(ASI) Certi amori non finisco mai. Fernando Torres, il figliol prodigo è ritornato dopo sette anni all'Atletico Madrid, dove 45 mila spettatori lo acclamano al Calderon.
Meglio conosciuto tra i tifosi come "el niño" soprannome datogli per il suo aspetto giovanile e per aver esordito nella Liga a soli 18 anni. La sua passione per il calcio nasce in famiglia: da una parte, il nonno da sempre tifoso dell'Atletico Madrid, che lo avvicina al mondo del calcio e dall'altra il fratello maggiore, che giocando come portiere in una squadra locale, gli chiede fin da bambino di tirare in porta per allenarsi. Proprio per questo motivo, el niño a soli 7 anni comincia giá a partecipare a tornei di calcio organizzati nel suo paese, fino a quando arriva l'occasione che gli cambia totalmente la vita: ogni anno, ai tre migliori giovani della stagione che fanno parte delle squadre minori nella provincia di Madrid viene offerta la possibilità di fare un provino per l'Atletico Madrid. Il nonno di Torres coglie la palla al balzo e lo iscrive alla selezione e il nipote non lo delude: si distingue tra i ragazzini della sua etá, impressionando i selezionatori, che lo vogliono immediatamente in squadra. È cosi che nel 1995 a soli 11 anni, Fernando entra a far parte del club bianco, rosso e blu e a 19 anni diventò il più giovane capitano dell'Atletico Madrid. Nato a Fuenlabrad, un comune di Madrid, è stato uno dei migliori attaccanti europei e del mondo, dotato di un ottima tecnica individuale, fiuto del goal e una velocità formidabile. Ma com'è possibile che il fenomenale centravanti sia finito a non incidere più ? giorno dopo giorno trascinato verso il viale del tramonto. Torres purtroppo ha perso il "killer instict" che lo distingueva sotto porta e lo rendeva incontrastabile. Dopo aver lasciato l'Atletico per approdare al Liverpool, tutte le altre squadre, Chelsea e Milan sono state solo delle amare comparse. Perché di questo si tratta, per lui e per chi lo ha ammirato nelle sue cavalcate con la maglia dei Reds, un incubo che sembra non finire mai. Le possibili ragioni del suo declino sono principalmente tre:
Gli Infortuni. L'infortunio agli adduttori nella finale Mondiale 2010 contro l'Olanda ha contribuito a peggiorare la situazione, ma già nella sua esperienza a Liverpool era stato colpito da infortuni seri al ginocchio e tendini . L'involuzione fisica dai tempi di Anfield è evidente, Torres scatta con meno frequenza e velocità, ha perso la voglia e l'esplosività di un tempo e viene recuperato in progressione da difensori che un tempo avrebbero mangiato la polvere.
Questione Psicologica. El niño arrivò al Chelsea per espressa volontà di Abramovich. Carlo Ancelotti, allora sulla panchina dei Blues non lo aveva richiesto, ma con professionalità e spirito aziendalista lo difese fino a preferirlo a Drogba. Ma con l'arrivo di Villas Boas tutto cambiò, erano i giorni più bui, quelli in cui Torres, stritolato dallo strapotere mentale di Drogba si sentiva escluso dal gruppo tanto da non dare ormai nessuna importanza alle vittorie o alle sconfitte del Chelsea. Le cose cambiarono con l'arrivo sulla panchina di Roberto Di Matteo, dove qualche lampo di gloria si cominciò a intravedere, come il goal del 2-2 al Camp Nou in semifinale di Champions League contro il Barcellona. Ma purtroppo gli errori decisivi al Mondiale per Club contro il Corinthias e l'acquisto di Demba Ba come ulteriore centroavanti, fecero crollare ancora una volta l'attaccante spagnolo.
Lo Schema di Gioco. Il suo Liverpool si difendeva con compattezza e prestanza in questo modo Fernando Torres si esaltava negli spazi in contropiede. Con scioltezza e resistenza stabilì nella prima stagione 2007/2008 il record di 24 reti per un neo-acquisto straniero in Premier. La sua giocata più entusiasmante era la finta in accelerazione con l'interno destro con cui si portava la palla sull'altro piede per concludere o proseguire in corsa. Oggi quel giocatore non c'è più. Con gli spazi ristretti e tanti fantasisti alle spalle che amano scambiare con un centravanti di manovra (quale lui non è) le sue caratteristiche vengono annullate.
Niente è perduto. Il ritorno alle origini (Atletico Madrid) potrebbe sbloccare l'attaccante spagnolo e ritornare quello di un tempo, uno dei bomber più forti e letali che il calcio spagnolo abbia mai ammirato.
Francesco Rosati – Agenzia Stampa Italia