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Legge di Stabilità: varati quasi 450 milioni in tre anni per il sostegno ai Confidi a favore delle PMI
(ASI) Quasi 450 milioni di euro nel prossimo triennio, di cui circa 300 milioni nel 2014: queste le dimensioni della “manovra” a sostegno dei Confidi approvata oggi in via definitiva nella Legge di Stabilità. Risorse destinate alla patrimonializzazione del sistema, fondamentali per consentire alle strutture di continuare a svolgere la loro mission di facilitare l’accesso al credito alle PMI loro associate.

 

Fin dall’avvio della discussione parlamentare Fedart Fidi, insieme a tutte le Federazioni riunite in Assoconfidi, ha portato avanti una intensa azione di rappresentanza, volta a sensibilizzare il decisore pubblico sulle sempre maggiori difficoltà che si stanno progressivamente estendendo dal sistema produttivo a quello della garanzia. I Confidi, riconosciuti dal primo manifestarsi della crisi come determinanti “ammortizzatori sociali” per le imprese minori, oggi avvertono con forza l’esigenza di specifici interventi, al fine di far fronte agli elevati rischi assunti nell’azione a favore delle PMI.

“Il risultato che abbiamo conseguito è di grande importanza strategica per tutto il sistema. La Federazione, congiuntamente ad Assoconfidi, ha portato avanti con forza le istanze dei Confidi e il legislatore ha dato un segnale di attenzione al nostro mondo” dichiara il Presidente di Fedart Fidi e di Assoconfidi, Fabio Petri. “La presenza nella Legge di Stabilità di una norma a tutela del settore conferma la volontà delle Istituzioni di salvaguardare la funzione caratteristica del sistema e di accrescerne la capacità di sostenere il tessuto produttivo.

Questa misura si traduce in un maggior numero di imprese beneficiarie e in più consistenti volumi di garanzia. Significativa è poi la scelta di accogliere la proposta di intervento portata avanti dal Sistema, che attesta la credibilità e la valenza strategica del lavoro svolto”. La Legge di Stabilità introduce misure contingenti attraverso contributi per favorire la crescita dimensionale e la patrimonializzazione dei Confidi intermediari finanziari, di quelli che realizzano fusioni finalizzate a ottenere tale riconoscimento e infine dei soggetti che stipulano contratti di rete in grado di erogare garanzie complessivamente pari ad almeno 150 milioni di euro. Le risorse, provenienti dal Fondo Centrale di Garanzia, ammontano a 225 milioni di euro e possono essere incrementate da Regioni, Enti Pubblici e Camere di Commercio.

A questi si aggiungono i 70 milioni di euro l’anno che per i prossimi tre anni le Camere di Commercio saranno tenute a destinare al rafforzamento patrimoniale di tutti i Confidi, intermediari finanziari e non, cosa che in realtà il Sistema camerale fa da sempre. In entrambi i casi la definizione delle modalità di attuazione è demandata a un decreto ministeriale.

“Siamo molto soddisfatti dell’intervento che Parlamento e Governo hanno varato d’intesa, grazie alla sensibilità di molti Parlamentari e dei rappresentanti del Governo e in particolare del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio On. Giovanni Legnini, che si sono impegnati in questa complessa battaglia sulla Legge di stabilità. Alcuni fattori di criticità comunque restano e su questi vigileremo attentamente. Il rischio è infatti quello di ingessare il meccanismo di contribuzione, che significherebbe tempi più lunghi e accesso più difficoltoso ai contributi” aggiunge il direttore della Federazione, Leonardo Nafissi.

“La notifica alla Commissione europea e l’autorizzazione della stessa è un percorso a nostro parere prematuro, molto complesso e dai risultati incerti. Sarebbe forse stato sufficiente dichiarare che la norma rispetta la disciplina comunitaria sugli aiuti di Stato. Per le reti di Confidi, giustamente ammesse al contributo, avremmo preferito venisse applicato un criterio di selezione legato ai volumi operativi che distinguono i Confidi intermediari finanziari dagli altri, piuttosto che fissarlo a un ammontare predefinito di 150 milioni di euro, specialmente oggi che questo valore è oggetto di revisione normativa. Un appesantimento anche subordinare l’attuazione degli interventi a un decreto interministeriale e a una convenzione con il Ministero per le Istituzioni che vorranno contribuire agli interventi con risorse proprie. Una formula semplificata come da noi proposto – ad esempio l’1% delle garanzie in essere – sarebbe stata di assoluta immediatezza e di facile applicabilità”.

Secondo la valutazione della Federazione, dovrebbe essere rapidamente attivato un quadro unitario e articolato di interventi: innanzitutto queste indispensabili misure straordinarie di patrimonializzazione appena approvate, da attivare concretamente e quanto prima per superare nell’immediato il contesto di difficoltà, accanto ad azioni con una prospettiva più ampia che agiscano sul Fondo Centrale di Garanzia con una operatività per portafogli accessibile anche ai Confidi e un potenziamento della controgaranzia. Tutto questo dovrebbe completarsi con un riordino della normativa di settore, per rispondere a quattro obiettivi fondamentali: dare attuazione ai principi di proporzionalità e specificità sanciti nel Testo Unico Bancario; tutelare il carattere accessorio della garanzia riconosciuto dal CICR; elaborare una posizione unitaria sulla normativa degli aiuti di Stato; eliminare le duplicazioni negli adempimenti.

 

 

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