(ASI) A pochi mesi dalle elezioni, nel chiaro tentativo di guadagnarsi quella credibilità oramai perduta dopo decenni di mala amministrazione, il centrosinistra umbro, affronta con la consueta superficialità temi centrali come quello dei rifiuti.
Il “summit” dei giorni scorsi a Palazzo Cesaroni sul Piano Regionale dei Rifiuti guidato dalla governatrice Marini ne è la dimostrazione. Tra gli obiettivi del governo regionale, quello di creare due “mini impianti” per la “chiusura del ciclo” . Si tratta di impianti, da realizzare uno a Perugia e l’altro a Terni, per la produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario) dal costo complessivo stimato di circa 10 milioni di euro. Restando in attesa di conoscere la natura degli “impianti” , i CSS, in realtà, non sono altro che rifiuti solidi urbani che hanno cambiato nome a suon di decreto così da poterli comodamente “carbonizzare” senza troppi vincoli o divieti. (D.M. n. 22, GU 14 marzo 2013) . In altre parole, l’UE vieta che si brucino i rifiuti ed i Ministri “competenti”, come da tradizione, cambiano nome trasformandoli in CSS e consentendone l’incenerimento nei forni di cottura dei cementifici o altri impianti: i soliti espedienti tutti italiani. E’ stato già ampiamente dimostrato che la combustione di CSS, oltre a produrre altissimi tassi di anidride carbonica, causa un sostanzioso aumento delle emissioni di metalli pesanti, mercurio, arsenico, immensamente pericolosi per la salute umana. La politica regionale continua a perseverare in errori madornali sia dal punto di vista dell’evidenza medico-scientifica sia da quello ambientale: seguitare a bruciare rifiuti è uno spreco di risorse e un costo altissimo in termini ambientali oltre che una palese violazione delle norme europee sul recupero della materia che è prioritario nella gerarchia d'intervento, (direttiva 96/62/CE e ss). Quali obiettivi ha la Regione Umbria su questioni già imposte dall’Europa (direttiva 96/62/CE e ss) come quella della qualità dell'aria, dell' informazioni ai cittadini sull’ambiente, delle soglie d'allarme? Il Governo umbro di centrosinistra è avvezzo a rievocare abilmente le cd “ strategie europee” salvo poi dimenticarsene quando richiedono azioni mirate, concrete e misurabili per la salvaguardia di diritti fondamentali dei propri cittadini. La governatrice Marini e l’assessore Rometti non hanno dimostrato certo capacità di affrontare il problema rifiuti con politiche innovative , già ampiamente sperimentate altrove, e capaci di prestare attenzione ai molteplici studi di settore ed ai numerosi appelli di medici ed associazioni ambientaliste; tantomeno, hanno ascoltato la voce cittadini. La Regione Umbria ha perso, ancora una volta, l'occasione di applicare la Convenzione di Aarhus che impone alle amministrazioni di ascoltare ed informare il cittadino tutte le volte in cui si accinge a creare e ad attuare politiche ambientali.
A Palazzo Cesaroni, e noi cittadini dell’Umbria lo sappiamo bene, le strategie politiche sono sempre state incentrate alla mera riconferma elettorale senza dimostrare capacità di progettare un futuro innovativo per la Regione.
Un futuro finalmente libero da giochi di potere e da interessi di poltrona.
Laura Alunni
MoVimento Cinque Stelle