(ASI) Si è conclusa con un nulla di fatto la vicenda giudiziaria dell’ex Direttore dell’Ufficio Antifrode Europeo Giovanni Kessler. La Corte d’Appello di Bruxelles ha infatti deciso di “non emettere pronuncia” nei confronti dell’ex magistrato italiano Giovanni Kessler, nel procedimento che doveva decidere se un atto dell’indagine dell’OLAF sul tentativo di corruzione del Commissario Dalli era legittimo secondo il codice penale belga.
Si trattava in concreto della presenza di Kessler e di un investigatore OLAF alla registrazione di una telefonata effettuata da un testimone a un indagato, senza che quest’ultimo ne fosse informato. Un atto documentato dagli stessi investigatori, avvenuto in una sede europea, seguendo il diritto europeo, legittimo in molti Paesi europei ma, forse, non in Belgio. Forse, perché prima della sentenza che ha messo fine al procedimento, nei dodici anni trascorsi dalla commissione di fatti, tre pubblici ministeri federali belgi avevano chiesto il non doversi procedere nei confronti di Kessler, o perché non aveva commesso il fatto, o perché il reato contestato si applica solo ai pubblici ufficiali belgi, o perché, avendo Kessler agito per ragioni di servizio e senza danno ad alcuno, non meritava alcuna condanna. Tre giudici belgi che negli anni hanno sentenziato sulla vicenda hanno deciso in tre modi diversi: il giudice delle indagini preliminari aveva assolto Kessler per non aver commesso il reato, il giudice di primo grado lo aveva condannato e infine la Corte d’Appello lo ha graziato, così come, già nel 2017, aveva chiesto il procuratore che per primo si era occupato della vicenda.
La piena legittimità dell’indagine OLAF su Dalli era già stata sancita in via definitiva nel 2019 e 2021 da due dettagliate sentenze della Corte di giustizia e del Tribunale dell’Unione Europea, cheavevano respinto tutte le doglianze dell’ex Commissario in proposito.
A Malta intanto continua faticosamente il processo per corruzione acarico dell’ex Commissario Dalli, che secondo l’accusa e il rapporto dell’OLAF, avrebbe chiesto tramite un intermediario una tangente milionaria a una società svedese produttrice dello snus, per togliere il divieto alla sua commercializzazione in Europa. L’azione penale maltese è cominciata con grave ritardo e rischia di non vedere la fine prima della prescrizione.
L’OLAF e il suo Direttore Kessler escono bene da questa vicenda, riuscendo a concludere in maniera indipendente e senza danni un’indagine su un Commissario in carica, accusato di voler vendere la legislazione sul tabacco e sfuggendo alle sue ritorsioni. Così anche la Commissione presieduta da Barroso che ha preso subito le necessarie misure per difendere l’integrità della Commissione, messa a rischio da un Commissario quantomeno imprudente. Lo stesso forse non si può dire della giustizia belga che in otto anni di procedimento, a dodici anni dai fatti, si è mostrata incerta e contraddittoria, finendo per concludere di non voler dare un giudizio su attività di indagine di funzionari europei, già definite legittime dai giudici europei. Quanto avvenuto induce infine a una riflessione sulla debolezza del sistema di indagine anticorruzione europeo, che non disponendo ancora di una completa legislazione europea, è sottoposto a contrastanti legislazioni nazionali ed europee, sfruttate da coloro che vogliono sfuggire alle indagini o prendersi una rivalsa contro gli investigatori.
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