(ASI) Papa Francesco lo ha conosciuto quando Robert Francis Prevost, oggi Papa Leone XIV, era allora un missionario agostiniano nel nord del Perù, tra le periferie della fede e della speranza.
Operava silenziosamente, tra la gente semplice, in paesini spesso dimenticati, dove la carità non era una parola, ma pane quotidiano.
Per il suo profondo impegno con le popolazioni più povere e la sua dedizione instancabile, era anche conosciuto come “el santo del norte”, “il santo del nord”. Un soprannome affettuoso che sottolineava il suo lavoro compassionevole e la sua presenza costante nelle regioni settentrionali del Perù. Era lì, tra i poveri, che la sua vocazione prendeva forma giorno dopo giorno, lontano dai riflettori ma vicino al cuore di Dio.
Quel primo incontro con Francesco – allora già Pontefice – avvenne probabilmente nel contesto della missione, dove lo stile evangelico di Prevost colpì profondamente il Papa: uno stile sobrio, autentico, vicino al popolo. Un uomo che parlava poco, ma faceva molto. Che ascoltava più di quanto spiegava. Che costruiva ponti e non carriera.
Non fu un caso che Francesco lo volle a Roma, chiamandolo nel cuore della Chiesa universale e affidandogli il delicatissimo Dicastero per i Vescovi. Un compito riservato a chi ha discernimento, sensibilità e senso della Chiesa. E Prevost ne era naturalmente dotato. Non un burocrate, né un amministratore di potere, ma un fratello tra i fratelli, un pastore capace di scegliere altri pastori.
Poi il tempo, la Provvidenza e forse anche lo Spirito Santo hanno portato a un evento inaspettato: l’elezione a Pontefice. Sì, proprio lui, il missionario del nord del Perù, divenuto Papa della Chiesa Cattolica nel mondo, con il nome di Leone XIV.
La sua storia è il segno che gli incontri cambiano la vita. E che certe anime, quando si incrociano, accendono percorsi impensabili. Perché davvero, come disse Vinícius de Moraes, “la vita è l’arte dell’incontro, anche se ci sono tanti disaccordi nella vita.”
E la Chiesa, quando segue quest’arte, ritrova il suo cuore più vero.
Salvo Nugnes