(ASI) In Argentina un gruppo di deputati dell'Unione per la Patria ha presentato una denuncia contro il presidente Javier Milei “per abuso di autorità e violazione dei doveri di pubblico ufficiale”; l’accusa è quella di aver firmato un decreto di necessità e urgenza (Dnu) per concludere un nuovo accordo con il Fondo monetario internazionale (Fmi). Secondo i querelanti le azioni del primo mandatario ignorano la legislazione vigente e i poteri del potere legislativo.
A firmare la denuncia Hugo Yasky, Daniel Gollán, Julio Pereyra, Sabrina Selva, Victoria Tolosa Paz, Juan Marino e Brenda Vargas Matyi che hanno anche chiesto la sospensione degli atti che avrebbero consumato il presunto reato.
Sostenuti dall’avvocato Eduardo Barcesat, il gruppo di deputati dell'opposizione si è rivolto al Tribunale penale e penitenziario federale e la denuncia è finita nelle mani del giudice Sebastián Ramos e del procuratore Carlos Rívolo.
Nel testo si chiede che “la misura cautelare venga adottata immediatamente, previa audizione della Procura della Repubblica, impedendo il proseguimento delle presunte illeciti contestati”.
Molti esponenti dell'opposizione hanno affermato che la Dnu contraddice la legge per rafforzare la sostenibilità del debito pubblico, approvata dal Parlamento nel febbraio 2021 durante il governo di Alberto Fernández dal momento che la norma, tuttora in vigore, stabilisce che “qualsiasi programma di finanziamento o operazione di credito pubblico realizzato con l’Fmi richiederà una legge del Congresso della Nazione che lo approvi espressamente”.
Secondo diversi settori dell’opposizione, il Governo avrebbe dovuto inviare un disegno di legge al Parlamento affinché l'assemblea legislativa potesse discutere e approvare l'operazione con l’Fmi con l'approvazione della Camera dei Deputati e dei Senatori.
Il Dnu stabilisce che, nell'ambito di un nuovo programma di facilitazioni estese, l’Fmi concederà all'Argentina nuovi prestiti con un termine di rimborso di dieci anni e un ulteriore periodo di tolleranza di quattro anni e sei mesi.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia