(ASI) Proust parlava di “sinestesie” ovvero di quei fenomeni sensoriali/ percettivi che indicano una “contaminazione” dei sensi nella percezione ovvero quando stimolazioni provenienti da una via sensoriale o cognitiva inducono a delle esperienze automatiche ed involontarie, in un secondo percorso cognitivo. Era la Madeleine che dopo essere stata inzuppata nel tè aveva scatenato un “…fenomeno straordinario: un delizioso piacere mi aveva invaso, isolato, senza nozione di causa…”
Ecco, penso di aver avuto anch’io una sinestesia gustando una fetta di torta alla marmellata di mele cotogne qualche tempo fa: mi è tornata in mente la madre di una mia amica che ogni volta che andavo a trovarla me l’offriva!
Ma le mele cotogne chi le vende più? Non solo mele ma le giuggiole, le more di gelso o i frutti del sorbo e tanti altri frutti che un tempo venivano consumati dai nostri nonni oggi sono introvabili a meo che non li si trovi in natura.
Eppure questi frutti persi nelle pieghe del tempo esistono ancora e c’è un’azienda che da quasi 100 anni con pazienza e maestria ne ha salvaguardato oltre 2000 varietà.
“L’attività di recupero dei frutti antichi è stata iniziata da mio papà Mario già nel 1928. Raccoglieva i semi dei frutti e li piantava, per produrre piante su cui poi innestava le varietà che voleva riprodurre. Inizialmente si trattava di alcune varietà locali, poi piano piano abbiamo recuperato tante varietà nelle province di Reggio Emilia, Modena e Parma e in altre zone prevalentemente del nord Italia. Io e le mie sorelle abbiamo ereditato la passione di nostro padre e negli anni lo abbiamo affiancato in questa attività. E oggi posso dire che a mia volta sono riuscito ad innestare anche nelle mie figlie la passione per i frutti antichi, tanto che la nostra azienda è ancora oggi a conduzione familiare. Ad oggi abbiamo recuperato più di 2.000 varietà di frutti e viti e la nostra mission è, da un lato, fare riscoprire i frutti antichi a chi, oggi avanti con l’età, ha avuto occasione di assaggiarli in gioventù e ne ricorda i sapori davvero unici e, dall’altro, fare conoscere queste antiche cultivar anche ai più giovani.
Oggi nella grande distribuzione troviamo un numero di varietà di frutti molto limitato e, se chiedessimo a un bambino quante mele conosce, probabilmente risponderebbe “quella rossa, quella gialla e quella verde”. I supermercati richiedono frutta di grandi dimensioni, senza imperfezioni o ammaccature.
I frutti antichi sono varietà che nei secoli e decenni scorsi erano molto diffuse sui nostri territori e spesso erano una delle poche fonti di sostentamento. Varietà dalle forme particolari, frutti talvolta di piccoli dimensioni, come mi piace dire “brutti, ma buoni”! Proprio perché non perfetti, questi frutti negli anni sono stati abbandonati e oggi molte varietà rischiano l’estinzione. Il nostro scopo è proprio preservare queste varietà, valorizzarle e farle conoscere. Rischiamo di perdere un patrimonio inestimabile di biodiversità: tante varietà dai sapori genuini, che solo la natura può offrirci.
Recuperare una antica varietà è complesso ma anche entusiasmante: occorre trovare una vecchia pianta da cui prelevare le marze (la vegetazione dell’annata), che saranno utilizzate per innestare alcune piante, così da riprodurre la varietà che si vuole salvaguardare. Spesso mentre sono in giro mi capita di vedere un patriarca, appunto questi alberi che hanno decine o centinaia di anni, spesso su pendii o zone davvero impervie, ma non posso fare a meno di avvicinarmi per prelevare qualche marza e salvare quella varietà, della quale poi chiedo informazioni alle persone del posto. Spesso sono i nostri stessi clienti che ci segnalano varietà da recuperare e questo ci fa piacere perché significa che c’è una crescente consapevolezza rispetto alla necessità di tutelare varietà che rischiano di scomparire.
Il principale vantaggio dei frutti antichi è che sono più resistenti alle malattie rispetto alle cultivar moderne, perciò richiedono meno trattamenti fitosanitari, con notevoli vantaggi sia per la nostra salute che per l’ambiente.
La nostra collezione comprende varietà antiche delle specie più conosciute, come mele, pere, pesche, prugne, albicocche e ciliegie, ma anche viti da vino e da tavola, tra le quali una selezione di varietà che non richiedono trattamenti. E poi i cosiddetti “frutti dimenticati”, cioè gelsi, sorbi, cotogni, biricoccoli, ecc.
Le piante di frutti antichi sono più resistenti alle malattie e richiedono pochissimi trattamenti fitosanitari, pertanto sono sicuramente di più facile gestione anche per privati e hobbisti. Possono essere utilizzate per un frutteto familiare, ma anche per dare un tocco di colore in giardino inserendo soltanto qualche esemplare. “
Ringrazio l’azienda Maioli per avermi dato informazioni essenziali per la redazione dell’articolo.
Donatella Arezzini per Agenzia Stampa Italia.