(ASI)Lettere in Redazione -Un emendamento messo “al volo”, alla fine di una seduta del Consiglio regionale, su di un atto che parlava di proroghe istituzionali dei Consorzi di Bonifica e - magicamente - si materializzano quattro milioni di euro di prestito alle Comunità Montane, soppresse ormai due anni fa dalla Legge regionale 18 del 23 dicembre 2011
Una legge, supportata anche dall’opposizione, che doveva essere parte integrante del processo di riforma con cui si istituiva un unica “Agenzia Forestale” regionale al posto di onerose Comunità Montane, con alcune funzioni che sarebbero poi andate alle costituende Unioni di Comuni.
Con il tempo, non solo si è persa la spinta di semplificazione, volendo l’Umbria sovrapporre “Unioni Speciali di Comuni” a quelle ordinarie previste dalla Legge nazionale (con un’evidente confusione burocratica e normativa), ma si sono di fatto mantenute in vita le Comunità Montane grazie ad una serie di Delibere di Giunta, l’ultima delle quali (la DGR n° 660 del 2013) ha in pratica prorogato detti Enti fino al 30 giugno 2014.
Questo, non solo mantiene in vita istituzionale i vecchi Presidenti delle Comunità Montane - ora nominati “Commissari liquidatori”, con indennità mensili nette oltre i mille euro e che fanno ancora bella mostra di sé nelle cerimonie pubbliche - ma, di fatto, utilizza Enti ormai defunti per fare clientela politica grazie all’utilizzo dei “Fondi per lo Sviluppo Rurale” a favore di fiere o iniziative ed eventi di rappresentanza, che poco hanno a che fare con il futuro del personale ed il trasferimento di funzioni e competenze.
Guarda caso, l’emendamento surrettizio della seduta consiliare dello scorso 15 ottobre concede quattro milioni di euro in anticipazione al fondo del “Fe.SR” [“Fondo europeo di Sviluppo Regionale”] e del “P.S.R.” [“Programma di Sviluppo Rurale”]: ci si preoccupa di finanziare eventi e fiere a forte vocazione clientelare e non di attuare le riforme, con l’aggravante che Enti commissariati non potrebbero utilizzare fondi a fini di rappresentanza anche dal punto di vista giuridico.
Non va sottaciuta neppure la mancanza di rispetto per il Consiglio regionale, perché un prestito di quattro milioni di euro avrebbe dovuto quanto meno essere spiegato preventivamente nella competente Commissione, chiarendo anche la destinazione concreta dei fondi: ma questo probabilmente avrebbe creato ulteriore imbarazzo.
In ogni caso, la Giunta regionale sta fallendo nel suo programma riformatore, pur perseverando nell’antico vizio di garantire - nonostante il tempo di crisi - flussi di denaro finalizzati nei fatti al mantenimento delle clientele politiche.
Andrea Lignani Marchesani