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(ASI) Perugia  - Quando ho iniziato a interessarmi al sitting volley e ho iniziato a raccogliere informazioni fra i promotori di questa disciplina ho avuto l'impressione di parlare con proverbiali 'quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo'. Forse non lo cambieranno stando seduti al bancone ma con il loro impegno, Giuseppe Lomurno, Presidente del Comitato Regionale della Federazione Italiana Pallavolo (FIPAV), Francesco Emanuele, Presidente Regionale del Comitato Paralimpico (CIP), Benito Montesi Responsabile nazionale del settore sitting volley, e Luigi Bertini, Coordinatore tecnico nazionale, stanno provando a dare una scossa prima d'ora intentata al mondo della pallavolo italiana per disabili e normodotati.
La pallavolo da seduti. Il sitting volley è una pallavolo riservata ai diversamente abili con lesioni invalidanti di tipo fisico. È fra le discipline paralimpiche dal 1980 ma in Italia è ancora poco diffusa; si gioca con regole adattate rispetto alla pallavolo tradizionale con il campo più piccolo e la rete più bassa, ma le squadre si affrontano sempre sei contro sei. "È uno sport spettacolare, in assoluto, giocano da seduti ma gli schiacciatori fanno i buchi per terra". Questo è il commento entusiasta di Francesco Emanuele, presidente del CIP, anche lui fra gli artefici del processo d’importazione del sitting volley in Italia. "Siamo un gruppo di amici – continua Emanuele -, stiamo provando a lanciare questa disciplina a livello nazionale in vista della realizzazione di uno sport integrato". “Non si tratta solo di questo – aggiunge Giuseppe Lomurno -, non vogliamo solo rivolgere l’attenzione al mondo della disabilità, ma vogliamo trasmettere un esempio di vita”. L'integrazione si è compiuta lo scorso 15 maggio quando il Comitato Italiano Paralimpico ha firmato con la FIPAV un accordo per riconoscere a fini sportivi il sitting volley come disciplina federale.
Al posto giusto nel momento giusto. "La cosa è nata per caso più di un anno fa - spiega Luigi Bertini-, quando in occasione di un'assemblea delle società umbre di pallavolo a Perugia, incontrai l'allora vice presidente federale Luciano Cecchi e Benito Montesi. Mi venne in mente di consegnare loro la copia di un articolo che avevo scritto qualche tempo prima per la rivista Wealth Planet Magazine dal titolo "L'altra Pallavolo", appunto per pubblicizzare il sitting volley, una disciplina che conoscevo da tempo, ma che in Italia, nonostante l'opera di qualche volontario in alcune città, è poco diffusa”. “Da lì si è formato un Comitato promotore del sitting volley tutto umbro - continua Bertini-, sollecitato dal presidente del CIP regionale. Il Comitato ha poi invitato Benito Montesi a prendere contatti con la Fipav nazionale per muovere le acque, tanto che poi lo stesso Montesi è diventato Responsabile Nazionale del settore, e dopo un iter piuttosto lungo il sitting volley è diventato uno degli sport della Fipav, e sport paralimpico".
Dalle parole ai fatti.
In termini pratici l'accordo consentirà alla FIPAV, ora che fa parte del Comitato Paralimpico di dare il proprio appoggio, mentre sarà compito della struttura federale organizzare a livello nazionale e regionale, corsi di formazione per allenatori, arbitri e dirigenti. "La prima tappa - illustra Bertini – sarà il corso di formazione per docenti nazionali di pallavolo di ogni regione, dei referenti regionali e di un arbitro per ogni regione, che interverranno a Roma dall’11 al 13 Ottobre. Saranno affrontati tutti i temi di questo sport con varie lezioni teorico-pratiche, con l’intervento di tecnici stranieri e anche del sottoscritto, in qualità di Coordinatore tecnico nazionale".
