(ASI) Sarà ricordato come il film che ha consacrato Natalie Portman e che le ha permesso a soli 29 anni, di vincere l’Oscar per la migliore attrice. Una gioia professionale a cui a breve seguirà una gioia personale (è in dolce attesa); è dunque l’apice per l’attrice israeliana, che ha sfidato addirittura la Notte vestendosi di viola, ma di fronte a un talento così anche le superstizioni volano via.
Il film analizza la psicologia e la complessità di una ballerina dilaniata interiormente per il suo ruolo. Perfezionista fino all’estremo Nina (Natalie Portman) deve riuscire a sbloccarsi e a portare l’emozione oltre alla tecnica. Ma può una ragazza di 28 anni, che vive con la madre in una camera rosa con peluches, che non ha né vizi né un ragazzo e che per giunta è timida, riuscire a interpretare la regina del lago dei cigni? Due ruoli per una stessa ballerina. Il cigno bianco, casto e puro e il cigno nero, lussurioso e senza freni inibitori. A Nadia riesce perfettamente il primo, ma ha grandi difficoltà con il secondo. Ma il suo maestro crede in lei e le ha affida la parte, perché confida nella sua sensualità e aggressività nascosta. Così facendo le insicurezze, le nevrosi e le paure di Nina verranno fuori e saranno alimentate a causa della trasgressiva Lily, che minaccia di soffiarle la parte. Inizialmente lento, il film prende corpo e ricalca in maniera originale la stessa vicenda del Lago dei cigni, abbiamo una storia nella storia che culmina perfettamente nell’atto finale. La Portman incanta e si cala perfettamente nel suo doppio ruolo, tuttavia il film non sempre regge il passo. Talvolta noioso, a volte estremo ed eccessivamente cruento. Per questo è seriamente sconsigliato alle giovani ragazzine che fanno danza e che sperano di assistere a un film, che metta in risalto la bellezza di quest’arte, ma è un errore: si mostra quanto può essere snervante e dura la danza, che, come in questo caso, porta alla follia. Probabilmente questo contrasto si allinea alla discrasia tra i due ruoli, ma tale scelta sul piano cinematografico è azzardata e stona. E’ un gran peccato, perché seppur la sua protagonista cerchi la perfezione a tutti i costi, che ottiene in effetti l’attrice, la pellicola è un’opera imperfetta non armonica, con diverse scene da rivedere, ma avrebbe potuto ottenere il suo intento. Si vede dunque un regista (quarantenne) ancora immaturo, che ha dimenticato che il cuore della danza è nell’armonia e che passione, candore, sensualità sono si diverse emozioni, ma che non stonano mai nel Lago dei cigni. Questo cigno nero non vola dunque molto in alto.
Voto: 7
(Non consigliato ai minori)