Sindrome metabolica e problemi di erezione. A Napoli un simposio internazionale indaga sul rapporto tra disfunzione erettile e disturbi cardiocircolatori

(ASI) Napoli - Obesità addominale, elevati livelli di glucosio e colesterolo nel sangue, ipertensione, problemi cardiovascolari: sono le caratteristiche della sindrome metabolica, condizione frequente nei maschi italiani.

Quanto la sindrome metabolica può favorire la comparsa di problemi alla prostata e alla vescica, fino ad arrivare alla disfunzione erettile? A questa domanda cercano di rispondere urologi, cardiologi ed endocrinologi riuniti al simposio internazionale Keeping men healthy: let's assemble the puzzlein programma il 19 e 20 giugno a Napoli, organizzato dal Dipartimento di Farmacologia e dal Dipartimento di Urologia dellUniversitàFederico II di Napoli e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini.
«Negli ultimi anni la scoperta di nuovi farmaci efficaci per il trattamento della disfunzione erettile ha consentito di capire meglio i meccanismi responsabili dell’erezione. Questi progressi  nella ricerca non sono limitati ai problemi sessuali, ma hanno aiutato i medici a sviluppare nuove molecole anche per altre patologie»spiega Vincenzo Mirone, Professore di Urologia all'Università Federico II di Napoli e co-Presidente del Simposio. «In più, la disfunzione erettile può rappresentare un sintomi e nello stesso tempo una complicanza di malattie croniche severe, in particolare per quelle cardiovascolari». Diversi studi hanno dimostrato il collegamento tra sindrome metabolica e disfunzione erettile e diversi ricercatori ipotizzano che la sindrome metabolica favorisca la comparsa di iperplasia prostatica benigna e disturbi delle vie urinarie.
«Base comune per la comparsa di disfunzione erettile e disturbi delle vie urinarie possono essere la ridotta capacitàdellorganismo di sintetizzare lossido nitrico con lavanzare delletà; laumento di ipertensione, obesitàe insulina; la riduzione del flusso sanguigno nella vescica, nella prostata e nel pene a causa di arteriosclerosi pelvica»aggiunge Giuseppe Cirino  Professore di Farmacologia all'Università Federico II di Napoli e co-Presidente del Simposio.
«In particolare l’ossido nitrico è il mediatore su cui si fonda l’attività di moltissimi farmaci utilizzato in ambito cardiovascolare, tra cui i più conosciuti sono probabilmente i nitroderivati, come la nitroglicerina, e che sono ampiamente utilizzati». 
Il Simposio saluta il ritorno a Napoli di Luis Ignarro, un biochimico statunitense oggi alla Ucla University di Los Angeles, che circa trentanni fa scoprìche lossido nitrico svolgeva nellorganismo un ruolo di mediatore intracellulare. Nel 1998 la scoperta valse a Ignarro, il cui padre era di Torre del Greco, il premio Nobel per la Medicina, e oggi il ricercatore è a Napoli per condividere con i colleghi italiani e internazionali i progressi e i risultati di oggi.
«Oltre che in ambito cardiovascolare, l’ossido nitrico presenta diverse applicazioni. Infatti gioca un importante ruolo di equilibrio non soltanto dei vasi sanguigni ma anche del sistema nervoso periferico, dove rappresenta il principale neurotrasmettitore dei neuroni che innervano i tessuti e la muscolatura liscia, inclusi quelli che regolano la funzione erettile» ricorda Ignarro.
La sintesi di ossido nitrico viene stimolata da diversi fattori come il cosiddetto "shear stress", un parametro che misura la forza esercitata dallo scorrimento del sangue sulle pareti dei vasi. «Quando la pressione arteriosa aumenta eccessivamente, l'organismo si difende sintetizzando ossido nitrico che, dilatando le pareti dei vasi, contribuisce all'abbassamento della pressione» prosegue Cirino. «Al contrario, nel caso in cui si verifichi un’inibizione della sintesi di ossido nitrico, si ha un incremento delle resistenze periferiche e, conseguentemente, si ha un innalzamento della pressione arteriosa».
E’ sfruttando questo meccanismo che i ricercatori hanno potuto utilizzare gli effetti dell’ossido nitrico sul sistema circolatorio per realizzare i farmaci contro la disfunzione erettile.
Altro argomento centrale dei simposio riguarda i livelli di testosterone, la cui riduzione puòdeterminare una riduzione del desiderio sessuale e disfunzione erettile, ma anche malessere, depressione, ansia e difficoltàdi concentrazione.
«Nell’uomo la produzione di testosterone da parte dei testicoli diminuisce in maniera lenta e progressiva nell’ambito del fisiologico processo di invecchiamento, di circa l’uno per cento anno dopo i 50 anni» sottolinea Mirone. Il testosterone contribuisce al benessere fisico generale dell’uomo adulto: è infatti appurato che livelli fisiologici di testosterone assicurano valori ottimali di colesterolo, inducendo una diminuzione del colesterolo totale e del colesterolo “cattivo” (LDL). La riduzione dei livelli di testosterone circolanti nel maschio è invece responsabile dell’incremento del rischio di malattia coronarica, obesità e di insulino-resistenza, mentre concentrazioni di testosterone nella norma possono produrre effetti benefici sul sistema cardiovascolare. Il testosterone agisce inoltre in maniera sinergica nell’aumentare l’efficacia dei farmaci attivi sull’erezione, ciò spiega il motivo per cui bassi livelli di testosterone possono attenuare la risposta terapeutica ai farmaci al momento disponibili» conclude Mirone.

 

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