(ASI) "Non sono certo un sostenitore della presenza Usa in Italia ed in Sicilia in particolare. Ritengo, a torto o ragione non importa in questa sede, sia la perpetua continuazione della invasione del luglio 1943. Devo però riconoscere che, perlomeno lontano dal Muos, a Catania ci sanno fare.
Presenza discreta al chiuso della base di Sigonella oppure in villette dei paesi etnei. Non mi risultano eccessi di alcun genere, tutt'altro. Tra le iniziative costanti che ritrovo su La Sicilia spicca l'attività posta in essere, spesso e volentieri, da baldi marines relativa alla pulizia di strade, scuole e locali vari. Tutto ben reclamizzato e pubblicizzato da un efficace ufficio stampa. Buon per loro, di fatto si rendono utili in qualche cosa di interesse collettivo per i cittadini italiani, dobbiamo e possiamo solo ringraziare. Perplessità fondate mi solleva invece il comportamento delle "autorità" preposte alla tutela dei beni soggetti di cotanta attenzione a stelle e strisce.
Le ritrovo, altrettanto spesso e volentieri, pronte a farsi fotografare accanto ai marines, celebrandone la "buona volontà". Mi scusino gli amici lettori ma ogni centimetro di strada spazzata, ogni rovo estirpato, qualunque metro quadro di scuola o edificio pubblico messo a posto e ridipinto non dimostrano l'incapacità degli organi preposti a gestire la cosa pubblica ? Con, in più, la scarsa considerazione che noi siciliani dimostriamo per quanto non sia di proprietà strettamente "personale" ?
Credo proprio di si, dovremmo vergognarci noi (tutti) della "disponibilità" dei marinai Nas di Sigonella, altroché posare celebrativamente su La Sicilia.
Infatti, per quanto di mia conoscenza, non credo proprio lo stesso accada, a parti invertite, negli Stati Uniti".
La lettera di cui sopra è stata gentilmente pubblicata su La Sicilia del 4 giugno scorso. Apparentemente ritengo possa sembrare riguardare la sola provincia di Catania e, più in generale, la Sicilia (isola) ove insistono sia la base di Sigonella sia il Muos oltre istallazioni Usa di vario genere e mistero. Senza contare che, dato inoppugnabile, il degrado delle infrastrutture pubbliche e la sporcizia dilagante nella Trinacria ben si prestano al "volontariato" dei baldi giovani statunitensi.
Però, a ben pensarci, mi è passato per la testa che, vista la massiccia presenza di basi militari in Italia, "l'operazione pulizia" della Navy (i marines) possa essere un "esperimento" da esportare pure in altre regioni, magari limitandolo alle infrastrutture scolastiche, stradali o municipali delle altre regioni italiane ove la spazzatura non sia il problema piú importante.
Sapranno rispondere all'interrogativo le testate che vorranno riprendere l'argomento e gli eventuali lettori che lo ritengano di un qualche interesse.
Segnalo anche che, senza troppo mio stupore, dalla data di cui sopra ad oggi le iniziative di pulizia dei marines si sono moltiplicate esponenzialmente (a Catania non basterebbero 10 anni per ripulire tutto). E così pure le "foto ricordo" di sindaci, presidi ed altre autorità tutte in posa a celebrare l'evento.
Vincenzo Mannello