(ASI) Firenze - Lo stile di vita inimitabile di Gabriele d'Annunzio è stato degnalo di un principe rinascimentale, ma ci sono ovviamente tante luci e qualche ombra sulla esistenza del Vate, al di là del mito dannunziano.
A tal proposito, in questo speciale ci occuperemo di un aspetto della vita privata di Gabriele d'Annunzio che ha influenzato anche la sua vita pubblica, ossia la sua alta mole di debiti con i creditori che nel 1910 lo costrinse ad abbandonare la dimora toscana a Settignano sulle colline fiorentine "La Capponcina" e a lasciare l'Italia nel 1911 per la Francia.
Sulla "Capponcina" in "C.Vignali, V. Tieri, Le case mitiche di Gabriele D’Annunzio, Discovery Abruzzo Magazine, 8 Aprile 2024 ho spiegato che:
"Nell’estate del 1897, Gabriele d’Annunzio, per vivere vicino all’amata Eleonora Duse che aveva un villino “La Porziuncola” a Settignano frazione di Firenze, affittò “Villa la Capponcina” che trovò a Gabriele il veterinario abruzzese Benigno Palmerio.
La casa, immersa nel verde, era di proprietà dei Marchesi Viviani della Robbia. Qui, il poeta visse per un decennio nel lusso, come un signore del Rinascimento, frequentando la vita mondana della Firenze di inizio XX secolo, fra cavalli, cani e oggetti sfarzosi.
Qui, nel nido d’amore di Gabriele ed Eleonora, il Vate compose varie opere letterarie come: “La Nave”, “Francesca da Rimini”, “Il Fuoco”, “Le Laudi”.
La “Capponcina” fu il luogo romantico dove d’Annunzio fece innamorare la marchesa Alessandra Starabba di Rudinì e la Contessa Giuseppina Mancini.
I preziosi arredi della Capponcina furono venduti all’asta nel 1911 a causa dei debiti del poeta pescarese che fu costretto nel 1910 ad abbandonare l’Italia. Solo i suoi libri furono risparmiati dalla vendita forzosa".
In merito pubblicheremo la lettera del 26 novembre 1910 che il Vate scrive dalla Capponcina all'immobiliarista per chiedere una dilazione del debito. Lo straordinario documento di 7 fogli di colori ceruleo c'è stato fornito dal milanese Alessandro Rovati, collezionista e organizzatore di mostre ed eventi dannunziani:
Lettera di GABRIELE D’ANNUNZIO “ CAPPONCINA” del 26 Novembre 1910 che scrive a …….. chiedendo una dilazione dei propri debiti.
MIO CARO …… ( Immobiliarista ) LA SOCIETA’ CHE ELLA POSSIEDE NON HA AVUTO ALCUN RIGUARDO VERSO L’ASSENTE.
ORA SI DISPONE A FARE QUEL CHE NON HA FATTO FINO AD OGGI, CONTRO DI ME, IL PIU’ TRISTE DEI PERSECUTORI.
IO AVEVO PREGATO MARCO PRAGA (drammaturgo e direttore SIAE dal 1896 al 1911 e grande amico di Eleonora Duse ndr) DI PARLARLE E DI PROPORLE UN ACCOMODAMENTO.
POICHÉ UN CONTRATTO FU STIPULATO FRA NOI , E LA MIA SOLA COLPA É IL RITARDO ( LO SPIRITO DI UN ARTISTA È ALQUANTO DIVERSO DA QUELLO DI UN FORNITORE COMUNE).
LE PROPONEVO CHE LA SOCIETÀ MI ACCORDASSE UNA DILAZIONE E ACCETTASSE IL PRIMO (FILM ) A SOGGETTO.
LA “ CASA PATHE’” MI PROPONE DI ORDINARE IN FILM LA MIA “FIGLIA DI JORIO” CON UN “ALIGI “ MIRABILMENTE PLASTICO - CHE È MIO FIGLIO (Gabriellino) - E CON LA RICOSTITUZIONE DELLE SCENE NEL PAESE D’ABRUZZO E PRECISAMENTE NELLA “GROTTA DEL CAVALLONE”.
NON HO ACCETTATO , PER RIGUARDO AI MIEI IMPEGNI VERSO LA “SOCIETA’ MALIANA” .
ORA LE DOMANDO : “ VUOLE INTANTO ELLA PRENDERE “LA FIGLIA DI JORIO” OPPURE MI LASCIA LIBERO ???”
E DOMANDO A LEI, NON COME A UN CREDITORE IMPLACABILE MA COME UN AMABILE COMPAGNO, DI SOSPENDERE L’ATTO ODIOSO DELLA VENDITA DELLA “ CAPPONCINA” , NON ESEGUITO DA ALCUN ALTRO FINO AD OGGI , E DI ACCORDARMI UNA DILAZIONE FINO AL 5 GENNAIO PROSSIMO PER IL PAGAMENTO DI 5.000 LIRE E FINO AL 5 MARZO PER IL PAGAMENTO DI TUTTO IL RESTO.
LAVORO SENZA TREGUA PER LIBERARMI DA TUTTI I PESI (DEBITI) .
HO POTUTO FINO AD OGGI SALVARE DALLA DEVASTAZIONE LA MIA CASA , LA CASA DEI MIEI LIBRI .
RACCOGLIERO’ TRA BREVE IL FRUTTO DEL MIO LAVORO.
LA VENDITA MINACCIATA RENDEREBBE VANO IL MIO SFORZO E RISUSCITEREBBE LO SCANDALO FRA CERTA GENTE ITALIANA CANAGLIA , PER NUOCERMI ANCHE A DISTANZA .
VOGLIO SPERARE DALLA GENTILEZZA DEL SUO ANIMO , UNA SPONTANEA RIPUGNANZA A QUESTA FEROCIA.
NEL CASO CHE L’ACCOMODAMENTO SIA IMPOSSIBILE , LA SOCIETA’ RIAVRA’ IL DOVUTO NELLE DUE RATE CHE DETERMINO.
LE STRINGO LA MANO CON ANTICIPATO SENTIMENTO DI RICONOSCENZA
IL SUO
GABRIELE D’ANNUNZIO
26 NOVEMBRE 1910
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia