(ASI) Perugia. Bisogna dire che il lato B, così come le gambe, della cantante erano molto belli; ma non c'era necessità di metterli, sebbene ironicamente, così tanto in evidenza, perché Lady Gaga è brava anzi bravissima nella performance di mercoledì 15 luglio scorso all'Arena di S. Giuliana a Perugia per UJ 2015.
Non solo si comprende che l'artista è tecnicamente molto preparata, estremamente padrona del palco, della formazione orchestrale e dei brani ma che deve essere anche donna di grande intelligenza essendo spiritosa, ironica, capace di fare spettacolo, di prendersi in giro e di fare il verso ad una intera epoca di soubrette e cantanti più o meno da avanspettacolo. Lei può farlo perché ha dimostrato tecnicamente e musicalmente di poterselo permettere attraverso straordinarie modulazioni vocali che all'impronta cercano di affiancarsi ai diversi strumenti come per esempio alla tromba, esprimendosi in sordina e di modulare con grande versatilità e velocità più timbri vocali. Non rinuncia neppure alla potenza vocale ed espressiva che dimostra di avere entrambi. Non ruba la scena al suo compagno di esibizione, Tony Bennet, per ottenere un concerto molto equilibrato. E ciò è stato visibile anche nelle orchestre che erano ben due e nelle quali, il pianista di Bennet ha dimostrato di essere il migliore pianista Jazz che si è esibito nella presente stagione di UJ 2015 (comprendendo in questo numero Corea, Hancock, Mehldau e Bollani). Anche la regia dello spettacolo è stata ottima ben gestendo sia la coppia che le studiate e curiose movenze della cantante. Tuttavia sebbene sia una voce pura molto bella, dosata abilmente, non rimane, non resta nelle orecchie, non ha una grande peculiarità e probabilmente non rimarrà. Voce e cantante si abbinano invece perfettamente a Tony Bennet, esercitando con grande passione ed affetto e miscelandosi con straordinaria professionalità in passaggi anche difficili che sono stati abilmente risolti. È nei duetti che si è infatti apprezzata la grande professionalità e bellezza espressiva di entrambi e in generale in cui è risieduta la vera piacevolezza del concerto. Tony Bennett, nome d'arte di Anthony Dominick Benedetto (New York, 3 agosto 1926), è un cantante statunitense, considerato l'ultimo grande crooner americano, dopo la morte di Dean Martin, Frank Sinatra e Perry Como. Ciò che sbalordisce oltre alla enorme prestanza fisica e scenica del ragazzo di novanta anni è la eccezionale capacità di respirazione, da Bersagliere. Credo si tratti veramente di un fenomeno raro poter gestire due ore di concerto ininterrotte senza minimante avvertire un sospiro o un anelito di fiato. Una vera rarità per una voce morbida e tradizionale, che si rifà alla tradizione americana dei cantanti appena citati. Il concerto nel suo complesso è stato applauditissimo, molto bello, totalmente di genere e sono emersi brani storici (cito il più significativo dato il titolo della serata: Fred Astaire cheek to cheek). Molto bella anche la scena che, semplicissima, si è divisa tra le due formazioni con entrante sceniche da ambo i lati equilibrate e gestite intelligentemente, senza "togliersi il fiato". Pubblico coinvolto al massimo con sostanziali canzonette, cosa che non erano riusciti a fare la coppia di storici pianisti nella sera precedente, pur riuscendo a fare cantare la intera platea a cinque voci, maschi e femmine, più due pianoforti.
Abbiamo assistito ad una lezione di professionalità ed Agenzia Stampa Italia c'era.
Giuseppe Nardelli – Agenzia Stampa Italia
La foto: Facebook Pagina ufficiale Umbria Jazz