(ASI)Pochi giorni fa è stata presentata in pompa magna la candidatura della nostra città ad essere capitale europea della cultura. Alla presenza delle alte cariche amministrative si è discusso della qualità dei progetti portanti e dei principi che li hanno ispirati, in un clima di generale conforto culturale che dovrebbe accompagnarci comodamente fino al 2019, speranzosi della solidità del dossier presentato.
A sentire le parole di Bruno Bracalente e del direttore artistico Arnaldo Colasanti, vero frontman della giornata, Perugia dovrebbe rinnovarsi completamente sia nelle attività che negli spazi culturali, a tal punto da uscire dal localismo e aprirsi ad una realtà più ampia, europea.
Ai molti spettatori lì presenti, agli operatori della cultura come ai normali cittadini che lavorano e seguono la vita culturale di Perugia, saranno sicuramente apparsi strani, se non di cattivo gusto, gli slogan che hanno animato la giornata: Ricostruire luoghi; Città del dialogo; Città delle idee; Città dell'accoglienza; Living Hub per start up culturali; e così di seguito.
In un panorama di degrado dei luoghi di cultura e d'identità, abitato da operatori e spettatori culturali che si ostinano a sopravvivere con fondi sempre più esigui e discontinui; in un contesto di impoverimento culturale del centro storico, creato e diretto dall'attuale amministrazione comunale, le idee rischiano di non trovare i luoghi adatti, né il necessario dialogo né di ricevere l'adeguata accoglienza: altro che living hub!
E' quello che è successo al Festival Internazionale del Giornalismo (#IJF) che da anni anima la primavera perugina e risveglia la città con una ventata di libertà e di invitati di portata internazionale. Come ogni grande evento che arricchisce Perugia rimane privo di un'effettiva continuità durante tutto l'anno, senza alcuna colpa degli organizzatori che già fanno abbastanza e che consentono alla città di essere per 10 giorni all'anno la capitale del giornalismo, del Jazz e del cioccolato, in Europa e forse nel mondo.
Il paradosso o, meglio, lo specchio per le allodole, sta nel fatto che proprio questo festival era stato promosso dalla fondazione Pg 2019 nel suo programma culturale, per ovvi motivi qualitativi e di risonanza europea dell'offerta; ma dopo neanche un mese dalla candidatura arriva la notizia che manda in frantumi questo specchio e ne svela l'illusione: gli organizzatori dell' #IJF dichiarano la chiusura della progettazione, lo Stop at the top, perchè non trovano le risorse necessarie per replicare e migliorarsi.
Il Movimento 5 Stelle di Perugia, da sempre convinto che i giovani manager siano un bene da valorizzare anziché da calpestare in favore di logiche spartitorie di bassa amministrazione, non può che leggere con preoccupazione le parole di Arianna Cecconi su facebook: esse rappresentano la perfetta sintesi di come funziona la gestione della cultura in questa città. I cittadini, a Perugia, di specchi per le allodole ne hanno visti abbastanza. E' arrivato il momento di costruire un' idea nuova e duratura di amministrazione della città"
Movimento 5 Stelle Perugia