(ASI) Lettere in Redazione - In questi giorni sono apparse molte notizie sulla situazione politica nella regione dell’Asia Orientale. In data 30 gennaio è stato pubblicato sul quotidiano “Il Messaggero” un contributo dell’Ambasciatore Kohno in merito. Ciò a seguito di un intervento dell’Ambasciatore della Cina in Italia apparso in data 12 gennaio 2014 sul quotidiano “Il Messaggero” inerente la visita del Primo Ministro Shinzo Abe al tempio Yasukuni.
Per completezza dell’informazione di seguito riportiamo sull’argomento sia la replica di Sua Eccellenza Kohno Ambasciatore del Giappone in Italia e sia la dichiarazione dell’Ambasciatore cinese in Italia Sua.Eccellenza Li Ruiyu che ha dato origine ad una vivace polemica diplomatica.
Auspichiamo che la pubblicazione di entrambi i contenuti sia di aiuto ai lettori per comprendere in maniera migliore le dinamiche in atto, la politica del Governo giapponese e l’attuale situazione nella regione dell’Asia Orientale.
Il Messaggero
30 gennaio 2014 (pagina 22)
L’articolo pubblicato dall’Ambasciatore della Repubblica Popolare di Cina il 12 gennaio scorso è l’ultimo esempio di una campagna propagandistica condotta in tutto il mondo dalle ambasciate cinesi ai danni del Giappone per negare il cammino di pace perseguito dal dopoguerra dal nostro Paese, passando peraltro sotto silenzio, secondo convenienza, le proprie coercitive azioni espansionistiche che hanno destato serie e reali preoccupazioni per la sicurezza in numerosi Paesi dell’Asia-Pacifico. Sono persuaso che tali infondati atti diffamatori ai danni della popolazione di una società libera e del suo leader, eletto democraticamente, non risulteranno affatto convincenti per gli italiani, che condividono con i giapponesi valori fondamentali quali i diritti umani e lo stato di diritto. Inoltre, mi sento in dovere di delineare brevemente alcuni fatti per evitare che i lettori italiani vengano fuorviati da tale propaganda e per contribuire, invece, ad una più profonda comprensione e ad una giusta valutazione delle recenti tensioni in Asia Orientale.
Nel Santuario di Yasukuni sono custodite, senza distinzione alcuna di genere o ceto, le anime di circa 2 milioni e mezzo di persone tra quanti compirono l’estremo sacrificio perla propria nazione, non solo durante la seconda guerra mondiale, ma anche nel corso di disordini interni ed altri conflitti a partire dal 1853. In occasione della sua recente visita presso il Santuario, il Primo Ministro Abe ha rilasciato una dichiarazione dal titolo:
“Promessa per una pace duratura”. Ha sottolineato che la sua visita era volta ad onorare le anime dei caduti in guerra e a pregare per loro, nonché a rinnovare la promessa che mai più il Giappone muoverà guerra. Il Primo Ministro Abe ha visitato anche il “Chinreisha”, monumento ai caduti presso il quale si prega per le anime di quanti, indipendentemente dalla nazionalità, hanno perso la propria vita in guerra. Come attesta chiaramente la sua dichiarazione, la visita non era volta in nessun modo a rendere omaggio ai criminali di guerra o ad elogiare il militarismo. Il Giappone ha creato un Paese libero e democratico e ha coerentemente seguito il cammino della pace per i passati 68 anni. I fondamentali valori di una democrazia liberale sono profondamente radicati nella nazione, e non c’è alcun dubbio che il Giappone continuerà a percorrere questo cammino.
La posizione della Cina in merito al Santuario Yasukuni è stata a dir poco incoerente. Più di 60 visite al Santuario Yasukuni sono state compiute da Premier giapponesi dalla fine della seconda guerra mondiale. Quasi la metà di queste visite sono state compiute dopo il 1979, anno in cui fu reso pubblico che nel 1978 vi fu custodita la memoria di 14 criminali di guerra di “Classe A”. Vale la pena ricordare che la Cina ha iniziato a sollevare la questione nel 1985, quando oltre venti di queste visite già effettuate erano rimaste incontestate. Inoltre, la Cina ha espresso anche formalmente la sua valutazione positiva dei risultati del Giappone quale nazione portatrice di pace nella “Dichiarazione Congiunta Giappone-Cina” del 2008, successivamente, dunque, a tutte queste visite. Ciò ci fa interrogare sulle vere intenzioni della accuse da parte della Cina. Che il Giappone sia improvvisamente divenuto militarista nell’arco di 5 anni? Ovviamente no.
Desidero sottolineare che il Governo giapponese, in un leale confronto con la storia, ha ripetutamente espresso profondo rimorso e sentite scuse per aver causato tremendi danni e sofferenze alle popolazioni di molte nazioni, soprattutto in Asia. Questa posizione viene sostenuta fermamente dal Governo Abe. L’Ambasciatore cinese fa riferimento anche all’atteggiamento della Germania, ma occorre riconoscere che la situazione del dopoguerra in Europa differisce considerevolmente da quella dell’Asia Orientale. Inoltre, la riconciliazione delle nazioni in Europa è stata ottenuta attraverso l’impegno congiunto delle controparti. Sono orgoglioso di affermare che il Giappone ha giocato il suo ruolo profondendo il massimo impegno negli anni del dopoguerra attraverso il suo contributo per la pace e la prosperità globali. Di conseguenza, è certo che i commenti offesivi sul Giappone da parte degli Ambasciatori cinesi in tutto il mondo non abbiano risonanza a livello internazionale. Il Giappone si trova sempre ai primi posti tra le nazioni preferite nei sondaggi d’opinione non solo nel mondo occidentale ma anche nella maggior parte dell’Asia. Il nostro Paese, infatti, risulta sempre tra le nazioni più apprezzate nel sondaggio annuale condotto dalla BBC.
E’ ironico che un Paese che ha sviluppato armi nucleari strategiche e aumentato le sue spese militari annuali di due cifre negli ultimi 20 anni, debba definire il suo vicino “militarista”. Il Giappone nel 2013 ha aumentato il suo budget per la difesa solo dello 0,8%, soltanto dopo averlo ridotto per dieci anni consecutivi. La spesa militare della Cina è adesso la seconda più alta al mondo, più di due volte quella del Giappone. Il suo tentativo di cambiare lo status quo con la forza e la coercizione, invece di rispettare lo stato di diritto, ha sollevato gravi allarmi in merito alla sicurezza dell’intera regione. Imbarcazioni ufficiali del governo cinese hanno effettuato ripetute incursioni nelle acque territoriali giapponesi circostanti le Isole Senkaku, che sono rimaste pacificamente sotto la sovranità giapponese per 120 anni. La Cina ha iniziato a sollevare pretese territoriali solo nel 1971 dopo che una ricerca scientifica aveva indicato la possibile presenza di risorse petrolifere nell’area. Lo scorso anno è avvenuto perfino che un cacciatorpediniere cinese puntasse il radar di controllo del tiro su una nave giapponese, atto che nelle procedure navali standard potrebbe essere considerato un atto di guerra. La recente istituzione unilaterale da parte della Cina di una zona di identificazione di difesa area che comprende le isole sta ulteriormente inasprendo la tensione. Perfino di fronte a queste pericolose provocazioni, il Giappone ha mantenuto la massima moderazione.
Credo bene che la Cina possa avere una visione differente. E’ proprio questo il motivo per cui i due Paesi dovrebbero creare un’occasione di incontro e perseguire un’intesa reciproca. Nonostante il Primo Ministro Abe abbia affermato che desidera spiegare il proprio pensiero direttamente ai leader cinesi, la Cina finora ha sempre rifiutato tale proposta. Auspico sinceramente che la Cina si faccia avanti, invece di continuare ad invocare il fantasma del “militarismo” di sette decenni orsono, che non esiste più.
Masaharu KohnoAmbasciatore del Giappone in Italia
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Intervento di S.E. Ambasciatore LI RUIYU pubblicato su http://it.china-embassy.org/ita/ il 16/01/2014
Il gesto di Abe contro la Cina turba la pace
Lavoro da anni in Europa, ho trovato che sia in Germania che in Italia ci sono state occasioni importanti anche dal punto di vista culturale per ricordare le vittime dell’Olocausto, come Il Diario di Anna Frank.
