(ASI) Ancora danni da animalisti. FederFauna: come in USA si tutelino imprese e cittadini. La notte tra sabato 23 e domenica 24 a Scorze', in Provincia di Venezia, si è consumato l'ennesimo episodio di ecoterrorismo ai danni di un allevatore di visoni.
Recinzioni divelte, gabbie danneggiate, animali sgabbiati e condannati a morire di stenti o schiacciati dalle auto, con i relativi rischi anche per gli automobilisti, la fauna locale e l'ambiente.
Non e' ancora nota la stima dei danni causati dai cosiddetti animalisti attivisti, che si aggiungono ai tanti subiti in questi anni da allevamenti, circhi e zoo, macelli, industrie, esercizi commerciali, centri di ricerca, ospedali ed universita', strutture sia private che pubbliche, lavoratori e loro famiglie.
FederFauna chiede da tempo alle Istituzioni nazionali una norma, che riconosca l'ecoterrorismo come tale e garantisca le imprese e i cittadini, come e' già avvenuto in USA nel 2006, con discreto successo, con la legge federale denominata "Animal Enterprise Terrorism Act (AETA)".
"Dall'America che sta uscendo dalla crisi si puo' imparare molto, soprattutto a proteggere le aziende che creano economia ed occupazione dalle minacce concrete, non dalla globalizzazione che e', invece, un'opportunita' – commenta il Segretario Generale di FederFauna Massimiliano Filippi – Una norma di questo tipo ne e' un esempio: salvaguarda qualsiasi sensibilita' e il diritto a manifestarla, ma traccia un confine chiaro tra il manifestare le proprie opinioni e l'imporle agli atri con la violenza, danneggiando o minacciando.
Ma potremmo anche far meglio degli Americani – prosegue Filippi – combattendo, altre alla violenza, anche la cultura che la genera: senza imporre particolari divieti, basterebbe togliere qualsiasi sostegno a tutte quelle organizzazioni che creano il substrato in cui nasce e cresce l'odio che muove gli attivisti, non dar loro la possibilita' di stipulare convenzioni di alcun tipo con la Pubblica Amministrazione, ne' godere di particolari benefici o agevolazioni fiscali, non consentir loro di poter essere destinatarie del cinque per mille dell'IRPEF, ne' tantomeno di finanziamenti pubblici. Cio' consentirebbe, tra l'altro, anche un bel risparmio per le casse pubbliche."