(ASI) In risposta all’intervista al Ministro all’Ambiente Galletti, pubblicata venerdì 22 agosto sul quotidiano Avvenire. Scrivo per chiarire al Ministro alcuni aspetti che sembrerebbero non essergli abbastanza chiari, probabilmente perché comunicatigli male dai propri collaboratori e/o dai funzionari del Ministero.

Il Ministro innanzitutto dice che il problema dei roghi tossici e la costruzione di inceneritori in Campania sono due facce della stessa medaglia, mai affermazione più falsa poteva essere proferita: il Ministro parla di inceneritori contenuti nel piano di smaltimento per i rifiuti solidi urbani, i roghi tossici sono invece relativi ad attività illecita di smaltimento di rifiuti delle industrie. Quindi le due cose non c’entrano assolutamente nulla: la costruzione di un inceneritore non risolverà mai il problema dei roghi tossici, a meno che il Ministro non intenda incenerire lì anche gli scarti di produzione speciali e pericolosi che le aziende oggi smaltiscono illecitamente per abbattere i propri costi. Ma non penso che il Ministro intenda fare quello, o lo spero. Quindi il consiglio è di non continuare a mischiare, di proposito, le due cose. Non ci caschiamo più.

Se vogliamo proprio parlare di rifiuti urbani, il Ministro dia invece seguito a quello che da anni non vediamo qui in Campania e che accoglieremmo con molto favore: la costruzione degli impianti di compostaggio per lo smaltimento della frazione organica, che costituisce quasi il 40% del totale degli RSU. Non dimentichi poi il Ministro che la Regione Campania, con un 50% circa di raccolta differenziata, è oggi ai primissimi posti, prima di molte altre regioni italiane, come capacità dei cittadini di differenziare i propri rifiuti domestici. Se il Ministro fa due facili calcoli si renderà presto conto che l’inceneritore di Acerra (600.000 T annue) da solo supera la capacità di incenerimento degli otto inceneritori dell’Emilia che sono molto più piccoli, ed è ampiamente sufficiente a sopperire al fabbisogno della Regione Campania. Quindi nei prossimi 100 giorni, il Ministro ci dimostri che riesce a far costruire ed avviare gli oltre 10 impianti di compostaggio previsti in Campania e che fino ad oggi non si è VOLUTO (veda a chi chiedere il conto!) realizzare affinché i Comuni, scoraggiati nella spesa esosa di smaltimento dell’organico, tenessero bassa la percentuale di differenziata (spendendo una bella fetta dei propri bilanci per smaltire l’umido in impianti fuori regione, alcuni arrivando anche quasi a 200,00 euro a tonnellata), il tutto per giustificare l’impiego dell’inceneritore! Figuriamoci se i Comuni avessero avuto a disposizione anche gli impianti di compostaggio in Campania quasi azzerando quella spesa, adesso la Campania sarebbe ben oltre il 50% di raccolta differenziata! Quindi, qui abbiamo già ampiamente dimostrato che gli RSU possiamo smaltirli senza la costruzione di altri inceneritori. Non abbiamo bisogno di dimostrare null’altro al Ministro.

Torniamo invece al problema della Terra dei Fuochi, cioè ai roghi tossici, cioè allo smaltimento illecito di rifiuti INDUSTRIALI !!! Ebbene, è capace questo governo di dare opportunità di smaltimento legale e a basso costo a tutto il tessuto industriale che lavora a nero e che smaltisce a nero i propri rifiuti? C’è la volontà di fare questo? Visto che l’azione di repressione proprio non si riesce a metterla in campo?  Se si vuole andare al cuore del problema si colpisca lì, si faccia in modo che a queste realtà sommerse convenga di più smaltire i propri scarti di produzione legalmente anziché rivolgersi al mercato illegale. Se non siamo capaci di reprimere il fenomeno perché non abbiamo le risorse a sufficienza, allora mettiamo in moto i giusti meccanismi, anche fiscali, per far sì che queste aziende, almeno sotto l’aspetto dello smaltimento dei propri rifiuti, abbiano convenienza a venire allo scoperto. Facciamo questo e la Terra dei fuochi a quel punto veramente potrà sperare di venirne fuori.

Lucio Iavarone

Portavoce Coordinamento Comitati Fuochi (CCF)

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