Ma anche il film “La Vita è Bella” di Roberto Benigni e altre, che sono utili per non dimenticare il trauma permanente arrecato dai crimini della guerra all’essere umano. La ruota della storia può andare avanti solo se rispettiamo e riflettiamo sui nostri errori.
Non si può dimenticare il 7 dicembre 1970, giorno in cui l’ex Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, Willy Brandt, fu in ginocchio davanti al monumento in memoria della distruzione del ghetto di Varsavia, chiedendo il perdono alle vittime ebree della guerra. Questo gesto nobile è rimasto come immagine indimenticabile per l’Europa e per tutto il mondo. La Germania, facendo un’introspezione approfondita e rifiutando con determinazione il nazismo, in questo modo ha ottenuto il rispetto e il riconoscimento dell’Europa e della comunità internazionale e, con questo gesto, è entrata in una nuova era di cooperazione e prosperità comune con i vicini europei.
Il premier Giapponese Shinzo Abe, invece, ignorando la forte opposizione cinese e degli altri paesi asiatici, il 26 dicembre scorso, ha visitato il Santuario di Yasukuni, dove sono onorati i criminali di “Classe A” della seconda guerra mondiale. Con ciò sfidando pubblicamente non solo le vittime dell’aggressione del militarismo giapponese, ma anche l’esito della seconda guerra mondiale e l’ordine internazionale postbellico. L’atto di Abe sta portando il Giappone su una traiettoria molto pericolosa e dannosa per la pace e la stabilità regionale.
Un paese che non riflette sulla storia è pericoloso. Recentemente Abe ha riformato la politica di difesa incrementando la spesa militare e ha manifestato anche la voglia di cambiare la costituzione pacifista del paese. Le parole e gli atti di Abe stanno portando il Giappone su una strada sbagliata, suscitando l’allerta e la preoccupazione dei vicini asiatici e della comunità internazionale. Dopo la visita di Abe al Santuario alla fine dell’anno scorso, la Corea del Sud, gli Stati Uniti, la Russia, l’Ue ed altri paesi interessati hanno dimostrato il proprio sdegno e preoccupazione, ma anche tanti giapponesi sono rimasti scontenti e delusi.
Il destino di un paese dipende dal suo atteggiamento verso la storia. La Germania e l’Italia hanno avuto il coraggio di fare una ampia e approfondita riflessione anche sulle questioni piu’ dolorose della storia ed hanno abbandonato completamente il nazismo e il fascismo. Quei giusti atteggiamenti non hanno soppresso la loro dignità nazionale, anzi, gli hanno fatto ottenere il riconoscimento e la fiducia dell’Europa e del mondo intero. E grazie a questo coraggio e spirito, l’Europa è riuscita a realizzare la conciliazione in continente e la pace duratura.
Quale atteggiamento assumerà il Giappone davanti alla storia? L’affronterà con spirito di riflessione o starà arbitrariamente dalla parte sbagliata? Instaurerà in futuro un rapporto di fiducia con i vicini asiatici o diventerà il troublemaker più grande dell’Asia? Proteggerà la pace e lo sviluppo del mondo con i propri atti o diventerà sorgente di instabilità preoccupando sempre più i vicini asiatici e la comunità internazionale?
Il popolo cinese e quello mondiale hanno sacrificato la vita e il sangue per la vittoria della guerra anti-fascista e l’ordine internazionale postbellico. Perciò non permettiamo al Giappone di revocare la storia, nè di riportarne indietro la ruota. Vorremo proteggere insieme a tutti i paesi del pianeta la giustizia e la pace mondiale.
*Li Ruiyu è il nuovo Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia e il 15 gennaio presenterà le credenziali al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Dopo anni di impegno diplomatico a Malta, in Inghilterra e in Italia (dal ’99 al 2001) è stato Ambasciatore in Danimarca.
(L’articolo è stato pubblicato sul Messaggero il 12/01/2014)
Collegamento: http://it.china-embassy.org/ita/xwdt/t1119569.htm