(ASI) Bruxelles – Il momento che molti auspicavano è infine giunto. La Grecia ha presentato una richiesta di proroga degli aiuti di stato in scadenza il 28 febbraio.
In cambio si è impegnata ad attuare parte delle riforme e a potenziare la lotta all’evasione fiscale così come il mantenimento del pareggio di bilancio. Atene ha però preteso che i modi e i tempi di attuazione delle riforme restino di propria competenza. Il documento, la cui ricezione è stata confermata dallo stesso presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselboem, è ora al vaglio della commissione tecnica, ma ha già riscosso il parere positivo del presidente della commissione europea Jean Claude Junker che l’ha definito “un segnale incoraggiante che porterà al raggiungimento di un ragionevole accordo nell’interesse di tutta l’eurozona”.
Se dunque da parte dei rappresentanti U.E, la proposta di Atene è stata accolta con apertura e ottimismo, lo stesso non si può dire per la Germania. Nei giorni scorsi, la posizione rigorista ad oltranza di Berlino, che pretendeva il rispetto degli accordi in essere al pari di un dogma nella miglior tradizione dei fanatismi, era stato un dei principali fattori che avevano portato le trattative a un punto morto. Mentre oggi, di fronte al documento greco, il panzer tedesco sembra essere in piena crisi di identità. Da una parte i fanatici portabandiera del rigore autoproclamatisi capipopolo per la difesa dei cittadini tedeschi, capeggiati dal ministro della finanza Schaeuble, il quale ha fatto sapere in mattinata di giudicare la proposta di Atene “priva di alcuna soluzione sostanziale e accettabile”. Dall’altra parte, il neonato fronte delle “colombe europeiste”, è capeggiato dal vicecancelliere Sigmar Gabriel, che ha replicato all’intervento del ministro delle finanze dichiarando –“la proposta del governo greco per le trattative a prosieguo del programma di riforme va nella direzione giusta”.
A complicare ulteriormente le cose per Schaeuble, anche la posizione assunta dal “neo – pragmatista” presidente del parlamento U.E. Martin Schultz. Schultz, solo fino a pochi mesi fa una delle principali voci del fronte rigorista, dopo la vittoria di Tsipras alle elezioni greche, si è dimostrato “aperto e fiducioso”, come egli stesso si è definito in più di un occasione, verso il nuovo corso di Atene. Quindi anche oggi non ha mancato di confermare la propria linea di fiducia alla Grecia e apertura verso le proposte di Atene, non tralasciando di sottolineare il suo “sgomento per la reazione rapida ed immotivata del ministro delle finanze tedesco Schaeuble di fronte a un accordo che va nella direzione giusta” che ha poi proseguito chiedendo la “fine dei Diktat in favore di una maggior apertura alla discussione prima di pronunciarsi nettamente contrari o favorevoli”. E mentre il “cannone vorrebbe sparare ma la torretta rifiuta di puntare”, il leader del panzer tedesco, la cancelliera Angela Merkel, non ha ancora assunto una posizione ufficiale riguardo la proposta greca, anche se è attesa da molti entro le prossime ore.
Ulteriori sostegni alla posizione greca sono giunti da numerosi paesi dell’eurozona tra cui Francia ed Italia. Il premier Renzi ha precisato che l’Italia starebbe attualmente agendo da “cerniera” tra le posizioni rigoriste e quelle più aperte alla flessibilità. Alla trasmissione Virus, Renzi ha dichiarato – “i greci non possono fare i furbetti e lasciar pagare gli altri, ma, di fronte a un impegno sulle riforme, va concesso un minimo di flessibilità”.
La posizione del Fondo Monetario Internazionale, è stata invece freddamente tiepida. Il portavoce dell’Fmi Jerry Rice, ha fatto sapere che l’Fmi ha assunto una posizione defilata in quanto la discussione attuale riguarda il piano di aiuti europeo, mentre il programma dell’Fmi giungerà a scadenza nel mese di marzo 2016. Pertanto sarebbe da considerarsi ancora in vigore a tutti gli effetti.
Da parte greca, il ministro delle finanze Varufakis, ha precisato che la proposta ellenica attualmente allo studio dell’Eurogruppo riunito in seduta speciale, è stato redatto per “permettere sia il rispetto del mandato popolare, sia quello dei partner europei”. Ha poi ribadito che l’idea è sostanzialmente la restituzione degli aiuti europei effettivamente incassati dalla Grecia, rinegoziando però gli interessi percepiti dai creditori onde permettere la fine dell’austerità e la ripresa economica secondo quanto previsto da un documento congiunto firmato da tutti i ministri delle finanze europei nel 2012. In tale documento, si fa infatti esplicito riferimento all’impegno di garantire il “benessere dei paesi dell’unione”, prevedendo tra i vari strumenti per il raggiungimento di detto obbiettivo la riduzione dei debiti sovrani degli stati.
Cenusa Alexandru Rares - Agenzia Stampa Italia