(ASI) L'Istat ha recentemente pubblicato la "Notifica dell’indebitamento netto e del debito delle Amministrazioni Pubbliche secondo il Trattato di Maastricht" per il periodo 2020-2023. Questo rapporto rappresenta un’analisi cruciale del percorso di sostenibilità economica intrapreso dall’Italia e di come i principali indicatori finanziari si siano evoluti nel quadro della normativa europea, in particolare in conformità con le disposizioni del Trattato di Maastricht.
La comunicazione all’Unione Europea avviene due volte l'anno – il 31 marzo e il 30 settembre – e i dati trasmessi offrono un monitoraggio aggiornato e accurato delle finanze pubbliche, contribuendo alla valutazione del rispetto delle regole comunitarie in termini di convergenza economica e di stabilità fiscale.
L’obbligo di trasmettere i dati su indebitamento netto e debito deriva dal Protocollo sulla Procedura per i Disavanzi Eccessivi (PDE) annesso al Trattato di Maastricht. Per l’elaborazione dei dati, l’Italia ha seguito le indicazioni contenute nel regolamento europeo n.549/2013, che stabilisce il Sistema Europeo dei Conti (SEC 2010) e le linee guida del Manuale sul disavanzo e sul debito pubblico (edizione 2022).
Questo metodo di calcolo prevede che le stime di indebitamento netto siano curate dall'Istat, mentre la Banca d’Italia è responsabile della misurazione del debito pubblico. I dati ottenuti subiscono una verifica approfondita da Eurostat per garantirne la conformità e l'accuratezza. Al contrario, le previsioni per il 2024 elaborate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, non incluse in questo rapporto, non sono sottoposte a tale processo di verifica.
L’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche (AP) rappresenta uno degli indicatori chiave per comprendere il quadro economico nazionale e le sfide di bilancio. Nel 2023, l’indebitamento netto è stato pari a -152,735 miliardi di euro, che corrisponde al -7,2% del PIL. Questo dato evidenzia un miglioramento rispetto al 2022, anno in cui l’indebitamento netto si attestava a -161,575 miliardi di euro (-8,1% del PIL).
In termini di saldo primario, cioè l’indebitamento netto esclusa la spesa per interessi, si è registrato un risultato negativo pari a -3,5% del PIL, migliorato di 0,5 punti percentuali rispetto al 2022. Questo riflette una gestione più contenuta della spesa, sebbene il saldo rimanga in territorio negativo.
La spesa per interessi, che secondo le regole contabili attuali non include l’impatto delle operazioni di swap, è scesa al 3,7% del PIL, registrando una riduzione di 0,4 punti percentuali rispetto al dato dell'anno precedente. Tale calo evidenzia un risparmio sul fronte degli interessi passivi, pur mantenendo la spesa per interessi a livelli elevati nel contesto europeo.
Il debito pubblico italiano è una delle grandezze più discusse nel panorama economico nazionale, nonché un elemento centrale nella valutazione dell’equilibrio finanziario dell’Italia in ambito comunitario. Al termine del 2023, il debito delle AP si attestava a 2.868,411 miliardi di euro, pari al 134,8% del PIL. Rispetto al 2022, il rapporto tra debito e PIL ha segnato una riduzione di 3,5 punti percentuali, dimostrando un miglioramento nella gestione complessiva del debito in un contesto economico difficile, sebbene tale livello resti ancora ampiamente al di sopra del limite del 60% stabilito dal Trattato di Maastricht.
Il rapporto di convergenza tra il debito e l’indebitamento netto è completato dalla considerazione del fabbisogno del settore pubblico, misurato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Questo parametro è fondamentale per cogliere la dinamica di come il fabbisogno pubblico influenzi l’accumulo del debito.
La riconciliazione tra variazione del debito e indebitamento netto permette di osservare il flusso finanziario delle AP e il saldo di cassa generato o richiesto dalle stesse. Nel caso dell’Italia, il fabbisogno pubblico rappresenta un importante indicatore del disavanzo complessivo, e la sua gestione si rivela cruciale per il contenimento del debito futuro.
In un contesto caratterizzato dalla ripresa post-pandemica e dalla risposta alla crisi energetica, il debito lordo dell’Italia include anche passività connesse a interventi straordinari di sostegno finanziario verso altri Stati membri della UEM, che hanno contribuito a sostenere la stabilità macroeconomica del paese. Tali operazioni hanno inciso sul livello complessivo del debito, che pur riducendosi rispetto agli anni precedenti, rimane un elemento di criticità per l’Italia.
Tommaso Maiorca – Agenzia Stampa Italia