Ci chiediamo se sia ancora valido in Wind il modello lanciato lo scorso anno dall’A.D. Maximo Ibarra, che al centro del proprio progetto di strategia industriale includeva le persone affermando che ''rappresentano il valore strategico più importante di un'azienda”.
Sicuramente il blitz con cui i Responsabili aziendali si sono presentati dai dipendenti del punto vendita a Spoltore comunicandogli frettolosamente e freddamente che il loro rapporto di lavoro a tempo indeterminato poteva ritenersi concluso il prossimo 30 aprile, lascia dei forti dubbi sul fatto che Wind continui a perseguire il valore delle risorse umane come punto industriale strategico.
Non è accettabile per noi constatare che l’Azienda non abbia minimamente tentato di ricollocare in azienda i 4 dipendenti, un uomo e tre donne, una delle quali in maternità.
Stiamo parlando di Wind, un colosso delle telecomunicazioni che ha recentemente dichiarato, sul proprio sito internet, “di aver chiuso il 2013 realizzando la miglior performance del mercato italiano in un contesto altamente competitivo ancora influenzato dalla contrazione economica del paese”.
Nello specifico l’azienda si vanta di aver aumentato del 3% la base dei clienti, di oltre il 35% dell’internet mobile, dell’8% del broadband fisso e “grazie alla scelta strategica adottata nella telefonia fissa e all’utilizzo dei punti vendita Wind e dei canali pull per attrarre la clientela, generato un aumento della marginalità di 6,2 punti percentuali”.
Oltre al censurabile comportamento aziendale che denunceremo mediaticamente in ogni modo e contro il quale ricorreremo in tutte le aule di tribunale – conclude la nota - occorre sottolineare che la motivazione dei licenziamenti addottata dall’azienda, risiede tra le righe delle norme di quel pasticcio giuridico che è la Legge Fornero, la cui abrogazione restituirebbe dignità all’intero mondo del lavoro.
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