(ASI) Mestre- La pressione doveva essere tutta su Venezia, tanto che alla fine Sassari è arrivata scarica alla partita decisiva. Più precisi dalla lunetta, devastanti fuori area con le triple, solidi in difesa anche con qualche infrazione in più.
L’Umana regge pure a rimbalzo e con i canestri in sequenza degli scatenati Michael Bramos e Marquez Haynes sale in cattedra per impartire alla Dinamo la sua lezione. Il punteggio di 87-61 è una sconfitta senza scuse per gli uomini di Gianmarco Pozzecco, impotente nei suoi time out al terzo e ultimo quarto, mentre Venezia dilagava. È servita gara-7 per mettere alla prova i valori tecnici delle due squadre, ma negli ultimi 40’ Walter De Raffaele e i suoi hanno effettivamente mostrato di essere i favoriti per la conquista del quarto scudetto, due anni dopo la finale vinta 4-2 contro l’Aquila Trento.
Stavolta al Taliercio il Banco non è mai entrato in partita, provando a contenere il vantaggio di Venezia fino alla fine del secondo quarto (39-30), ma cedendo vistosamente nelle ultime due fasi, orfano delle prestazioni super a cui lo avevano abituato Cooley, Pierre e Thomas. Di tutt’altro livello la prestazione di De Nicolao, Watt e Daye, che nelle fasi di inerzia a favore della Reyer hanno condotto fino alla fine la squadra verso la vittoria. Spissu ha provato a replicare, ma senza esito, perché l’Umana sapeva di poter giocare con il cronometro, quando minuto dopo minuto il vantaggio viaggiava tra i 20 e i 30 punti. Alla tripla di Haynes del +28, dagli spalti la bolgia del tifo di casa ha iniziato a far festa, precisamente a 1’15’’ dalla fine.
I tentativi di Sassari e il cuore messi in campo in questa fantastica serie non sono bastati a contrastare i più attrezzati rivali, perché quello degli orogranata resta un capolavoro, con il secondo scudetto in tre anni e la forza di un gruppo rimasto unito per tutta la stagione (i primi due titoli risalgono al 1942 e al 1943, addirittura prima della fine del secondo conflitto mondiale). Una strada sempre in salita in gara-7 ha scoraggiato anche psicologicamente la squadra di Pozzecco, già fisicamente meno brillante in tutti i 40’. La Dinamo merita comunque il riconoscimento di una rivoluzione di gioco alternativa rispetto ai soliti schemi degli ultimi anni. È mancato poco ma, come da copione sportivo, nei momenti che potevano fare la differenza sono emersi i protagonisti che hanno l’esperienza di farla, e questi giocatori sono quasi tutti dalla parte Reyer.
Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia