Lorenzo Valloreja, riflessione riguardo le polemiche sorte alla liberazione del Generale libico Almasri Habish

(ASI) Ricevisamo e Pubblichiamo - Si riporta la riflessione sviluppata dal saggista ed analista politico Lorenzo Valloreja riguardo le polemiche sorte alla liberazione del Generale libico Almasri Habish.

ALMASRI E IL CROLLO DELLE ILLUSIONI: COSA RESTA DELLE DEMOCRAZIE E DELLE ISTITUZIONI GLOBALI

Che le democrazie siano in difficoltà non è una novità, ma con l'arresto del libico Almasri Habish – Generale di Brigata delle forze di polizia giudiziaria del Governo di Tripoli – fermato in Italia, allo stadio, mentre assisteva comodamente alla partita Juve-Milan, abbiamo davvero toccato il fondo. E lo dico non tanto per l'arresto in sé, avvenuto su segnalazione dell'Interpol (il comandante libico ha infatti un mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra, torture fisiche e psicologiche e morti sospette mai chiarite), quanto per il modo in cui questa notizia è stata trattata.

Al di là dei bei sentimenti e delle parole di circostanza, Almasri ha lavorato e continua a lavorare per tutti noi: italiani in primis ed europei in secondo luogo. Non fosse altro perché egli è un pubblico funzionario di un Governo riconosciuto dall'Italia e dai suoi alleati (e non del generale Haftar, che ha il proprio centro di potere a Bengasi, a est del Golfo della Sirte, vicino al confine egiziano).

D'altronde, come ricordava Machiavelli, il buon Principe: "non può osservare tutte quelle cose per le quali gli uomini sono tenuti buoni, essendo spesso necessario, per mantenere lo Stato, operare contro alla fede, contro alla carità, contro alla umanità, contro alla religione."

Almasri rappresentava e rappresenta tuttora un'autorità a cui il nostro Paese ha donato motovedette e ospedali da campo e con cui siamo in competizione con la Turchia, che mira a soppiantarci nella regione. Il resto sono solo chiacchiere inutili, o discussioni da salotto sostenute da chi, negli anni, ci ha voluto far credere nella veridicità dei diritti umani o nella buona fede delle ONG. La verità, come spesso accade, è molto più squallida e mediocre rispetto alla narrazione edulcorata: noi esseri umani, comuni mortali, non siamo altro che pedine – o, se preferite, "accidenti" – in balia e alla mercé di due colossi che si affrontano in questa drammatica guerra tra bande.

In questo contesto tutto diventa relativo e utile al tempo stesso. I migranti, ad esempio, sono contemporaneamente bisognosi di cure e attenzioni, armi di ricatto, vittime, forza lavoro, nullafacenti che delinquono, sangue vivo della società e virus che la abbattono.

Vedete come ogni aggettivo – quella parte del discorso che definisce o qualifica un nome, arricchendone il significato – possa essere affibbiato alla stessa categoria umana a seconda della prospettiva politica o culturale dalla quale si osserva?

Ma al di là di questo, ciò che conta, come ci insegna sempre Machiavelli, è l'andare "dietro alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa."

Il sistema Italia – così come la piccola e vecchia Europa – non è fatto per reggere il flusso naturale di tutti coloro che, dai Paesi più svantaggiati del mondo, vorrebbero rifarsi una vita qui. Ed ecco che – per consentire ad ognuno di noi di continuare a mangiare mango o salmone, o, per i più sfortunati, fosse anche solo 150 grammi di pasta in bianco, mentre la maggior parte del mondo non può permettersi neppure un pugno di riso al giorno – si usano questi carnefici per mantenere lo status quo. La narrativa dei diritti umani e del "volemose bene" serve solo a sciacquare la coscienza di tutti noi, permettendoci di dormire serenamente la notte. Ma, in realtà, ognuno di noi è un piccolo Almasri, anche se non ha mai violentato nessuno né ucciso un innocente.

Si badi bene: a mio modo di vedere, queste sono questioni che dovrebbero essere escluse dal diritto di cronaca non perché prive di importanza, né perché io sia un antidemocratico, ma semplicemente perché la stragrande maggioranza della popolazione non ha la capacità di reggere l'urto, il peso e la consapevolezza di queste verità. Perché, in mancanza di risorse illimitate, la questione è, purtroppo, irrisolvibile.

Certo, questo problema di comunicazione sembra averlo più gli Stati clientes come il nostro che potenze globali come la Russia, la Cina o gli Stati Uniti.

Questi ultimi, ad esempio, da quando è stato rieletto Donald Trump alla Casa Bianca, hanno accelerato il proprio processo di smarcamento da un buonismo di genere, mostrando al mondo intero, senza più finti pudori o ipocrisie, non solo quale sia il reale potere che essi esercitano all'interno della propria sfera d'influenza, ma anche la percezione che hanno di sé.

Nello specifico, non mi riferisco al muro sul Messico o alla cosiddetta deportazione dei migranti – che, per inciso, è stato iniziato il primo da Bill Clinton nel 1996, e la seconda ha avuto un exploit con l'amministrazione Obama, che respinse nei Paesi d'origine ben 3 milioni di persone – quanto al litigio con il Primo Ministro danese per l'affaire Groenlandia, alla manifesta volontà di riprendersi il Canale di Panama e di annettersi il Canada, nonché all'imposizione del cessate il fuoco a Gaza, all'esclusione dell'Europa e di Kiev dalle trattative di pace con la Russia per la guerra in Ucraina, e alla ormai imminente imposizione di dazi ai propri alleati. Il tutto con grande naturalezza, mentre dall'altra parte i clientes, oltre alla frustrazione per lo smacco subito, più di tanto non possono fare, e perciò periranno.

Perché, come disse De Niro recitando nella parte di Al Capone in "Gli Intoccabili": "Si ottiene molto di più con una buona parola e una pistola che solo con una buona parola", e gli europei questa pistola proprio non ce l'hanno.

Comunque, non tutto il male viene per nuocere, e nel processo di questa nuova consapevolezza Almasri, con le proprie vicissitudini, ci ha resi edotti su un'altra verità: cioè che ben presto la Corte Penale Internazionale chiuderà i battenti poiché, se nessuno tra i propri firmatari rispetta le ordinanze (si veda oltre a questo sia il caso Putin che quello di Netanyahu), è questo il suo destino.

Così come, stante la situazione attuale – nella quale l'ONU non è più capace di fermare un conflitto, né l'Europa, e nello specifico gli Stati francese e britannico, hanno il peso e il prestigio di un tempo – anche le Nazioni Unite saranno ben presto smantellate per far posto a un altro organismo che, con molta probabilità, sarà controllato non da cinque Nazioni come in passato, ma solo da tre: USA, Russia e Cina.

A questo punto speriamo solo che il messaggio evangelico di Giovanni: "Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi", sia quanto mai vero!

Lorenzo Valloreja

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