Il teatro come mezzo di rieducazione. Al Trianon Viviani i detenuti del carcere di Secondigliano portano in scena Shakespeare

Marta Bifano: "14 dei detenuti protagonisti non hanno potuto prendere parte alla messa in scena dello spettacolo perché i permessi sono stati rigettati dalla magistratura di sorveglianza"

(ASI) Napoli – Al Trianon Viviani di Napoli fino al 22 Febbraio la messa in scena del riadattamento dell'ultima opera di Shakespeare :La Tempesta. Con la regia di Marta Bifano il teatro ritorna al suo ruolo originario: l'impegno sociale. Protagonisti indiscussi dello spettacolo i detenuti del carcere di Secondigliano; con  loro  il teatro torna ad essere l'arte che trasforma gli individui e la società "Noi sappiamo che il teatro nasce come strumento didattico e rieducativo- spiega la regista-ed è importante che il teatro non perda questo ruolo. Un ruolo  che diventa più autentico quando viene sperimentato per progetti d'inclusione sociale: Dentro le mura di un carcere in cui le persone si mettono in gioco cavalcando le scene. Ma l'obbiettivo fondamentale è portare i carcerati attraverso il teatro fuori dalle mura del carcere!". Il teatro diventa un approdo che permette di andare oltre le mura e volare verso il futuro. Ma alla prima del 20 Febbraio 14 dei detenuti protagonisti non hanno potuto prendere parte allo spettacolo perché i permessi sono stati rigettati dalla magistratura di sorveglianza. Un comportamento normativo che ha sfaldato un gruppo coeso che fin da Luglio 2024 ha intrapreso con impegno un percorso laboratoriale. Teatro, Scenografia, tecnica teatrale e costume sono state il pane quotidiano per mesi dei detenuti del Carcere di Secondigliano e lo spettacolo la Tempesta  rappresenta il clou conclusivo di un progetto di vasto impegno "questo comportamento è normativo- ha commentato Marta Bifano in proposito alla scelta di revocare i permessi- però io credo che bisognerebbe sfondare questo pregiudizio di fare differenze. Quando si crea un gruppo di lavoro affiatato non bisogna mai sfaldarlo. A livello di oggettivazione di mettere al centro del concetto delle carceri oggi c'è la rieducazione, la riabilitazione e l'inserimento sociale. Nulla può avvenire se non attraverso dei laboratori che insegnano dei mestieri. Noi oltre ad avere insegnato a recitare e a calcare le scene abbiamo avuto il sostegno della Confraternita dei Sartori Napoletani con Tiziana Aiello e il grande Lello Antonelli, abbiamo lavorato con la costumista Francesca Nappo. Queste collaborazioni hanno creato  con il Polo Sartoriale della Casa Circondariale dei costumi elisabettiani. Questi ragazzi dopo quando usciranno potranno lavorare nell'ambiente teatrale ,potranno avere delle possibilità di occupazione. Ad esempio ce un ragazzo che è uscito e che è ritornato a fare le prove all'interno del carcere per ritrovarsi  con i suoi compagni. Tanto potente è stato  il gruppo che abbiamo costruito intorno a questa Tempesta e lui ha un talento straordinario che se lo coltivasse potrebbe diventare un attore professionista a tutti gli effetti. E così anche quelli che abbiamo lasciato oggi dentro nel carcere, alcuni sono veramente promettenti. Quindi sono felice di essere qua, ma ho un lutto per quelli che non ci sono!". Un lavoro immenso fatto insieme dai maestri  senza sosta per costruire e compattare un gruppo dal mese di Luglio per la Tempesta che per un problema normativo non ha potuto godere unitamente  alla messa in scena dello spettacolo creato dalla loro dedizione. "C'è l'urgenza di una maggiore elasticità !"ha concluso Marta Bifano. 

 

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