“E’ giusta e sacrosanta la battaglia per rendere il carcere un luogo capace di restituire alla società uomini e donne in grado di rispettare le regole di civiltà e gli Altri. Una battaglia che si deve fare senza se e senza ma, in modo strutturale, riformando l’intero sistema penale e penitenziario, e in particolare il sistema rieducativo basato sulla premialità che dimostra il suo fallimento nella recidiva. Riforma che non può prescindere da politiche di prevenzione dei reati. Ma non è tollerabile uno Stato, ovvero un apparato di leggi che regolano la convivenza civile in virtù delle pene e sanzioni che le rendono tali, decida di risolvere un problema che riguarda non solo la minoranza carceraria, ma l’intera popolazione, con provvedimenti d’impunità parziale e totale.” E’ quanto afferma Barbara Benedettelli, scrittrice, attivista per i diritti delle vittime dei reati e Presidente dell’Associazione L’Italia Vera. “Le pene sono, come diceva Beccaria, “quel sensibile motivo che induce gli uomini a non commettere illeciti, e devono essere certe per essere efficaci. Non devono cioè lasciare spazio alla possibilità di sfuggirvi”. Riteniamo che indulto e amnistia espongano i cittadini al concreto e provato pericolo, come dimostrano la cronaca e le statistiche, per la loro incolumità e ledano il diritto alla sicurezza sancito all’art.3 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e il diritto alla vita proclamato dalla stessa e dalla Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo. Diritti che appartengono “all’essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana” come afferma la sentenza della Corte Costituzionale n-35 del 1997. Tali Diritti – prosegue Benedettelli – sono negati dallo Stato ai liberi cittadini ogni volta che un provvedimento d’impunità o di premialità scisso dalla pericolosità sociale o dalla certezza che l’individuo sia davvero rieducato, li colpisce nell’integrità o ne negano la vita. Una seria riforma della Giustizia, del sistema penale e penitenziario deve avere come obiettivo principale la sicurezza dei consociati, la tutela dei cittadini e un modello rieducativo non utopistico, buono solo sulla carta ma smentito ogni giorno dalla realtà. Una società civile non può permettere che sia anche un solo libero cittadino a pagare con la vita il fallimento di un sistema inadeguato che si vuole difendere a tutti i costi. Né può tollerare che uno Stato di Diritto neghi giustizia, riparazione e tutela alle Vittime dei reati, calpestando la loro dignità per tutelare la dignità di chi le ha rese tali. La dignità – conclude Benedettelli - deve essere concessa a ogni persona, colpevole o innocente, come afferma l’art. 3 della costituzione che chiede “pari dignità sociale per tutti i cittadini”. Perché ciò avvenga in questo settore che sta alla base della civiltà si devono trovare soluzioni che non ledono i diritti dell’uno o dell’altro per tutelarne solo alcuni. La giustizia deve essere giusta a 360 gradi, non può guardare da una parte soltanto. Compito arduo che vede oggi un Ministro della Giustizia accusato di miopia. Una miopia che a chi ricopre un ruolo così importante e delicato non può essere concessa.
Al momento hanno aderito le Associazioni:
Mamme Coraggio e Vittime della Strada Onlus
AVISL
AGUVS
Valore Donna
ADM Associazione Dipendenti Ministeriali
ADUSA Associazione Donne-Uomini Separati
Morrighan Donne
Diamo Valore alla Vita
Sostenitori Forze dell'Ordine
I bimbi di Flamy & Ale
l'Associazione MID
Durante la manifestazione si svolgerà un flash mob durante il quale verranno elencati alcuni dei nomi dei morti d’indulto. Si chiede a chi vuole partecipare di portare un telo bianco sui cui stendersi e un cartello da tenere in mano, con su scritta una delle seguenti frasi a scelta:
MORTI D’INDULTO #IONONCISTO!
VITTIMA PIEGATA DALL’INGIUSTIZIA #IONONCISTO!
Associazione L'Italia Vera
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