Francesco ha dunque esortato a seguire la Luce di Gesù, perché ci «salva dalle tenebre». Ci ha esortato a farlo malgrado questa luce «non è stata ben voluta dal mondo», convinto com’è, in tutta la sua superbia, di poterla sostituire «con tante cose scientifiche e tante cose dell’umanità».
Si preferisce allora seguire le sirene diaboliche, le stesse che tentarono Gesù nel deserto. Il Diavolo, ha detto il Papa, «viene travestito da angelo di luce: a lui piace imitare Gesù e si fa buono, ci parla tranquillamente, come ha parlato a Gesù dopo il digiuno nel deserto». È fondamentale allora pregare Dio perché ci doni «la saggezza del discernimento per conoscere quando è Gesù che ci dà la luce e quando è proprio il demonio, travestito da angelo di luce».
Tanti, infatti, «credono di vivere nella luce» mentre «sono nelle tenebre e non se ne accorgono». Per fuggire questo inganno, il Papa ha invitato a guardare «la luce di Gesù», la quale «possiamo conoscerla, perché è una luce umile, non è una luce che si impone». «È una luce che parla al cuore - ha proseguito il Santo Padre - ed è anche una luce che ti offre la Croce».
La distinzione spiegata da Francesco è la seguente: «Se noi nella nostra luce interiore, siamo uomini miti, sentiamo la voce di Gesù nel cuore e guardiamo senza paura la Croce: quella è luce di Gesù». Qualora, invece, seguiamo una luce che «rende orgogliosi» e «porta a guardare gli altri dall’alto», «alla superbia», quella è chiaramente «la luce del Diavolo, travestito da Gesù, da angelo di luce».
«Sempre dove è Gesù c’è umiltà, mitezza, amore e Croce». Un dolce invito, questo, a non rinunciare all’umiltà, alla mitezza, all’amore e al sacrificio che ci aiuta a non cadere nell’inganno della falsa luce. Perciò, ha concluso Francesco, «chiediamo al Signore che ci dia oggi la grazia della sua Luce e ci insegni a distinguere quando la luce è di Lui e quando è una luce artificiale, fatta dal nemico, per ingannarci».
Parole forti, che si collocano in una linea di coerenza che prosegue sin dai giorni subito successivi al 13 marzo scorso, giorno dell’elezione al soglio pontificio di Jorge Bergoglio. Il Papa argentino, infatti, ha da subito iniziato ad evocare il Diavolo, infrangendo un tabù che - forse per discrezione, prudenza o pudore - riguardava la Chiesa degli ultimi anni. Papa Francesco, evidentemente, ha intenzione di sferzare il popolo cristiano a prendere di petto il «nemico numero uno, il tentatore per eccellenza» (cit. Paolo VI). Un viatico esplicito per evitare la strada dell’inganno e percorrere quella della salvezza.
Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia