(ASI) L'Aquila- Sembrava che dopo la serie di terremoti del 18 gennaio nel Centro Italia le case fossero evacuate e le aree rosse messe in sicurezza per evitare altre vittime. Non è stato così invece per l'hotel abruzzese Rigopiano di Farindola, un resort di lusso sul Gran Sasso.
Almeno trenta persone vi stavano trascorrendo la settimana bianca in una stagione ricca di neve e stavano aspettando di tornare a casa. Terremoto e gelo. Questo è invece l'incubo dell'inverno per Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche.
In mattinata le scosse di 5.4 e 5.3 di magnitudo con epicentro il paesino abruzzese di Montereale, in serata il distacco di una crosta di ghiaccio che ha travolto l'hotel Rigopiano spostandone la struttura di almeno dieci metri.
Nell'albergo c'erano ventidue turisti, compresi quattro bambini, e sette dipendenti.
I soccorritori stanno lavorando con il meteo avverso e anche il sindaco di Farindola, l'ingegnere Ilario Lacchetta, ammette che non sia rimasta molta speranza.
Tre corpi sono stati recuperati questa mattina, un altro è stato identificato, ma una trentina di dispersi sembrano ancora incastrati in una trappola di muratura sommersa da quattro metri di neve.
Altri comuni sono a rischio valanghe per la Protezione Civile e aumenta esponenzialmente il costo degli adeguamenti: 93 miliardi. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha chiesto di fare presto «per raggiungere tutte le località isolate».
Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, ha invece il volto di un uomo stremato: «Non nevicava così da settant'anni, cosa abbiamo fatto di male?». Ad ogni modo non si tira indietro e, come da promesse fatte, assegnerà presto altre venticinque casette di legno.
Per l'Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia il fenomeno, pur non essendo prevedibile, rispecchia la conformazione delle faglie presenti attualmente nella morfologia territoriale del Centro Italia. «Le scosse a ripetizione sono dovute a una nuova faglia più a sud», hanno spiegato, «Alla base dei terremoti c'è lo stiramento trasversale della crosta appenninica, che si estende allontanandosi verso il mar Tirreno, mentre quella adriatica si incunea sotto le Alpi».
Tutto il resto sono ipotesi teoriche, non previsioni. I tempi sono variabili ma ogni scossa rientra in un processo di assestamento delle due faglie e non è dato sapere con certezza quando finirà.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia