Chieti "Teate" romana, intervista al Prof. Alister Filippini

(ASI) Chieti - Per il ciclo di conferenze storiche organizzate dall'Associazione Teate Nostra "Chieti prima di Chieti – Il Clero e il Sacro nella storia della città”, nel pomeriggio di giovedì 6 febbraio 2025, presso l'Auditorium Cianfarani del complesso del parco archeologico e museale della Civitella, il docente di Storia Romana ed Epigrafia Latina dell'Università "G.d'Annunzio" Alister Filippini ha tenuto, insieme ai suoi due allievi Matteo Sgrignuoli  e Matteo Liberi, una lezione sul periodo romano della città, ed in particolare sui riti e culti che venivano praticati in città pressocché 2000 anni fa, avvalendosi dello studio delle epigrafi e dei reperti archeologici.

L'evento è stato molto seguito ed apprezzato con una buona cornice di pubblico.   A tal proposito, abbiamo posto delle domande al prof Alister Filippini, alle quali ha risposto con massima disponibilità e gentilezza:

1) Com'era in breve Chieti ai tempi dei Romani?

"Possiamo immaginare - ha spiegato il Prof Alister Filippini - che Teate fosse una città molto importante, che faceva da capoluogo giuridico-amministrativo per tutto il territorio dei Marrucini, compreso tra il basso corso del fiume Pescara, la costa adriatica e i contrafforti della Majella. Una città assai antica, ricca e capace di controllare i traffici commerciali che dall’entroterra abruzzese arrivavano sulla costa adriatica, servendosi del dinamico scalo portuale di Ostia Aterni (l’odierna Pescara), una infrastruttura equamente condivisa da Vestini, Marrucini e Peligni, da cui le merci non soltanto risalivano o discendevano la costa italica dell’Adriatico, inviate verso il Veneto o la Magna Grecia, ma erano spedite anche ai grandi porti dell’antica Dalmazia (Croazia), come Salona (Solin) e Spalato (Split)".

 

2) Quali sono le maggiori differenze fra la Teate della Seconda Guerra Punica, quella del periodo tardo repubblicano, quella del periodo del Principato e infine del Dominato alto-imperiale e tardo-antico?

"Tra l’epoca romana repubblicana (III-I sec. a.C.) e quella imperiale (I-III sec. d.C.) - ha spiegato Alister Filippini - la città crebbe molto, a livello sia demografico sia urbanistico, e si estese progressivamente dall’acropoli della Civitella, suo nucleo originario, in direzione Nord, lungo la direttrice dell’odierno Corso Marrucino, dove venne costruito il foro (l’area dei Tempietti), giungendo fin quasi al colle di San Giustino (che rimase fuori dalle mura)".

 

3) Cosa si evince dalle epigrafi che sono state ritrovate, anche in base a qualche esempio concreto spiegato durante la conferenza?

"Le iscrizioni latine di Teate - ha precisato il docente di Storia Romana - confermano in dettaglio, con una grande ricchezza di particolari e di storie vissute, quanto ci viene narrato dagli storici antichi: i Marrucini, dopo aver combattuto contro Roma nella Guerra Sociale (91-88 a.C.) sotto la guida delle più importanti famiglie di Teate, specialmente degli Asinii, ottennero la cittadinanza romana e vennero ufficialmente iscritti nella tribù elettorale Arnense. Ciò significa che furono, al contempo, cittadini di Teate e cittadini di Roma, con la pienezza dei diritti civili e politici, incluso il diritto di voto attivo e passivo e quindi la possibilità di fare carriera politica a Roma, ricoprendo le magistrature della Repubblica romana ed entrando in Senato. Proprio il famoso Asinio Pollione, oltre ad essere un letterato e uno storico, fu il primo teatino a diventare senatore romano nell’epoca di Giulio Cesare, che lui stesso aveva affiancato nelle sanguinose guerre civili. Un altro esempio: Gaio Lusio Storace, ricco proprietario del più celebre monumento funerario di Teate, decorato con scene di combattimenti tra gladiatori nella cornice di un sontuoso spettacolo offerto alla cittadinanza, fu un ex schiavo, liberato dal proprio padrone e diventato cittadino romano a tutti gli effetti, e divenne membro del prestigioso collegio dei Seviri Augustali, incaricati di organizzare grandi cerimonie pubbliche in omaggio alla dinastia imperiale".


4) Quali culti abbiamo la prova che venivano praticati nell'Antica Teate?

"Le iscrizioni latine di Teate, sia quelle trascritte dagli eruditi del Seicento e Settecento e poi perdute, sia quelle ancora conservate nei musei, sono per la maggior parte epigrafi funerarie, che raccontano molto sulle vite di uomini e donne di epoca antica, ma non menzionano le divinità venerate in città. Pochissime sono invece le iscrizioni sacre, che registrano atti di dediche votive agli dèi: tra queste conosciamo alcuni casi di offerte e sacrifici a divinità particolari, come il dio Silvano, una divinità tutelare degli spazi selvaggi, extra-urbani, ma talora invocato a proteggere la vita militare, e la Grande Madre degli dèi, Cibele, una divinità di lontana origine anatolica, venerata in Frigia (odierna Turchia) nella forma di una pietra caduta dal cielo e destinataria di uno specifico culto misterico, che prevedeva il sacrificio del toro e dell’ariete. Nel caso dei grandi complessi santuariali della città, come i templi della Civitella (con i loro magnifici frontoni, decorati con statue policrome di terracotta) e i tre Tempietti del foro, purtroppo non disponiamo di iscrizioni votive e quindi non abbiamo la certezza di quali divinità vi fossero venerate. Abbiamo magari le immagini, belle e molto suggestive, ma non i nomi delle divinità: esse restano dunque per noi silenti" ha chiarito il docente di Storia Romana Alister Filippini.

5) Ci sono anche a Chieti casi acclarati di sincretica trasformazione di un culto di una divinità pagana in un culto cristiano della Madonna o di un Santo/a?

"Nel caso di Teate non abbiamo fonti esplicite in merito. Nella conferenza abbiamo tuttavia segnalato come due iscrizioni sacre, rinvenute nel Seicento nell’area limitrofa alla cattedrale di San Giustino, indichino il colle di San Giustino come probabile sede di un santuario della Grande Madre degli dèi, la dea Cibele. Le iscrizioni sono databili all’epoca romana imperiale, in particolare al III secolo d.C., ben prima che, in quell’area, fossero costruiti i primi luoghi di culto cristiano, dedicati a Maria (V-VI secolo) e poi all’apostolo Tommaso, infine a San Giustino. Si tratta di un campo di indagine scientifica, a cavallo tra archeologia, epigrafia, storia antica e medievale, storia delle religioni e antropologia, che meriterebbe certamente di essere approfondito con la collaborazione di esperti di diverse discipline" ha concluso il docente di storia della "G.D'Annunzio". 

 

Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia 

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