(ASI) Chieti - Campione dell'estetismo e del gusto della raffinatezza, Gabriele d'Annunzio, come il patrizio romano Massimo Petronio (Annales XVI.18), veniva definito un "Arbiter elegantiae", ossia un vero e proprio modello d'eleganza per la moda della sua epoca.
Egli, non solo curava nei minimi dettagli i suoi abiti che personalizzava, ma dava consigli anche ai suoi amici e alle sue amiche su come vestirsi; negli ambienti romani era anche un giornalista che scriveva articoli sulla moda nell'ambito dei gossip sulle serate mondane che frequentava nella Capitale, a tal punto che può essere considerato un vero e proprio fashion influencer ante litteram. Anzi, è addirittura uno dei fondatori del Made in Italy moderno nel campo della Moda, visto che ha creato uno stile nuovo, di pregiata sartoria italiana, griffato "Gabriel Nuntius Vestiarius fecit".
Sul rapporto tra Gabriele d'Annunzio e la moda è dedicato il libro scritto da Giordano Bruno Guerri con Lorenzo Cappellini, "D’Annunzio e il piacere della moda", uscito ad aprile 2018 per Rubettino.
Tra le molteplici sfaccettature del rapporto fra il d'Annunzio e l'estetica nel vestire anche per i suoi amici e soprattutto per i suoi ospiti, nel libro di Guerri e Cappellini si narra di come chi entrava nella sua camera da letto molto simile a un palcoscenico di un teatro, doveva indossare i capi d'abbigliamento più adatti alla scena. Ogni comparsa doveva indossare le cosiddette "Vesti magiche" che la tramutavano nella vittima sacrificale sulla fiamma passionale del piacere dannunziano o nella vestale che manteneva acceso, alimentandolo, il fuoco dell'eros del Vate.
Era la fedelissima governante francese Amélie Mazoyer soprannominata Aelis (elica in francese per la sua bravura nella Fellatio che praticava al poeta ogni volta lo desiderasse) a preparare le giovani figuranti a salire sul palcoscenico dell’eros dannunziano nella camera da letto della Prioria del Vittoriale degli Italiani e a coadiuvare il Vate che fungeva come un vero e proprio stilista personale delle fanciulle.
Nel libro di Guerri e Cappellini viene trattato anche dell'immenso guardaroba del d'Annunzio.
Il d’Annunzio voleva avere abiti esclusivi per ogni occasione, ma non era un dandy appariscente come Wilde, ma il suo stile fantasioso, originale e personalizzato si nota nei suoi abiti di stoffe pregiate fatti rigorosamente a mano. Stessa cosa faceva con i gioielli che regalava come porta fortuna e ricordo ai suoi amici e come oggetto di seduzione per le sue conquiste che voleva sempre riempire di regali.
La passione del d'Annunzio per la moda, ha radici più datate e non solo legate agli anni dell'età adulta e della maturità del poeta.
A tal proposito, Gianfranco Gambassini, nipote della prima fiamma dannunziana Giselda Zucconi che il poeta definisce “strana bimba dagli occhioni erranti come il mare”, ne parla nel suo libro "D'Annunzio avrebbe potuto essere mio nonno".
Il d'Annunzio, in una delle quattrocento lettere dell'epistolario con Giselda Zucconi soprannominata "Lalla", suggerisce alla sua amata di vestire di nero, mentre in un'altra lettera come se fosse un comando più che un consiglio, gli scrive: "Tu vuoi sapere come m’è parso il ritratto… Mi sarebbe piaciuto che tu non ti fossi messo quel ricciolo bianco intorno al collo. Io, vedrai, quando sarai mia, ti farà ammattire; penso già come dovrai andar vestita, ti piaccia o non ti piaccia. Detesto, detesto, detesto, il chiaro in una donna, e in una donna poi come te. Se tu sapessi com’è divino il tuo pallore sul fondo cupo! Vedrai insomma: ti farò io il figurino, un figurino co’ fiocchi, e ti garantisco che dopo un mese molte signore ti imiteranno".
Come i blogger e gli influencer odierni sui social network, Gabriele d'Annunzio aveva già compreso l’importanza di promuovere la fashion tramite gli organi di informazione e le immagini, vedendo nel linguaggio della moda, uno dei più in grado di influenzare i bisogni delle persone nella società moderna capitalista, per esempio per promuovere un prodotto, dare consigli per dirigere le tendenze del momento, in virtù di un linguaggio specifico e ricercato, talvolta ironico e sarcastico che riesce a fare breccia nel pubblico in un modo che fa ancora scuola.
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia