Gubbio No Borders, vero e proprio crocevia di linguaggi, ha aperto i battenti ieri sera 15 agosto 2012 alle ore 21:30 presso il suggestivo e rifiorito chiostro del gigantesco complesso conventuale di San Pietro a Gubbio con un coinvolgente spettacolo interamente dedicato al Tango. Questa manifestazione proseguirà fino al 26 agosto con cinque concerti, due street parade, tre incontri letterari, un appuntamento con un teologo e la novità della “Jam session” filosofica che “mutua la tecnica dell’improvvisazione dal jazz”. Nell’ambito degli spettacoli e degli incontri saranno ospitati Beppe Servillo, Javier Girotto, Natalio Mangalavite, Roberta Bruzzone, Lorenzo Pavolini, Stefano Dambruoso, Vincenzo R. Spagnolo, Paolo Perticari, Raniero Regni e Vito Mancuso. Il direttore del Gubbio No Borders Luigi Filippini spiega che il festival raggruppa “Varie discipline che, pur con le specificità e diversità loro proprie, sono tenute insieme, quasi assemblate, dal linguaggio universale della musica” e che nei giorni del Gubbio No Borders sarà in distribuzione anche il libro fotografico in bianco e nero, celebrativo dei dieci anni del festival realizzato dal fotografo Sanio Panfili intitolato: “Gubbio no borders. Festival di jazz italiano. 10 anni immagin(i)ario di un evento”. Particolare attenzione porgiamo poi alla location in cui almeno in parte si terrà questo festival a sfondo musicale: il convento di San Pietro in Gubbio. Cornice elegante e suggestiva rinata dopo anni di faticoso e costoso restauro è appartenuto ai monaci olivetani costituendo il più grosso convento dell’Ordine dopo la casa madre di Monte Oliveto Maggiore a Siena. Al monastero appartengono la affrescata sala del refettorio, la sede della magnifica biblioteca comunale da pochi anni inaugurata, la chiesa barocca dedicata a San Pietro contenetene tra l’altro un gigantesco organo di epoca tardo cinquecentesca. Tra gli studi dedicati negli anni a questo convento ricordiamo quelli del parroco, Don Carlo Spaziani importante musicista di musica sacra, la guida rapida del Dr. Antonio Giorgi e il magnifico volume dicato alla vita e cucina del convento dalle sue origini alla scomparsa dei monaci, intitolato “Alla Tavola del Monaco” scritto dallo scomparso Prof. Giuseppe Maria Nardelli.
Ma torniamo al festival che ieri sera ha aperto con un programma dedicato al Tango. Si è trattato di una prima assoluta intitolata Italian Dream in Buenos Aires – il ritmo di una pena, frutto di un progetto realizzato dalla cantante eugubina Lucia Casagrande Raffi con i Tanguedia Quartet. Indubbiamente è stato uno spettacolo di Tango in cui si sono fuse alcune note jazz si sono, senza alcuna violenza, reinterpretate notissime arie del melodramma e non è stata esclusa la prosa letta da una voce che per niente ci entusiasma. La formazione si è composta appunto di Lucia Casagrande Raffi, voce soprano, Antonio Greco al pianoforte, Federico Micheli violino, Massimiliano Tommasoni alla fisarmonica e vibrafono, Davide Peluso Contrabbasso, Angelo Mischianti voce recitante.
I Tangueida Quartet sono un gruppo che all’ascolto risultano di livello molto buono in cui ottimi sono il pianista Antonio Greco (dal tocco molto morbido e vellutato) ed il contrabbassista Davide Peluso che supplisce alla sezione ritmica assente; meno rilevante il violino che ha timbri popolareggianti e poco salottieri, poca cavata, ma che bene e disinvoltamente arricchisce il testo con timbri tipici della tradizione popolare irlandese. Nel corso del concerto cambiamo opinione e ci piace Lucia Raffi come voce soprano che emana intensità espressiva, dimostra versatilità timbrica, padronanza della scena, ampia gamma chiaroscurale anche se troppo bruscamente proposta. Molto bello il “Lascia ch’io pianga” di Handel dal quale si comprende come l’intero concerto riesca nel suo intento di dare sensazioni forti e struggenti, senza che il tango sia violato, né tantomeno i brani della tradizione classica reinterpretati educatamente, intelligentemente senza alcuna violenza e solo approfittando delle loro immortali linee melodiche e testi.
L’interpretazione delle musiche, quasi interamente di Astor Piazzolla, sono state affrontate nell’ottica della grande melodicità, ricercando aperture armoniche sempre in ambito tonale. Forse tempi troppo lenti, a volte melensi, a discapito della ritmicità del tango. “Un progetto originale che mostra come tango e melodramma non solo possano coesistere, ma possono anche integrarsi e compenetrarsi, cogliere un respiro segreto, abbracciandosi e lasciando terreno fertile all’improvvisazione”.
Oltre a vari sponsor tra i collaboratori, patrocinatori istituzionali ricordiamo il Rotary Club di Gubbio e lo studio fotografico Photostudio di Gubbio.
Informazioni e biglietteria: 075 9220693; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ; www.gubbionoborders.it.