Conferme e incertezze per Chisinau
Si profila un'ennesima affermazione per il Partito Comunista della Moldavia alle elezioni di ieri, decise a seguito delle dimissioni presentate lo scoso mese di Settembre dall'ex Presidente Vladimir Voronin e dal Primo Ministro Zinaida Greceanii
, per l'instabilità politica
della Presidenza della Repubblica e del Governo, dopo che alcuni alleati minori, legati alla sinistra riformista e filo-occidentale avevano abbandonato il loro sostegno alla leadership per aver disatteso la promessa integrazione euro-atlantica, non aver saputo risolvere la questione della Transnistria e aver mantenuto una politica estera essenzialmente filo-russa. Malgrado alcune ambiguità negli ultimi anni, infatti, il Presidente Voronin ha trascorso la campagna elettorale paventando il pericolo liberal-democratico di essere "fagocitati dalla Romania" e risvegliando la necessità di legare il destino della Moldavia alla Russia. Dopo lo scrutinio di circa il 90% delle sezioni, il partito erede del vecchio PC della Repubblica Sovietica Moldava si attesta al 41,2% dei consensi, ottenendo la guida del Governo con 44 seggi in Parlamento, ma non sufficienti per poter esprimere un Presidente (per il quale è prevista una maggioranza di 61 seggi). Gli unici altri partiti ad aver superato lo sbarramento sono il Partito liberaldemocratico col 28,1%, il Partito democratico col 13,3% e il Partito liberale con l'8,6%, che hanno dato vita da tempo ad un'Alleanza per l'Integrazione Europea.
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