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La Cina affossata dalla politica demografica

(ASI) Cina. Il China Daily nella giornata di lunedì 3 giugno ha riportato la notizia delle nuove maxi multe comunali in ambito demografico in fase di approvazione. L'ufficio legislativo della città di Wuhan ha infatti ideato una proposta di legge in rete per colpire  duramente le donne nubili che decideranno di avere un figlio.

I padri dei bambini non subiranno alcuna tassazione. Anche la città di Pechino e la provincia di Guangdong sono orientate in tal senso di marcia. La multa ideata avrà un alto valore punitivo essendo calcolata come il doppio del reddito annuale precedente il parto. La donna non sposata e con un bambino nella società cinese è ancora vittima di discriminazioni sociali, quali pettegolezzi e privazioni. La cittadinanza si riserverà di fare suggerimenti a riguardo sino al 7 giugno.

 

Tale orientamento demografico si inserisce nella politica del figlio unico della Repubblica cinese, che dagli anni '70  ad oggi impone alle famiglie cinesi la progenie di un solo figlio.  Per venti anni la tassazione per le famiglie che procreavano il secondo figlio era maggiorata di tre volte il reddito familiare, proprio come il metodo ideato per le donne nubili.

Le conseguenze culturali e sociali di tali pianificazioni hanno forgiato un nuovo tipo di società sui generis del tutto in antitesi al continente europeo. Le famiglie che necessitavano di un figlio maschio per il continuamento della stirpe procedevano con aborti ed infanticidi di bambine. La tassazione sul secondo figlio era accompagnata alla sterilizzazione dei genitori. In quaranta anni la Cina ha invertito la tendenza demografica mondiale auto causandosi una diminuzione nel numero di donne rispetto al numero di uomini. Il tasso di natalità è diminuito di 4 punti in venti anni toccando oggi lo 0.9%, dal 2.5% del 1980. Cio' ha sistematicamente inserito la Cina in un livello pericoloso di bassa fertilità. Questo fenomeno ha causato un preoccupante invecchiamento precoce della popolazione in età da lavoro, sottolineato anche dal World Population Prospect delle Nazioni Unite. Si è stimato che nel 2050 la popolazione di età superiore ai 60 anni sarà il 30% del totale.

L'altissimo tasso migratorio che ha prodotto negli ultimi dieci anni la formazione di cittadelle cinesi in Italia è anch'esso un frutto di tali politiche coercitive. Molte famiglie hanno preferito mandare in Italia i secondi figli e le bambine piuttosto che condannarli all'oblio o alla morte.

Se dagli anni '90 in poi il governo cinese ha mostrato un polso più morbido e consentito il secondo figlio quando la prima era una bambina, le multe restano attive e punitive. La scelta di mettere al mondo un secondo bambino è preceduta dall'autorizzazione del datore di lavoro e del comitato di quartiere.

Gli economisti cinesi che recentemente si sono pronunciati con vigore per nuove politiche demografiche, hanno chiesto l'allentamento della politica del figlio unico per una crescita del prodotto interno lordo equa e proporzionata. Tale correlazione è legata alla potenziale diminuizione della forza lavoro, inconciliabile con l'ascesa vertiginosa del colosso economico cinese. La manovalanza dei cantieri edili e delle fabbriche ad ora è destinata a diminuire in modo inversamente proporzionale all'aumento di anziani. Le fasce anziane della popolazione si stanno già accentrando nelle città metropolitane, dove trovano condizioni assistenziali e sociali migliori di quelle in campagna. Cio' sta causando una migrazione di massa ed il relativo sovraffollamento delle città, ed un sentito squilibrio sociale.

Ma visti i recenti sviluppi nella città di Wuhan, sembra che alcune frange del Partito Comunista spingano ancora, in contro tendenza agli altri colossi economici mondiali, per un governo lesivo delle minimali libertà individuali, a scapito di crescita economica e diritti civili. Con la “tassa di compensazione sociale” gli aborti potrebbero nuovamente divenire la norma  piuttosto che la nascita di bambini.

Maria Giovanna Lanotte – Agenzia Stampa Italia

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