La vergogna delle vergogne sono i soldi pubblici sottratti alla spesa sociale dovuta a donne e uomini del Sud, che vengono invece dirottati di anno in anno, con il giochetto della spesa storica, a favore dei cittadini del Nord.
Si badi bene: non per fare buona spesa sociale (che pure ovviamente c’è) ma addirittura assistenzialismo della peggiore specie, accumulare perdite di bilancio a piè di lista frutto di clientele politiche, appalti truccati con imprenditori conniventi a volte in odore di criminalità organizzata. Questo pozzo senza fondo si chiama Poltronificio del Nord, il suo regno sono le partecipate degli enti locali, municipalizzate, e le partecipate delle partecipate, un esercito di micro municipalizzate.
Non c’è Comune, Provincia, Regione, Camera di commercio che in un modo o nell’altro non riesca a schiodare tutti i paletti legislativi messi sul suo cammino dissipatore, mai tutti insieme ovviamente, a volte opera l’uno a volte opera l’altra. Hanno una cassa molto speciale da cui attingere: i fondi pubblici dovuti e indebitamente sottratti al Sud. Questa cassa permette loro di coprire ogni nefandezza e di continuare ad accusare di ogni colpa i loro non consapevoli benefattori. Questa è la realtà.
Si spazia dall’acqua ai trasporti, dalla gestione delle aree urbane alle fiere, casinò perfino, credito industriale senza ritorno agli amici degli amici. Parliamo di Verona, Milano, Bergamo, Brescia, Torino, Aosta, Firenze, Udine, Roma. In queste “capitali della spesa allegra” più nascosta d’Italia una decina di piccole società brucia quasi 400 milioni in un anno e alcune di esse arrivano a fare perdite di esercizio pari addirittura al 75% del proprio volume d’affari. Non stiamo parlando delle inchieste giudiziarie, della Varese parafeudale o degli accordi carbonari di Legnano o del sistema milanese degli intrecci tra politica e affari passato indenne da Mani Pulite alla ’ndrangheta. Parliamo di un esercito di società partecipate che si collocano all’80% al Nord-Centro.
Dovevano essere ridotte a mille e sono ancora oggi quasi 10 mila (per la precisione, 9240) e, a loro volta, detengono 32 mila micro partecipazioni non conformi alle disposizioni del Tesoro e una mappa complessiva di partecipazioni pubbliche non dichiarate ma ricostruite che arriva alla cifra-monstre di 100mila. Ministro Tria, continua a stare zitto?
Il Tesoro della repubblica italiana in questo caso più spernacchiato d’Italia, per sua stessa ammissione, non ha nulla di dire? Ritiene giusto tacere, ministro Tria, anche se balliamo con lo spread e non riusciamo a ridurre il debito? Chiediamo: il ricco assistito del Nord deve continuare a fare la bella vita con i soldi delle bambine e dei bambini del Sud?
Riesce a dirci, lei o uno dei suoi tanti collaboratori pubblici della comunicazione pagati da noi, perché mai in sede di commissione tecnica dei fabbisogni standard ci si oppone a qualunque proposta, anche quelle minime, tipo copertura del 5% con voucher del servizio di asili nido per tutti i Comuni, di modo che nei territori più popolosi del Mezzogiorno non domini più lo zero assoluto che non è solo incostituzionale, ma ancora prima civilmente insopportabile? Per fare quel voucher si dovrebbe dare al povero del Sud che ne ha diritto qualcosa che costa un decimo di quello che si regala al ricco del Nord che fa spesa allegra con i soldi degli altri in sole dieci delle 100 mila municipalizzate in gran parte foraggiate dalla spesa pubblica. Per quanto tempo, ministro Tria, ritiene di potere continuare a stare zitto?
Roberto Napoletano - Direttore Quotidiano del Sud - L'Altravoce dell'Italia