nella regione, metà della quali provenienti da Burundi, Ghana, Nigeria e Uganda. L'Uganda dovrebbe essere la prima a dispiegare le proprie truppe, per un totale di circa 1 500.
L'Etiopia non prenderà parte dell'AMISOM. L'intervento del Paese in Somalia lo scorso dicembre, a favore delle forze leali a Ghedi, aveva ricevuto molte critiche.
Il primo ministro etiope, Meles Zenawi, che aveva recentemente annunciato il ritiro dell'esercito in Somalia, aveva ammesso che il Paese non vuole più prendere parte alla questione somala, e che la guerra è servita solo a proteggere l'Etiopia dall'Unione delle Corti Islamiche, che nello scorso dicembre controllavano gran parte del Paese, compresa la capitale Mogadisho.
Questo articolo, o parte di esso, deriva da una traduzione di UN Security Council approves African Union peace keepers for Somalia, pubblicato su Wikinews in inglese.
Per permettere la missione, il Consiglio ha alleggerito l'embargo militare attivo dal 1992, che avrebbe contribuito negli ultimi anni alla pace e alla sicurezza della Somalia. Gli Stati che forniscono armi e altri mezzi militari devono ancora informare il comitato per le sanzioni, ma il Consiglio intende considerare urgentemente i modi per rafforzare l'efficacia dell'embargo.
Insieme alla risoluzione, il Consiglio di Sicurezza ha chiesto al Segretario Generale Ban Ki-Moon «di inviare una missione di assistenza tecnica al quartier generale dell'Unione Africana e in Somalia il più presto possibile per una ricognizione sulla situazione politica e sulla sicurezza e per verificare la possibilità di una forza di peacekeeping che segua il dispiegamento delle forze dell'Unione Africana».