(ASI) Lettere in Redazione - Così, di fatto,sono stato inquadrato dai siti legati alla comunità ebraica per l'intervento su "la Quenelle e la kippà",pubblicato in rete da svariate testate e blog indipendenti (che non significa condividessero il contenuto).
Ad iniziare dal sito Moked.it (portale dell'ebraismo italiano),passando su Shalom7 (Facebook) e finendo su Osservatorio antisemitismo (fondazione centro documentazione ebraica) , è stato postata la lettera pubblicata su una testata online piú o meno commentata come scritta da un "antisemita".
Per di più secondo vecchi stereotipi (la qual cosa mi ha quasi offeso). In verità, ritengo che, piú che la mia persona, si vogliano intimidire gli organi di informazione che osino ospitare interventi sgraditi alla comunità ebraica di cui sopra. Se è vero che la firma è mia, postare tra gli adepti la pagina della testata ospitante può "allargare" a quest'ultima il sospetto di antisemitismo.
Vecchio gioco e stravecchio trucco. Per quanto mi riguarda direttamente ritengo non ci siano al mondo, attualmente, antisemiti più pericolosi e rigidi degli israeliani e di quanti li sostengono. Basta vedere come trattano i "semiti" palestinesi per rendersene conto. Pertanto non mi toccano accuse che provengano da un simile ambiente, le rispedisco al mittente.
Vincenzo Mannello
Commento Direttore ASI. Noi siamo per la libertà di espressione e per fare informazione a 360 gradi. Per cui, continueremo a ricevere e dare spazio alla gente che ce lo chiede, senza censure!
Nota. Nessuno può giuridicamente contrastare quanto sancito dall'articolo 21 della costituzione: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".
Per cui è reato impedire, intimidire, vietare agli organi di stampa di esercitare il diritto di cronaca. Lo è persino quando dal diritto di cronaca ne derivi una lesione dell’altrui reputazione, costituendo così causa di giustificazione della condotta a condizione che vengano rispettati i limiti della verità, della continenza e della pertinenza della notizia. Orbene, è fondamentale che la notizia pubblicata sia vera e che sussista un interesse pubblico alla conoscenza dei fatti. Il diritto di cronaca, infatti, giustifica intromissioni nella sfera privata laddove la notizia riportata possa contribuire alla formazione di una pubblica opinione su fatti oggettivamente rilevanti.