E' ancora lecito, come vuole la Costituzione, esprimere liberamente una opinione o un dubbio? Credo di sì.
E’ una forma di discriminazione razziale affermare che a parità di condizioni, l'amministrazione, pur "impiegando fondi europei per l'inclusione sociale" stia concedendo dei vantaggi ad alcuni cittadini Rom, solo per il fatto di essere Rom, rispetto agli altri cittadini cagliaritani che avrebbero identiche necessità? Non mi sembra. E' un fatto.
Spendere ventimila euro per istruire i Rom, aiutarli ad aprire una impresa, e pagarli le babysitter è o no una forma di privilegio ai Rom rispetto agli altri cittadini cagliaritani, solo per via della propria origine etnica? Per me lo è.
Che poi l'amministrazione cagliaritana affermi di eseguire una normativa nazionale che recepisce una comunicazione della Commissione Europea, significa spostare il dibattito a livelli politico-amministrativi di livello superiore, ma non, invece, confutare la tesi di Forza Nuova, che merita un diverso approccio e una indagine di approfondimento.
La “Strategia Nazionale D’Inclusione” a pagina n.5 prevede, infatti, che "in base al Diritto internazionale dei diritti umani, il principio di non discriminazione costituisce il pilastro fondamentale del sistema di protezione dei diritti umani, e dunque, anche in materia di protezione delle minoranze". Non privilegiare i cittadini cagliaritani di etnia Rom rispetto agli altri cittadini cagliaritani, dunque, dovrebbe essere un principio fondamentale quando si attuano le politiche di inclusione, pur se si spendono fondi europei destinati alle minoranze.
Già sulla considerazione della popolazione Rom come “minoranza”, la stessa “Strategia Nazionale D’Inclusione” evidenzia una carenza legislativa che rimetterebbe in discussione la stessa destinazione dei fondi europei, infatti, a pagina 18 della “Strategia”, si legge che “In Italia, il nodo centrale resta (quindi) legato al mancato riconoscimento di Rom, Sinti e Caminanti in quanto minoranza, attraverso una legge nazionale omnibus, poiché, ad oggi, i Rom, i Sinti ed i Caminanti acquisiscono diritti de jure esclusivamente come individui; non hanno invece diritti in quanto “minoranza”, perché non sono ancora disciplinati in tal senso, da un punto di vista legislativo”.
E ancora, a pagina 67, “Strumenti finanziari a supporto dell‟integrazione/inclusione dei RSC sono rappresentati dalla programmazione dei Fondi strutturali FESR e FSE, sebbene in Italia, a differenza di quanto succede in alcuni paesi dell‟Unione, non esista un programma di fondo sociale dedicato all‟inclusione della popolazione Rom, la quale, del resto non esiste neppure come target specifico in quanto nei POR viene generalmente compresa all‟interno della macro-categoria dello svantaggio”.
L’amministrazione (comunale, regionale, nazionale, o europea che sia), inoltre, dovrebbe dimostrare che non esistono altri cittadini cagliaritani che abbiano necessità e disagi pari o maggiori rispetto a quella della popolazione cagliaritana di etnia Rom, prima di concedere quello che agli occhi degli altri cittadini appare una vera e propria discriminante corsia preferenziale che favorisce una etnia rispetto a un’altra.
In altre parole, è lecito porsi il dubbio, che nel voler rimuovere le disparità sociali fra etnie, si produca una forma di discriminazione al contrario, “impiegando fondi europei per l’inclusione sociale”.“I c.d. “10 princìpi fondamentali” - si legge a pagina 10 della “Strategia Nazionale D’Inclusione”, che riporta i principi previsti dall’accordo di Cordoba del 2009, citati dalle associazioni querelanti FN - prevedono: politiche costruttive, pragmatiche e non discriminatorie; approccio mirato, esplicito, ma non esclusivo; approccio interculturale; integrazione generale; consapevolezza della dimensione di genere; divulgazione di politiche basate su dati comprovati; uso di strumenti comunitari; coinvolgimento degli Enti regionali e locali; coinvolgimento della società civile; partecipazione attiva dei RSC.”
È quindi del tutto lecito chiedersi se le azioni dell’amministrazione comunale siano “non discriminatorie” e costituiscano un approccio “mirato ma non esclusivo”, dato che a prima vista non lo costituiscono.
C’è, ( o ci dovrebbe essere), un principio-limite, che consiste sostanzialmente nel rimuovere le disparità tra cittadini senza crearne di ulteriori.
Quanti cittadini cagliaritani non-Rom avrebbero la necessità di diplomarsi, aprire una impresa e nel frattempo di veder pagate le babysitter per i bambini che rimarrebbero a casa? Immagino una moltitudine.
Sta poi all’amministrazione dimostrare che non è così, in un circuito di critica e dialettica, che dovrebbe essere la regola quando si fa politica e si parla di diritti. Siamo, invece, davanti alla sistematica rappresaglia legale operata ai danni di Forza Nuova da parte di associazioni destrafobiche, che non fa simpatia, anche perchè ai danni di un movimento di ragazzini che studiano, e non farà altro che inasprire il clima di risentimento dei cittadini verso le istituzioni.
In tempi come questi sarebbe più utile e responsabile un confronto tra istituzioni e parti sociali che rassicurasse la popolazione sull’assenza di discriminazioni al contrario, piuttosto che reprimere i legittimi dubbi col ricorso alla querela.
Purtroppo, a Cagliari un simile circuito, previsto dallo Statuto Comunale, non è possibile, in quanto il “Regolamento sulla partecipazione”, previsto dallo Statuto Comunale, che dovrebbe regolare gli Istituti di Democrazia Diretta, in particolare, in tema di controllo e coinvolgimento nell’operato dell’Amministrazione, Referendum, Petizioni, Istanze, Proposte e Consulte, è stato emanato in forma ridotta, e si occupa solo dell’albo della Associazioni. Ci sarebbe piaciuto, già in occasione della istituzione del Registro delle unioni civili, consultare i cittadini con un Referendum consultivo, che avevamo annunciato, ma che non abbiamo potuto mai avviare, proprio per l’assenza del regolamento.
Nel frattempo, ci siamo più volte rivolti al URP comunale, che ci ha informati della presenza di un altro regolamento, che giacerebbe da anni in seno alla Commissione Statuto (l’ultima comunicazione dell’U.R.P. è datata 6 febbraio 2013).
Per ironia della sorte, il regolamento, ufficialmente mai emanato, è già stato applicato per l’istituzione della Consulta dei cittadini immigrati ed apolidi (art.1.2 del Regolamento Istitutivo della Consulta, a cui, incredibilmente, sono ammessi cittadini di tutta la Provincia).
Quanto dovranno attendere tutti gli altri cittadini cagliaritani per la sua definitiva emanazione e per poter accedere agli istituti di democrazia diretta? La Destra, con un presidio iniziale e un gazebo informativo che verrà predisposto in Piazza Matteotti sabato 8 giugno nelle ore pomeridiane, chiederà, attraverso una raccolta firme, che l’amministrazione cagliaritana permetta finalmente ai cittadini cagliaritani di accedere agli istituti di democrazia diretta. Analoga iniziativa verrà avviata contemporaneamente anche a Quartu Sant’Elena e in altri Comuni della Provincia.
Daniele Caruso - Segretario Provinciale "La DESTRA" - Cagliari
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