Il ruolo della scuola. Il sogno, neanche troppo nascosto dei promotori del progetto legato al sitting volley, è la costruzione di squadre scolastiche per l'integrazione di studenti normodotati e disabili. In Umbria è stata già realizzata una giornata di esibizione, così la racconta Luigi Bertini: "A maggio 2013 abbiamo sperimentato un primo incontro interprovinciale fra il Liceo Scientifico "Alessi" di Perugia e l'Istituto Comprensivo "Lippi" di Prato, questo anche grazie alla collaborazione dell'Ufficio Scolastico Regionale e in particolare della professoressa Caterina Piernera". Otto le squadre in campo in quella giornata, composte anche da alcuni alunni disabili; "Si sono affrontate fra loro - spiega Bertini -, dando vita ad un'esperienza interessante e costruttiva che sarà ripetuta a Prato con le stesse finalità di integrazione e inclusione". "Spero che si possano organizzare altre manifestazioni di questo tipo - conclude il tecnico federale -, anche perché, a parte il regolamento delle gare internazionali, che prevede la presenza di un solo giocatore con minima disabilità in campo per squadra, il gioco è assolutamente adatto ai normodotati, che con il pretesto di coinvolgere soggetti meno fortunati, hanno la possibilità di cimentarsi in una disciplina ancora poco diffusa in Italia".
La promozione. La diffusione della disciplina su tutto il territorio nazionale procede passo dopo passo, ma il fatto che il germoglio sia nato proprio in Umbria, inorgoglisce il Presidente del Comitato regionale della FIPAV Giuseppe Lomurno: "Se questa esperienza è sbocciata in Umbria non è solo merito del Comitato, ma delle società che danno il loro contributo per la crescita di tutto il movimento pallavolistico". "Per fare promozione occorrono mezzi, anche economici - afferma Bertini -, l'idea è anche quella di sollecitare scambi con altri nazioni vicine che sono interessate al sitting volley. In sostanza, dopo il corso di formazione, cominceremo assistendo le società nel territorio facendole incontrare e uniformando i metodi di allenamento".
La ricerca degli atleti. Elemento non secondario è trovare giocatori disposti a cimentarsi con il sitting volley, "In particolari modo fra gli amputati" - commenta Bertini. Anche per questa ragione fra i compiti del Coordinatore Tecnico c'è quello di "Favorire lo svolgimento di tornei e manifestazioni, in attesa che le società reclutino atleti disabili". "Dopo gli eventi promozionali si pensa di arrivare a un vero e proprio campionato, da lì si potrà pensare di individuare i soggetti più portati verso la disciplina e poi formare la rappresentativa nazionale maschile e femminile".
Un sogno a cinque cerchi. Nonostante le legittime aspirazioni a oggi appare complicato vedere già nei prossimi Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro 2016 delle nazionali azzurre di sitting volley, il perché lo spiega ancora Bertini: "Cercheremo di bruciare le tappe, per i Giochi di sono varie qualificazioni, e sinceramente mi sembra poco probabile che l'Italia sia pronta per esse competitiva a Rio con due formazioni di livello". Altri paesi sono più avanti di noi ed è, infatti, con rammarico che lo stesso Presidente del CIP Emanuele afferma come: "Sia duro accettare che in Italia il sitting volley parta solo nel 2013, quando in altre nazioni è già praticato da anni". Gli fa eco Bertini, reduce dai Campionati Europei di Elblag (Polonia): "Insieme alla delegazione della Fipav abbiamo avuto modo di vedere la vicino le migliori squadre del continente e di prendere contatti con alcuni tecnici stranieri provenienti da Olanda, Ucraina, Slovenia e Brasile, anche loro in Polonia per assistere ai campionati". "Tutto ci tornerà utile in futuro - commenta -, ma il livello soprattutto nel settore maschile è decisamente lontano dai nostri attuali mezzi. Nel femminile, a parte le prime quattro/cinque nazionali, fisicamente e tecnicamente molto forti, il livello è più basso".Non resta che fare un “in bocca a lupo” a questi alfieri del sitting volley perché il loro impegno sia ripagato da un numero crescente di ragazzi disabili e normodotati che decidono di avvicinarsi a questa nuova disciplina, per un’esperienza che non sarà di solo sport ma di vita.
Chiara Scardazza - Agenzia Stampa Italia


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