Kazakhstan. Nazarbayev fissa le parole-chiave: crescita, riforme e sviluppo

(ASI) Come avviene verso la fine di ogni anno, anche in questo 2015 il presidente kazako Nursultan Nazarbayev ha esposto alla cittadinanza il suo discorso sullo stato del Paese.

Si tratta solitamente di un momento importante nella vita politica del Kazakhstan, che fornisce i giusti stimoli e le indicazioni al governo di Astana per il proseguimento dell'attività legislativa nell'anno successivo. Il 2016 sarà un anno decisivo per l'emergente nazione centrasiatica.

Si chiuderà la prima metà del periodo di sviluppo trentennale stabilito nel piano 'Kazakhstan-2030' - pubblicato nel 1997 ed aggiornato appena tre anni fa dal nuovo ed ambizioso piano 'Kazakhstan-2050' - e si entrerà in un quindicennio in cui il Paese non sarà più considerato un semplice outsider della politica internazionale ma un attore di primo piano chiamato a confermare, consolidare ed accrescere lo status di potenza regionale raggiunto in Asia Centrale nel corso degli ultimi quattro lustri. Già tra meno di due anni, Astana ospiterà la nuova edizione mid-term di Expo, un'esposizione internazionale, non universale come Milano 2015 o Dubai 2020, tuttavia specializzata su un tema di ampia portata e dai mille agganci interdisciplinari qual è quello dell'energia.

 

La crisi come spinta per ripartire

Ma come arriverà il Kazakhstan a questo Expo 2017 dedicato al tema Future Energy? Come si presenterà la repubblica guidata da Nursultan Nazarbayev di fronte al resto del mondo? Quale biglietto da visita sapranno presentare i leader politici, gli imprenditori, i manager, gli ingegneri, i tecnici, le forze di sicurezza e tutte le maestranze del Paese a ventiquattro anni dalla dichiarazione di indipendenza dall'URSS?

Giunti quasi alla fine del 2015, possiamo cominciare a dare risposte concrete a queste domande cruciali per il futuro del Kazakhstan, proprio a partire dal discorso che il presidente ha pronunciato in diretta televisiva lo scorso 30 novembre. La chiave di volta di Nazarbayev è senz'altro il capovolgimento della prospettiva dominante in Occidente. Secondo il leader kazako, infatti, la crisi mondiale e la situazione di rallentamento globale della crescita contengono "non soltanto fattori di rischio, ma anche nuove opportunità".

L'esempio è fornito dalla recente storia del Paese centrasiatico che, all'inizio del suo percorso di indipendenza, analogamente a molte altre repubbliche ex sovietiche, attraversò una fase economica critica in cui "la produzione si era fermata e le persone avevano perduto il proprio lavoro e i propri mezzi di sostentamento". Qualche anno dopo, mentre il Kazakhstan cominciava a costruire la sua stabilità, nel biennio 1997-1998 scoppiò la crisi finanziaria nel Sud-Est Asiatico.

Eppure, "a quel tempo - prosegue Nazarbayev - inaugurammo i lavori per la costruzione della nuova capitale Astana, il Consorzio Petrolifero del Caspio cominciò ad entrare in funzione e adottammo la Strategia 'Kazakhstan-2030'". La decisione, presa alla fine degli anni Novanta, di creare un fondo sovrano si è poi mostrata in tutta la sua importanza "quando è scoppiata la crisi finanziaria globale nel biennio 2007-2009". All'epoca, il governo stanziò quasi 20 miliardi di dollari, pari al 14% del PIL kazako di allora, destinandoli a progetti pensati per salvaguardare l'occupazione, riparare e costruire strade e migliorare i servizi pubblici sia nei centri urbani che in quelli rurali. A quel fondo attinsero anche "il settore bancario, gli agricoltori, le piccole e le medie imprese".

Rivendicando lungimiranza e capacità di programmazione, soprattutto nelle contingenze internazionali più difficili, Nazarbayev ha così presentato quella che definisce una "strategia anti-crisi proattiva", strutturata su sette pilastri:

- il secondo piano quinquennale per lo sviluppo dell'industria innovativa, finalizzato a creare un'economia non più dipendente dall'export di materie prime;

- il programma statale per lo sviluppo infrastrutturale Nurly Zhol (Sentiero Luminoso);

- l'aggiornamento del Piano Nazionale 'Cento passi specifici per rafforzare le cinque riforme istituzionali', che include più di 80 leggi finalizzate alla semplificazione per le piccole e medie imprese e al miglioramento della governance, dell'istruzione e della sanità;

- l'accumulazione dei fondi pubblici e delle riserve di valuta estera necessari;

- la preparazione di piani di azione alternativi per scenari diversi;

- il potenziamento di nuovi settori economici nel quadro dell'industrializzazione innovativa;

- il cambiamento nel comportamento economico dei kazaki.

Nonostante l'inasprimento della crisi globale abbia cominciato a mettere in difficoltà anche le economie emergenti che avevano guidato la ripresa mondiale almeno fino al 2013, il Kazakhstan ha raggiunto il 42° posto nell'indice di competitività globale stilato dal Forum Economico Mondiale, il 41° posto nella classifica della Banca Mondiale relativa all'indice del clima per gli investimenti ed il riconoscimento ufficiale dello status di membro a pieno titolo del WTO.

 

Avanti con le riforme

Secondo il presidente Nazarbayev, ci sono oggi cinque aree cruciali su cui il Paese deve insistere con le riforme: politica monetaria, politica fiscale, privatizzazioni, politica di investimento e politica sociale. La stabilizzazione del sistema finanziario passa attraverso un processo di parziale liberalizzazione del tasso di cambio del tenge (valuta nazionale), analogamente a quanto deciso dalla Banca centrale cinese per lo yuan durante la scorsa estate. In base alle previsioni di Nazarbayev, queste misure serviranno a "rafforzare la fiducia nella moneta nazionale attraverso l'espansione degli strumenti di 'de-dollarizzazione'" e a "ridurre l'inflazione sino al 4% nel medio termine".

'Vivere secondo i propri mezzi' è invece il principio che regola la politica fiscale del Kazakhstan, soprattutto in una fase critica per l'economia mondiale, come questa. Attualmente il Paese "registra una riduzione delle entrate fiscali di circa il 20%", mentre "i pagamenti dell'IVA sono scesi di un quarto e le entrate da IRES del 13%". Tuttavia, Nazarbayev sa che "aumentare le tasse non è la soluzione a questo problema" ma che, anzi, "accrescerebbe soltanto la pressione fiscale sulle imprese". Allo stesso tempo, sarebbe "una decisione miope" anche quella di coprire le spese correnti attingendo al fondo sovrano. Si pensa, perciò, di ottimizzare la politica fiscale attraverso la sostituzione dell'IVA con un'imposta sul venduto, l'eliminazione delle esenzioni improduttive e la semplificazione del sistema di imposizione che dovrà essere suddiviso in soli tre livelli: quello comune, quello sui brevetti per le imprese individuali e un regime speciale per le piccole e medie imprese ed il settore agricolo. Solo in questo modo, per il presidente, sarà possibile recuperare l'economia sommersa.

Le privatizzazioni e lo stimolo alla competitività costituiscono un altro ambito dove il Kazakhstan dovrà intervenire con forza. Al momento, lo Stato possiede più di 7.000 imprese. In particolare, Nazarbayev sostiene che il fondo sovrano Samruk-Kazyna, detentore di una serie di grandi aziende che determinano il 40% del PIL, e la compagnia statale KazAgro "non esercitano un controllo efficace sui grandi asset che possiedono nei settori industriale ed agricolo". Oltre all'inefficienza, il presidente denuncia anche l'esubero nelle assunzioni e lo spreco delle risorse di bilancio che allo stesso tempo porta al crowding-out (diminuzione della domanda privata) da parte degli investitori e delle imprese non-pubbliche. Nazarbayev pensa così di rivedere alcune disposizioni presenti nella Legge sulla Proprietà Statale e nel Codice Civile e di ridurre la lista delle compagnie strategiche non soggette alla privatizzazione.

Nella prossima decade, il Kazakhstan avrà anche bisogno di "garantire una crescita economica annuale del 5%, raddoppiare l'esportazione di prodotti trasformati rispetto al 2015 per portarla a 30 miliardi di dollari all'anno, aumentare gli investimenti annui di oltre 10 miliardi di dollari e di almeno 100 miliardi di dollari entro dieci anni, creare più di 660.000 nuovi posti di lavoro e raddoppiare la produttività". Per strutturare una tale politica di investimenti, il governo sta pensando all'istituzione di sei nuove macroregioni (Sud, Nord, Centro-Orientale, Occidentale, Almaty e Astana), che sarà resa possibile dall'interconnessione logistica ed infrastrutturale tra le province che le andranno a comporre. Vanno in questa direzione i lavori tutt'ora in corso per la costruzione delle linee ferroviare Borzhakty-Ersai, Almaty-Shu e del tunnel ferroviario presso il porto caspico di Kuryk, che rientrano nel piano Nurzly Zhol, fin'ora sostenuto da fondi statali sebbene sia già in atto una procedura di diversificazione delle risorse: "Durante la mia visita a Pechino - afferma Nazarbayev - abbiamo raggiunto accordi sui prestiti con Bank of China pari a 2,6 miliardi di dollari [...] avremo bisogno di coinvolgere in questi progetti investitori locali e stranieri". 

 

Un solido welfare

Il quinto ambito è la politica sociale, dove "lo Stato ha sempre adempiuto ai suoi obblighi in ogni caso". Il controllo della spesa pubblica e la lotta dichiarata dal presidente alle sacche di inefficienza presenti in alcuni asset statali non pregiudicano le basi fondamentali del welfare kazako. L'idea del presidente recupera concetti cari all'economia sociale di mercato. Gli inviolabili criteri della giustizia sociale, dunque, non devono essere distorti né assumere la piega dell'assistenzialismo, perché "qualsiasi contributo sociale aumenta la pressione non solo sulle casse dello Stato ma anche su ogni lavoratore kazako". Nazarbayev chiarisce così che "l'idea di giustizia sociale non dovrebbe capovolgersi in un'ingiustizia sociale, soprattutto se a discapito dei lavoratori".

Il ruolo dello Stato, dunque, "deve essere quello di sostenere i cittadini più disagiati e di promuovere gli investimenti nel capitale umano", a patto che questo sostegno spetti soltanto a chi ne ha davvero bisogno, in relazione alle sue oggettive condizioni economiche e di vita.

Le misure adottate dal governo in questo senso hanno già prodotto risultati di primo piano: "Sono state costruite - ricorda Nazarbayev - 1.300 strutture sanitarie e più di 1.700 centri di formazione". Ormai "i medici possono eseguire persino le più sofisticate operazioni nel nostro Paese". Ma le nuove disposizioni avranno ricadute persino più importanti. "Il salario dei dipendenti pubblici, gli assegni sociali e le borse di studio aumenteranno del 30%", mentre dal primo gennaio 2016 "i salari dei dipendenti del settore sanitario cresceranno del 28%, quelli dei docenti del 29% e quelli degli operatori sociali del 40%". Sarà, inoltre, approvato anche l'adeguamento delle pensioni in base all'inflazione. Il presidente ha poi chiesto al governo di sviluppare una nuova Procedura per l'Occupazione allo scopo di migliorare e rafforzare la Procedura precedente, stilata nel biennio 2009-2010. L'obiettivo è quello di "stabilizzare il mercato del lavoro attraverso piani di sviluppo infrastrutturale locale e di bonifica di città e villaggi". In generale, Nazarbayev chiede di rivedere i sistemi di sostegno sociale entro i prossimi tre mesi e di adattarli all'idea sociale generale a partire dal 2017.

Andrea Fais Agenzia Stampa Italia

 
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